
Dalle lettere di Depero: «Amatissimo Clavel. E quando verrà il giorno in cui ti potrò riconoscere di tanto bene che mi hai fatto? Però non lo dubito Verrà Verrà ne sono certissimo. Non dubitare un attimo della mia onestà, del mio amore. T’amo d’una purezza che mi fa lagrimare. Ti sento nella tua minuscola ossatura - rosea - nel tuo superumano sorriso, bontà, ingenuità, illusione. Tutto quanto di più inconcepibilmente aspro che tu puoi immaginare. […] Un bello e sensuale bacio da Rosetta - Tuo tutto, Fortunato».
Poco tempo dopo: «Ho ricevuto tuo vaglia - grazie, non dubitare del mio amore, è grande - puro, quanto il tuo - Perdona, permetti momento fragile, commosso, fammi arrossire e inumidire le palpebre - È tanto bello poter sentire la più viva prova d’un’amicizia tanto santa - tanto carnale - […] È molto tempo che ho bisogno prepotente di te, della tua vicinanza - Ore e ore, […] a letto nel dormiveglia, serale e mattinale - con Rosetta ricordiamo infiniti particolari, attimi vissuti a Capri, a Roma sempre con te, sempre vicini - nel caffè - nello studio - all’albergo - al teatro - sui marciapiedi - nel giardino».
Rispondeva Clavel con un italiano zoppicante: «La tua presenza mi manca molto. Dal tempo tu sei partito non c’è nessun contatto di sangue. D’altra parte la separazione ci fa bene. Perché ci consumiamo in continuità». Ma più spesso parlava di lavoro, di vaglia inviati, di risparmi, con parsimonia e precisione svizzera: «Mi racconti cosa ha deciso il principe Diaghileff e Semenoff che fa? Pagano finalmente o no?». E ancora: «Tu non mi dici niente del avvanzamento di Diaghileff, in che modo ti aiuta. Aspetto notizie di Basilea. Graeser mi scrisse che le mie affari domandano presenza. Intanto spero di avanzare tutto per lettera. Sono tempi terribili».
La collaborazione fra l’artista di Rovereto e il rampollo di una ricca famiglia industriale di Basilea, è cosa nota. Ma questo carteggio, al quale sta lavorando Nicoletta Boschiero responsabile delle mostre e delle collezioni Mart (il museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto), e la cui pubblicazione è prevista entro l’anno, illumina lati sconosciuti della vicenda.

I due si conoscono nello studio di Depero a Roma, attraverso il russo Michail Semenov, mentre il pittore lavora ai costumi per il balletto “Le Chant du Rossignol” di Igor Stravinsky che Sergej Djagilev gli ha commissionato per i suoi Ballets Russes. Il progetto non va in porto. Depero non sarà mai pagato. Ma nasce l’amicizia tra Fortunato e Gilbert che si svilupperà a Capri dove il ricco svizzero lo invita con la moglie Rosetta e dove gli fa incontrare tutto l’incredibile bel mondo che frequenta l’isola. Passano tutti di lì, in quegli anni: dal liberale Giovanni Amendola ai rivoluzionari russi in esilio, a Maxim Gorkij.
Le lettere, spiega Nicoletta Boschiero, sono contemporanee alla realizzazione di due progetti comuni. L’edizione del libro “Un istituto per suicidi” di Clavel, illustrato con le tavole del pittore, e i “Balli Plastici”, irripetibile esperimento di teatro d’avanguardia dove l’attore in carne e ossa lascia il posto all’automa dai movimenti meccanici e rigidi.
Le marionette saranno il prodotto di questa collaborazione e i “Balli” avranno le musiche di Casella, Malipiero e Béla Bartók con lo pseudonimo di Chemenov. Breve esperienza, fallimentare dal punto di vista economico: le marionette finiranno in un magazzino e andranno perdute.
Nel carteggio sono preponderanti le lettere di Clavel: «Siamo alla ricerca di altre lettere di Depero in Svizzera - aggiunge la dottoressa Boschiero - quelle che abbiamo erano conservate in brutta copia da Depero stesso, che aveva una cura meticolosa dei suoi scritti».
In quegli anni di guerra il pittore si lamenta per la situazione economica: «Il carovivere è un peso - posdomani si inizia la tessera del pane. Per avere un po’ di pasta bisogna alzarsi alle 6 e mezzo di mattina».
La scrittura talora si fa paroliberismo in puro stile futurista: «La finestra della stanza dove dormo guarda in Cola di Rienzo dove Tramwai Stravecchi - bislacchi - sgangherati fanno un chiasso pazzissimo - crudele e ti dico il vero - che in due mesi ci sarebbe da impazzire nevrastenici - KTom craiiiiii vuuuu vrualiiii Kto - Ktaill Kr-scooo Krot Kra TAK TO–TO–TO soiiiii - Terribile - fastidiossimo».
La guerra influisce anche sulle finanze dell’amico: «Della Svizzera ricevo nessuna notizia. Tutta la correspondenza estera è fermata. Sono contento di avere adesso denari in Italia se no mi troverebbe in una brutta posizione. I nostri valori non stanno tanto bene come si crede al estero e soltanto il cambio che spaventa. Mi sono veramente mai tanto occupato di affari come questi ultimi tempi. Mi sembravo di essere un uomo di borsa. Nonostante le noie tutto questo è vita e dividere una azione dell’altra è debolezza. Viviamo in un tempo di trasformazione continua - fuori ogni classificazione. E questo in fondo è grande».
E ancora: «Credo che i miei fratelli hanno troppo allargati gli affari, perché vogliono guadagnare per forza molto di più; io sarei stato contento se avessi potuto vendere le mie azioni ed impiegare il mio denaro altrove: il denaro è vero ch’è importante per vivere ma dà molte noie».
I vaglia continuano a sovvenzionare l’artista: «Ti ho mandato 200 lire per vaglia postale, per iniziare il lavori del teatro; spero le hai ricevute», «Ti ho mandato primo la mia partenza 800 lire, dai quali prendi lire 300 per te e il resto per le spese del teatro», «Se hai bisogno di denaro mi scrivi, dimmi se hai ricevuto la mia ultima».
Nel ’22 la corrispondenza si interrompe. Nelle ultime lettere Clavel parla della sua nuova avventura, il restauro di una torre saracena a Positano che cura personalmente e dove ospiterà Picasso, Cocteau, Prampolini, Marinetti, Norman Douglas.
Depero, fascista della prima ora, è lanciato verso altri progetti. Di quel periodo artisticamente intenso resta anche la testimonianza di disegni di Depero conservati a Positano, ereditati da Daniele Esposito l’attuale guardiano della Torre, e ora in deposito al Mart di Rovereto.
Ci fu una rottura? Per quali motivi? Secondo la curatrice Boschiero, i due erano ormai divisi da nuovi e diversi interessi. Secondo Esposito invece, custode delle leggende della Torre, l’amicizia era diventata troppo imbarazzante per un artista che aspirava a un posto di primo piano nell’establishment artistico fascista.