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Sellerio: 'Prezzi bassi e niente sconti'

"Lo sconto innesca una spirale perversa. Visti i margini ridotti nell'industria del libro l'editore può fare uno sconto elevato solo se aumenta considerevolmente il prezzo. Il lettore crede di avere il libro scontato, ma quello è invece il prezzo effettivo del libro".

È stato un anno particolare per la Sellerio. Dopo la scomparsa di Elvira, fondatrice e anima della casa editrice, le redini sono passate ai figli: Olivia e Antonio che da allora non aveva mai rilasciato interviste. Questa è la prima dopo un anno in cui Sellerio ha conquistato il mercato con autori come Andrea Camilleri e Gianrico Carofiglio, scalato le classifiche con Marco Malvaldi, pubblicato la raffinata Alicia Gimenez Bartlett e vinto il Campiello con "Non tutti i bastardi sono di Vienna" di Andrea Molesini.

Per l'editoria non è stato un anno facile. Adesso si è approdati a questa legge sul prezzo del libro. È sufficiente?

"No, andrebbe pensata una legge che affronti i diversi aspetti del mondo del libro come hanno fatto nei principali Paesi europei. Ma in tempi di crisi almeno riesce a proteggere i librai indipendenti. La bibliodiversità è fondamentale. E se Amazon fa sconti altissimi e le grandi catene continuano a fare campagne al 30 per cento accade come in Inghilterra dove il grande ha mangiato il piccolo. E poi è arrivato qualcuno molto più grande che ha mangiato tutti".

Le vostre politiche sui prezzi come sono?
"Niente sconti. Abbiamo da sempre preferito tenere i prezzi bassi, attualmente il prezzo medio delle novità è sui 13-14 euro, molto inferiore rispetto a quello dei grandi editori". Molti in Rete si sono ribellati, dicendo che lo sconto al 40 per cento avvantaggia il lettore."È il contrario. Lo sconto innesca una spirale perversa. Visti i margini ridotti nell'industria del libro l'editore può fare uno sconto elevato solo se aumenta considerevolmente il prezzo. Il lettore crede di avere il libro scontato, ma quello è invece il prezzo effettivo del libro".

Non fate pubblicità, tenete un basso profilo in libreria. Eppure scalate le classifiche.
"La pubblicità sui giornali non fa il destino di un libro: funziona di più l'acquisto d'impulso. Chi investe occupando spazi nella grande distribuzione all'inizio ha un vantaggio. La pila di libri negli "store" dove è minimo il contatto col libraio viene presa come suggerimento. Ma noi non intendiamo entrare in questa dinamica, siamo convinti che il rapporto tra il libraio e il lettore sia sempre determinante. E poi, c'è il nostro lettore.
Si fida di noi ed è disposto a comprare anche un autore che non conosce, ma con il nostro marchio. Negli anni abbiamo cercato di non tirare bidoni e questo ci ha premiato".

La decrescita del numero di libri.
"Tema delicatissimo. Ha un senso se un editore decide di fare meno libri per curare di più certi autori. Ma resto contrario: perché il numero delle novità è indice fondamentale del livello di produzione culturale di un Paese. E perché in un mercato che produce meno novità, in un momento di crisi, si rischia che vengano tagliati i libri di qualità, i più difficili da vendere".

Voi come vi ponete?
"Negli ultimi dieci anni abbiamo aumentato di molto il fatturato, ma il numero delle novità è sempre lo stesso. Circa 70 titoli, di cui 45 di narrativa. Ciò che mia madre ha fatto in questi anni è stato sostenere i nostri autori. Non li molliamo se un loro libro non va in classifica o se non suscita immediatamente l'interesse della critica".

Sono arrivati da voi autori come Agnello Hornby e Benni, e due editor di narrativa straniera: Mattia Carratello e Marcella Marini.

"Ci siamo affermati nella narrativa italiana e adesso abbiamo pensato di consolidare questo settore e potenziarne altri".

Qual è il senso del suo lavoro oggi?
"Cercare e trovare cose che agli altri editori trascurano e che invece possono rivelarsi importanti per i lettori".

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