Per carità, una svista capita a tutti. Ma quest’anno il Miur ha veramente battuto ogni record, scrivendo nel titolo della pagina che avrebbe dovuto riportare le tracce dei temi di maturità “TRACCIE”. Le scuse prontamente porte sul sito non hanno cancellato l’imbarazzo.
Si tratta di un errore fastidioso, soprattutto per il “luogo” in cui è apparso, e per le circostanze, anche se forse i maturandi si saranno sentiti sollevati. Se anche all’esame combinassero disastri in ortografia, questo non potrà certo pregiudicare una loro futura carriera ministeriale.
Tracce, tuttavia, come frecce, al plurale non vuole nessuna i.
In effetti però i plurali in -cie e -gie sono particolarmente rognosi da ricordare.
In alcune parole italiane, che hanno una i dopo la c, come cielo e cieco, la i si mantiene anche se in realtà non viene più pronunciata da secoli. Per altre che terminano in ci e gi la i rimane solo al singolare ma al plurale scompare.
La regola prevede che la i rimanga quando la ci e la gi sono precedute da una vocale, come in ciliegia>ciliegie e camicia>camicie. Il camice, senza la i, non è un plurale, ma un singolare, ed indica il grembiule bianco indossato da medici e farmacisti.
Quando ci e gi sono precedute da una consonante, come appunto in traccia, freccia, bertuccia, arancia, treccia, torcia e spiaggia, al plurale la i sparisce.
Anche le parole costruite con i suffissi -acce, -ucce fanno il plurale senza la i. Gli utenti che hanno letto lo svarione sul sito ministeriale, infatti, molto probabilmente si sono lasciati scappare parecchie parolacce.
Ah, anche figuracce si scrive al plurale senza la i. I tecnici del Ministero sono pregati di segnarselo, semmai servisse in futuro…