Nella patria di Ferrari e Lamborghini, i film di corse automobilistiche non sono mai stati molto praticati (si ricorda, una quindicina di anni fa, “Velocità massima” di Vicari, caso un po’ particolare). Questo film di Matteo Rovere, il suo migliore, rappresenta dunque una novità produttiva. Siamo nel mondo delle gare gran turismo, dove si sta facendo strada la diciassettenne Giulia De Martino, allenata dal padre. Quando quest’ultimo muore, la ragazzina rischia di perdere la casa, che il genitore aveva messo in garanzia con un finanziatore, contando di ripagargliela con la vittoria nel campionato Gti. Per giunta, in casa si ripresenta il fratello tossicodipendente di Giulia, Loris, andato via anni prima, e la ragazza è costretta ad accoglierlo a fargli da tutore, per evitare che il fratellino più piccolo venga dato in affidamento. Ma la presenza di Loris si rivelerà provvidenziale, perché questi, già promettente corridore dalla carriera stroncata, si mette a fare da trainer a Giulia.
[[ge:rep-locali:espresso:285192019]]
Alla base c’è, alla lontana, la storia vera del pilota Carlo Capone. Ma il film bada soprattutto all’efficacia spettacolare, e in gran parte la imbrocca, anche se l’ultima mezz’ora è un po’ faticosa. Paradossalmente, l’efficacia del progetto, che aspira a una dimensione internazionale da film di genere poco nostrano, viene dalla sua dimensione paesana in senso positivo, dal suo radicamento emiliano (pur se le location sono perlopiù nell’agro romano, con l’effetto un po’ straniante dei pini marittimi).
I momenti di allenamento, le bizzarrie del protagonista trascinano verso un simpatico ambito da commedia, mentre quando si sposta sul dramma il film perde interesse. Le corse sono riprese con un piglio appassionante, mai moscio ma nemmeno drogato, come invece capita purtroppo in molto cinema americano che punta sugli effetti digitali e sonori, e bara col montaggio.
Se si supera il trauma iniziale di vederlo apparire travestito da tossico da manuale, si scoprirà che Stefano Accorsi dà qui una delle sue migliori interpretazioni, soprattutto su un versante comico stranito, e si gioca al meglio le proprie cadenze padane, da ragazzo di Budrio. Attorno, ben utilizzati anche un grande del nostro teatro, Paolo Graziosi (romagnolo di nascita), e la giovanissima, energica Matilda De Angelis.
Cultura
8 aprile, 2016Il film di Matteo Rovere, dove Stefano Accorsi regala una delle sue prove migliori, aspira a una dimensione internazionale da film di genere poco nostrano
LEGGI ANCHE
L'E COMMUNITY
Entra nella nostra community Whatsapp
L'edicola
Insidie d'agosto - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso
Il settimanale, da venerdì otto agosto, è disponibile in edicola e in app