Toni Morrison, 82enne, afroamericana, Nobel per la Letteratura nel 1993, è una delle protagoniste principali delle cinque giornate di Mantova. L'occasione? L'uscita il 7 settembre, con Frassinelli del suo nuovo romanzo, "A casa". È la storia di un reduce della guerra in Corea, Frank Money, che dopo essere fuggito da un ospedale militare dove è stato ricoverato in stato di arresto, per aver aggredito un civile, comincia un viaggio verso il Sud degli Stati Uniti, alla ricerca delle proprie origini e di sua sorella minore, Cider, che chiede il suo aiuto. Il protagonista è dunque un uomo, una prima volta per la Morrison, che normalmente rivolge la sua attenzione alle donne.
Il viaggio catartico, on the road, verso la piccola, odiatissima cittadina di Lotus, nella Georgia, è narrato con l'usuale maestria nel definire personaggi in conflitto con sé stessi e con la società. C'è molto simbolismo e tradizione orale. I dialoghi sono vivi e ironici. In aggiunta: una totale assenza di colore, la storia è in bianco e nero, fino al ritorno di Frank a casa, dove la sua mente ritrova colori sgargianti.
La nozione di "casa" è onnipresente nella fiction della Morrison: «Senz'altro un elemento importante per ogni essere umano», dice lei. «Casa è un luogo sicuro, dove la gente non necessariamente ti ama, ma ti aiuta se hai bisogno, come capita nel romanzo a Cider e Frank a Lotus, e dove si può dare il meglio di sé». Un altro elemento fondamentale del libro è la guerra, tema affrontato dalla Morrison anche nel suo recente spettacolo "Desdemona" in scena al Barbican Theatre a Londra. Nel dramma Otello è visto dalla prospettiva di Desdemona, che dall'aldilà recita e canta la sua vita e la passione per il capitano moro, considerato incapace di controllare le sue pulsioni. In realtà Otello, come Frank Money in "A casa", è traumatizzato da memorie di guerra. Entrambi (Frank e Otello) confessano di aver violentato, ucciso e ferito non soltanto per autodifesa, ma per essersi trovati intrappolati in una specie di meccanismo diabolico. «La seduzione, il fascino della guerra e della sua violenza hanno a mio avviso un potere ipnotico sui maschi. A tal punto che Otello e il suo compagno lasciano vivo un giovane, a testimone della loro violenza su donne, persino su quelle anziane», spiega la scrittrice. La conclusione delle riflessioni di Frank su questi temi vengono però lasciate al lettore; e non c'è mai descrizione realistica della violenza, soltanto accenni, immagini simboliche e evocatrici.
Alla domanda sulle ragioni di questo suo interesse per la guerra, e al suggerimento che forse secondo lei la letteratura può cambiare il mondo, la Morrison risponde: «Lo può cambiare, ma lentamente». Poi dice: «Molto di più può fare la cultura popolare. È un tocasana contro il razzismo. Dal rap, al jazz alla moda "afro", grazie al cielo la nostra cultura è ormai un misto di cose diverse. È la strada da seguire in futuro».
La Morrison, fino a poco fa ha insegnato all'Università di Princeton. È stata a contatto con le giovani generazioni, e conferma che i suoi studenti non avevano nessun interesse a mantenere in vita discriminazioni razziali, casomai a scardinarle. «Una delle cose più importanti è non lasciarsi limitare dai pregiudizi, che sono sempre stati creati dai bianchi. Comunque, dicevo ai miei allievi che il problema è di chi crea il pregiudizio, non di chi ne è l'oggetto». Pur avendo speranza nel futuro, riflette: «Se Obama dovesse perdere queste elezioni sarei in ansia per l'avvenire del mio Paese». Ammonisce che sarebbe un errore sottovalutare il candidato repubblicano Mitt Romney: «È una persona estremamente intelligente».
Alla domanda a cosa si sarebbe dedicata se non fosse diventata scrittrice e accademica, ride e confessa: «Da ragazza ero convinta che sarei diventata ballerina. Poi mi laureai e decisi che avrei fatto domanda per un lavoro all'Università. Con il senno di poi, senz'altro una scelta migliore!». Intanto sta scrivendo un nuovo romanzo, sarà pronto tra un anno: «Un progetto forse un po' troppo ambizioso, una storia ambientata nell'America recente, dopo la svolta degli anni Sessanta».