Attualità
25 settembre, 2025Il settimanale, da venerdì 26 settembre, è disponibile in edicola e in app
Sorride la donna sulla copertina del nuovo numero de L’Espresso. Sfoggia un costume tradizionale, fa l’occhiolino da sotto un copricapo bianco: fa di tutto per mostrarsi amichevole e innocua, ma non lo è. Diella, la ministra virtuale anticorruzione creata dal governo albanese, supera una pericolosa linea rossa tra realtà e Intelligenza artificiale. Due inchieste di Marco Montemagno e Alessandro Longo spiegano i rischi di essere "Governati dall'Ia", mentre Diletta Huyskes spiega che dietro ogni Diella c’è un potente con i suoi interessi. Marco Camisani Calzolari ricorda che ci affidiamo a un sistema che non realtà non ragiona ma sa solo imitare. E il direttore Emilio Carelli nel suo editoriale avverte: delegare le decisioni a un algoritmo è la resa della politica.
In Italia intanto si avvicinano le elezioni regionali: Gianfrancesco Turano racconta la corsa a governatore in Calabria (ma la vera sfida, dice a Carelli il presidente uscente Roberto Occhiuto, è riuscire a fermare la fuga dei giovani), Susanna Turco analizza le divisioni tra i partiti di governo nella scelta dei candidati locali, mentre Gloria Riva fa i conti della svendita del patrimonio leghista, a partire dal pratone di Pontida.
In questo momento però il mondo del potere più che alle elezioni pensa al giro di nomine intorno alle Assicurazioni Generali (ne scrive Carlo Tecce), mentre Marco Antonellis preannuncia un avvicendamento clamoroso: il prossimo segretario di stato del Vaticano, dopo Parolin, potrebbe essere Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino d Gerusalemme.
A quarant’anni dalla legge Galasso che protegge le coste italiane dalla cementificazione selvaggia, scrive Paolo Biondani, l’avanzata degli ecomostri continua. La legge sul fine vita, scrive Giuliano Torlontano, prosegue il suo girotondo tra Parlamento e magistratura, Franco Corleone denuncia la regressione verso i manicomi, Felice Florio racconta il lavoro delle associazioni che rieducano i maschi che si riconoscono a rischio sessismo. E Diletta Bellotti accusa i colossi hi-tech, che fatturano miliardi con i minerali del Congo: l’economia digitale ha causato già 15 milioni di morti nel Paese africano.
L’album curato da Tiziana Faraoni racconta la grande manifestazione Propal che ha unito l’Italia il 22 settembre: le risponde, da Gaza, il diario di Engy Abdelal. Enrico Bellavia avverte che la causa palestinese non merita il tradimento di chi cade nella violenza, lo storico Ilan Pappè spiega a Daniele Mastrogiacomo che il sionismo è arrivato al capolinea. E mentre Giuseppe de Marzo denuncia che anche nell’Unione europea le spese per le armi hanno sostituito quelle previste per l’ecologia, Federica Bianchi racconta il tiro incrociato contro von der Leyen su dazi e Palestina.
Dagli Usa, Manuela Cavalieri e Donatella Mulvoni spiegano perché l’omicidio di Charlie Kirk ha galvanizzato i giovani, compattando gli under 30 intorno ai conservatori. Anche in Italia, commenta Bianchi, la destra si appropria del “Martin Luther King dei conservatori”. Eppure è evidente, come scrive Sebastiano Messina, che ad accendere la miccia dell’odio esploso in questi giorni è stata l’estrema destra. Antonio Spadaro intanto analizza l’estetica di Trump, che parla come un banditore d’asta ma costruisce un ritmo che funziona meglio della logica.
L’Economia apre con un anniversario: Valerio Berruti ricostruisce cause e conseguenze del Dieselgate, lo scandalo sulle emissioni truccate che dieci anni fa travolse prima la Volkswagen, poi l’intero mercato dell’automobile. Fabio Pavesi denuncia le falle nelle spese dell’Inps: malgrado questo, nota Carlo Cottarelli, i conti pubblici sono stabili anche se questo non basta a stimolare la crescita. Ed Eugenio Occorsio analizza uno dei problemi strutturali più scottanti, quello del saldo demografico, che vede aumentare gli anziani mentre i nuovi nati diminuiscono drammaticamente.
E l’Espresso chiude con una anticipazione di Sabina Minardi sui protagonisti del festival di Marzamemi, da Francesco Piccolo a Michele Bravi. Tania Branigan racconta a Valeria Palermi le analogie tra Trump e Mao, Bruno Ployer preannuncia come sarà il suo Edipo Re, Kathryn Bigelow spiega a Claudia Catalli come ha costruito l’incubo nucleare di “A house of dynamite”. E mentre Stefania Rossini dà la parola a un lettore che ricorda come la disobbedienza di un solo militare sovietico abbia salvato il mondo dalla catastrofe, Loredana Lipperini mette in guardia i lettori de L’Espresso dalla nuovo appropriazione culturale della destra: che ora celebra gli antifascisti censurandone l’antifascismo.
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