Dopo il trionfo ai Golden Globe, ora arriva per il film del regista napoletano la prestigiosa candidatura a miglior film straniero. Ma in Italia il film con Toni Servillo e Sabrina Ferilli, all'uscita in sala, aveva diviso critica e pubblico. Leggete le recensioni e giudizi dei nostri critici e giornalisti. E dite la vostra

Il film di Sorrentino ce l'ha fatta: è arrivato agli Oscar. Dopo otto anni di assenza, c'è un candidato italiano a miglior film straniero. La nomina era nell'aria, dopo che nei giorni scorsi 'La grande bellezza' era stato acclamato come miglior film straniero nella cerimonia dei Golden Globes. Eppure nella primavera scorsa, alla sua uscita nelle sale italiane, aveva letteralmente spaccato i giudizi. C'è chi lo ha subito considerato un capolavoro e chi, al contrario, ha reagito con assoluta freddezza nei confronti dello scrittore Jep Gambardella (interpretato da Toni Servillo) che muove i salotti di una Roma magica alle luci dell'alba, circondato da feste estreme con trenini 'che non vanno da nessuna parte'. Cinismo e volgarità, spasimi di morte e ricerca di salvezza in un film che ha fatto (e farà) discutere.

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Quella Roma cinica dove la bellezza sa di morte di Roberto Escobar

Ferilli La grande bellezza

"Tutto splende, all'inizio di "La grande bellezza". Sullo sfondo d'una architettura rinascimentale, dei turisti giapponesi si lasciano incantare da Roma. Uno di loro ne vuol catturare la bellezza che s'adagia morbida sotto la luce dell'estate: punta la macchina fotografica, sta per scattare, e d'improvviso crolla. Non c'è splendore che sfugga all'evento ultimo d'ogni vita. Lo sa bene Jep Gambardella (Toni Servillo), scrittore di fama che da quarant'anni non scrive più un libro. Oggi, compiuti i sessantacinque, intervista donne e uomini celebri per una rivista di grande prestigio. E soprattutto passa le notti nei salotti che contano, con gente che conta..."
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L'autoindulgenza, l'etica laica e le piccole bellezze di Alessandro Gilioli
La grande bellezza

"Sia chiaro prima di tutto che "La grande bellezza" non è «un film su Roma»: quella serve ai virtuosismi fotografici (a chi piacciono, a chi no), a far sfigurare l'ultimo Woody Allen (non ci voleva molto) e probabilmente ad altre minutaglie (i contributi degli enti locali, gli incassi nella capitale dove sta in 33 sale etc). Neppure è un film "felliniano": anche questo serve solo a fomentare le inevitabili discussioni tra chi grida all'emulazione fallita, chi al plagio e chi alla grande citazione (che poi, chissenefrega). E' invece, imho, un film che, al netto della sbornia sensoriale, ci costringe a pensare a un tema abbastanza universale (la possibilità e il senso di una morale, oggi) e un altro più locale (l'Italia contemporanea disincantata e priva di qualsiasi afflato a migliorare se stessa)..."
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Sorrentino, più eterno di Roma di Riccardo Bocca
La grande bellezza ballo

"Serve che uno spettatore a caso, uno qualunque che abbia assistito al film, si alzi in piedi e parli a nome di chi è rimasto fermo, e sconcertato in sala, per ciò che gli ha attraversato gli occhi. Sarebbe infatti un atto di vigliaccheria e pigrizia non sbugiardare la miopia pornocritica con la più acuta delle risate.
Soltanto questo, infatti, può essere il premio di consolazione per chi ha provato a negare un'innegabile veritas: il fatto che Sorrentino abbia girato un capolavoro assoluto, che non appartiene soltanto alla grande storia del cinema ma anche alla piccola storia di noi tutti italiani"
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