Adele, la star è cresciuta. «Il mio canto? Chirurgia delle emozioni»

Le lezioni di Ella Fitzgerald ed Etta James. E quelle d’amore del nonno adorato. La voce più riservata del pop racconta i sentimenti che hanno fatto nascere “25”, il nuovo album in uscita il 20 novembre

Basta che Adele dica "Hello"   ed è subito record. Il suo nuovo singolo, lanciato il 23 ottobre come anteprima dell’album “25” in uscita il 20 novembre per l’etichetta XL Records, è già una leggenda: una canzone scaricata un milione di volte in una settimana, e un video che a ventiquattr’ore dalla messa in rete era stato visto ventiquattro milioni di volte stabilendo un record che cresce di mezzo milione al giorno. Semplice, impeccabile, cantato magistralmente, questo primo assaggio della nuova Adele non è solo un prodotto di marketing, ma il manifesto di un’artista matura che si conferma la più grande popstar della sua generazione. E che nelle canzoni di cui è co-autrice ha trovato l’equilibrio tra tecnica e autobiografia: «“25” è un album sul bisogno di rimettersi in contatto con tutti quelli che ho ferito», spiega. «A cominciare da me stessa».

Adele Laurie Blue Adkins, 27 anni, ha percorso finora una strada assai inusuale in quest’area della cultura popolare. È lei a dirlo in una battuta: «Sono diventata una star involontariamente».
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Quando il suo debutto “19” uscì in tutto il mondo era il 2008, Adele sembrava una delle tante giovani musiciste nate all’ombra di Amy Winehouse, alla ricerca di nuovi contenuti da dare ai vecchi suoni del pop. Tre anni dopo era già chiaro che Adele stava lavorando a qualcosa di più grande di un buon album. Già il titolo del suo secondo lavoro, “21”, segnalava i contorni del progetto: Adele stava scrivendo il romanzo della sua vita. Un romanzo destinato a farsi notare: con più di 30 milioni di copie vendute, “21” sarebbe diventato il primo grande album del XXI secolo.

Il videoclip di “Rolling in the Deep” era programmatico: una giovane donna, seduta su una sedia, canta una canzone. Sola, semplice, nessuna traccia della star, e tanto meno degli effetti speciali a cui ci hanno abituati i video. Del resto, la via per il successo è spesso quella che va controcorrente, e Adele la sta percorrendo con maestria. Dopo un successo planetario generalmente si prepara subito un altro album più commerciale, e un tour de force continuo sui red carpet di tutto il mondo.

Invece il nuovo capitolo del romanzo di Adele ci ha messo cinque anni ad arrivare. In più, dal 2012 l’artista ha praticamente cancellato la sua vita pubblica. Ha avuto un figlio, e si è presa una pausa mentre la sua fama cresceva senza che lei facesse nulla. «Ho avuto bisogno, e ne ho sempre, di tempo per vivere. Senza il tempo non saprei da dove potrebbe arrivare la forza per creare». Il tempo che scorre segna del resto i titoli dei suoi album, ispirati all’età che l’artista aveva nel momento in cui ha iniziato a lavorarci.

Unica eccezione “Skyfall”, titolo portante della colonna sonora del penultimo film di 007, una canzone così bella da collezionare Brit Award, Oscar e Golden Globe.

L’Adele che vediamo oggi nel video di “Hello” non è più quella di cinque anni fa: ora è proprio una star. «Se cinque anni fa avessi assecondato una vita appesa alle altezze vertiginose della fama, sarei caduta. Perché se la fama copre la vita con il mantello di un sogno, dal di dentro quella vita richiede una forza sovrumana. Il successo allora è arrivato improvviso. Per fortuna mi sono accorta del pericolo: ti svegli un mattino e su di te pesano i sogni, le speranze, le aspettative e le paure del mondo».

Anche la voce è cambiata, come i gesti. Nella presentazione del suo disco a una piccola selezione di giornalisti di Berlino, la cantante appare più consapevole, confidente, sicura. “Hello” è il manifesto della sua arte, di una musica che è figlia del passato. «Sono cresciuta divorando i dischi di Etta James: con lei ho imparato a cantare», racconta. «Per questo mi sono orientata da subito verso il Soul, il vocal Jazz e l’orchestral pop degli anni sessanta». Ma tra i suoi maestri non c’è stata solo Etta (39 album, cinque Grammy Awards).

«Con Ella Fitzgerlad ho esercitato le scale e le acrobazie ritmiche», continua Adele. «Con Roberta Flack ho sviluppato la passione per il controllo, che si manifesta in pieno, credo, nel nuovo album». Sono tutte cantanti black: e infatti Adele è la nuova icona del cosiddetto “blue eyed Soul”, il Soul cantato da donne non afroamericane e spesso nemmeno americane. Come la londinese Dusty Spriengfield. «Lei è una musa», conferma. «Dusty ha portato il Soul dall’America nel sobborgo inglese. Con lei, negli anni sessanta, anche la donna borghese ha scoperto note che davano voce ai dolori del cuore».

È con lo stile di questi grandi del passato che Adele, anche nel suo terzo album, racconta storie di oggi. In questo senso, il casale i cui è ambientato il video di “Hallo” è un simbolo: «È una casa bella e antica che per un po’ di tempo è stata disabitata ma che torna a vivere. Lentamente», spiega. Adele Non sopporta il paragone con le colleghe, suprattutto se hanno scelto altre direzioni della musica contemporanea: «Apparteniamo allo stesso sesso, non a uno stesso genere musicale». E davanti ai superlativi della stampa internazionale concorde nel chiamare la sua musica magia, preferisce riportare l’attenzione sull’impegno: «È l’esercizio continuo, incessante, a rendere grande un’ispirazione».

Ispirazione la cui origine l’artista colloca in un punto preciso della sua biografia. Non una storia d’amore finita male, ma la morte del nonno, padre di quel papà che di lei, invece, non si è mai occupato. «Mio nonno era la persona che amavo di più al mondo. Ma non è questo il punto. Quando è successo, avevo dieci anni, non ho conosciuto solo il mio dolore, ma percepito in profondità anche quello di mia nonna. Loro rappresentavano per me il rapporto ideale, l’amicizia ideale, l’amore ideale, l’affinità ideale».

Il dolore è stato così acuto che Adele ha deciso di diventare un cardiochirurgo. E in un certo senso oggi è un chirurgo delle emozioni: «Ho cominciato a cantare per rimettere a posto il cuore delle persone», commenta. “25” è allora l’album della presa di coscienza, dell’entrata in un’età adulta che oggi, è anche questo album a sancirlo, inizia proprio a venticinque anni. «Un album che comincia a fare i conti col passato, con la consapevolezza delle cose passate che non torneranno più, con la presa di coscienza di quanto sia importante nella vita, a tutte le età, fermare per un attimo il momento speciale sapendo che in un battito di ciglia sarà scivolato via per sempre». Di quali attimi speciali parla? «Cose come passare un pomeriggio intero con gli amici in un parco a bere sidro...».

“25” è un album sulla presa di coscienza del tempo, che è essenziale proprio a vent’anni. «Diventare un genitore capovolge tutto. Con un figlio non hai più voglia di cullarti nelle cose di cui amavi preoccuparti. E capisci quanto sia più facile vivere senza l’accumulo di troppo passato». Il video di “Hallo” è firmato dal regista canadese Xavier Dolan, 26 anni. Adele avrebbe potuto scegliere i registi più famosi del mondo. Ma ha voluto Dolan, Premio della Giuria l’ano scorso a Cannes con “Mommy”. «Amo Xavier per il suo sguardo concentrato sull’essenza dei sentimenti», spiega. «Nessuno oggi è in grado di mettere in scena il gesto melodrammatico come lui. Ogni fotogramma è un racconto a sé», conferma Adele.

Un video che è una cartolina dal passato. Un video d’arte, non solo un clip commerciale. Anche un altro bellissimo brano dell’album, “Someone Like You”, è una sintesi di questa poetica dell’attimo. «Una canzone sulla ricerca del punto di equilibrio tra le diverse voci di un’anima», spiega Adele. Che nelle altre canzoni declina altre variazioni sul tema del tempo: dalla sensualità di “I miss you” all'intimismo di “A million Years ago”, dai richiami agli anni Settanta di “When we were young” all'ironia di “Send my love to my new lover”. Più di due duetti, con Danger Mouse e con Bruno Mars. Forse non arriveranno ai record di “Hello”, ma volenti o nolenti li ascolteremo tutti. Adele è tornata. E non accorgersene sarà impossibile.

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