Il bel programma di Rai Due dà voce ai diciottenni. Una novità fuori dai luoghi comuni in cui solitamente i palinsesti li immergono

Sembra facile fare un bel programma con personaggi di peso. Bella forza, prendi Roberto Saviano, con il suo baule di vita vissuta scritta e orale, lo butti dentro a una classe di ragazzi a parlare di temi necessari come la criminalità organizzata, la legalizzazione, lo sporco e il marcio, la voglia di cambiare e ti sembra di aver fatto chissà che. Ma quello che funziona davvero ne Il supplente (Rai Due), non sono le parole dell’ospite (che nel caso specifico di Saviano nella prima puntata sono peraltro granate lasciate esplodere in favore di civiltà) ma il fatto che per la prima volta da troppo tempo i microfoni aperti acquistano peso dalle parole dei diciottenni seduti ai banchi. I giovani, un mondo perlopiù sconosciuto in tv, inteneriscono e spiazzano. Copiano, arrossiscono, partecipano, si illuminano rilasciando dosi immaginifiche di pura e semplice piacere della realtà.

«Non mi sento in grado di cambiare una nazione che si sta annientando. Non è una persona che deve farlo ma un popolo», legge ad alta voce una studentessa di Maddaloni. E qui sì che dovrebbe scattare l’applauso di rito, altro che quelli degli insulsi talk show.

Sono giovani, sì, sono ingenui, a tratti sciocchi, romantici e raffazzonati. Ma sono veri, inequivocabilmente e perfettamente veri. E non hanno bisogno di inutili artifici scenici per essere raccontati. Basta lasciarglielo fare, come succede in questo esperimento, piccolo quanto innovativo.
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La vita dei diciottenni è abbastanza difficile di suo, ma il fatto che chiunque si senta in diritto di dire la propria e imporre le mani come un divino Otelma di passaggio non aiuta. Strattonati e sgridati in ogni modo, a scuola si dice imparino poco e se imparano lo fanno male. In ogni caso la scelta è sbagliata, perché solo il classico va bene, anzi no, invece sì altrimenti non ti si nota neanche. Subiscono le riforme, che ogni governo si sente in dovere di fare, per sbagliare meglio degli altri.

Alla fine si ritrovano maturi ma rigorosamente disoccupati. E la televisione, anziché provare a dargli voce, si ostina a raccontarli immergendoli in paioli di luoghi comuni, talent e collegi, come Obelix nella pozione. Per fortuna, l’eccezione ogni tanto c’è. Poi la regola verrà confermata, ma si sa, domani è un altro giorno.

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Partite le riprese della nuova edizione della Dottoressa Giò con la grande sorella Barbara D'Urso. La fiction Mediaset è esattamente una di quelle produzioni seriali di cui si sentiva il bisogno. Carmelita con lo stetoscopio, lo stesso lo aveva mostrato nella finale del Grande Fratello: allarme spoiler

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