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Cultura
settembre, 2015

Salviamo il museo Luzzati, porto della fantasia

L'istituzione di porta Siberia è in pericolo: i conti sono in rosso e per metterli in sicurezza servirebbero circa 200mila euro che però non arrivano né dal ministero né dalla Regione né dal Comune. L'opera del geniale scenografo e illustratore però merita un salvataggio italiano, prima che intervengano istituzioni estere

Non si sta al sicuro neanche quando si è dentro un porto. Infatti questo è un SOS lanciato dal porto di Genova, dal bastione di Porta Siberia progettato dall’architetto Gian Galeazzo Alessi nel 1537, dove ha sede il museo dedicato a Emanuele Luzzati.

Ha sede ma non si sa per quanto, visto che i conti sono in rosso e come salvagente ci vorrebbero almeno 200 mila euro che però non arrivano né da ministero, né da Regione, né da Comune. Lele era ancora vivo quando Genova gli dedicò questo museo anomalo, come piaceva a lui. Poteva guardarselo dall’alto, dall’ascensore di Castelletto, praticamente da casa sua.

Protetto da gigantesche sculture come fossero le guardie svizzere del papa, custodisce collezioni permanenti di questo grande scenografo che rivoluzionò il concetto stesso di scenografia dal dopoguerra e per oltre 60 anni di pratica teatrale. Frugale nello stile di vita e nell’uso di materiali, Lele sapeva accenderli e renderli sontuosi con la sua fantasia chagalliana, fosse una scena per il “Sogno” scespiriano eseguita nei 1970 riciclando banchi di scuola e lenzuola, o per il “Golem” fatto di sedie di recupero, o inventarne una dozzina tutte diverse costumi compresi per “Dodici Cenerentole in cerca d’autore” , o disegnare direttamente sugli attori già vestiti armature per soldati che all’ ultimo il regista voleva più numerosi in scena.

Due nomination agli Oscar per i film di animazione, ceramista, illustratore, una vita a «dipingere il teatro», l’opera di Lele Luzzati merita un salvataggio italiano ancor prima dei soccorsi di Glyndebourne e Salisburgo, i festival mozartiani che  più lo hanno amato.

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