
Qualche titolo? Chiaro e di facile lettura, “Morgana” (Mondadori), già bestseller, in cui Michela Murgia e Chiara Tagliaferri raccontano storie di donne «strane, difficili, non convenzionali e persino stronze», a dimostrazione del fatto che adeguarsi al desiderio del maschio non è (e non è stata) l’unica strada possibile. Ce n’è una alternativa, più impervia, e passano di lì - ribelli e rivoluzionarie - Caterina da Siena e Moana Pozzi, Marina Abramovic e le sorelle Brontë. Sandra Petrignani sceglie proprio le scrittici per il suo affondo nel “Lessico femminile” (Laterza): un insolito libro dei libri, un palinsesto di letture diverse, stratificate nel tempo, che portano in luce una verità speciale. Come narrano, come hanno narrato il mondo le donne? Costrette al silenzio per secoli, hanno guadagnato libertà anche per via di scrittura. «L’umanità che dà la linea al mondo», scrive Petrignani, «è perlopiù di genere maschile. Forse il pensiero delle donne, inseparabile dalla materialità delle cose, dall’urgenza della vita, ha una chance in più».
Un immenso, esaltante scaffale radiografato in meno di duecento pagine: da Blixen a Woolf, da Yourcenar a Toni Morrison, da Duras a Jamaica Kincaid, a Annie Ernaux. Di nuovo in libreria con “L’evento”, asciutto romanzo di quasi vent’anni fa recuperato come sempre da L’Orma. L’evento è un aborto. Ernaux è consapevole di come un racconto come questo «provochi irritazione, o repulsione, che sia tacciato di cattivo gusto». Ma se non andasse fino in fondo, contribuirebbe - spiega - «a oscurare la realtà delle donne, schierandomi dalla parte della dominazione maschile del mondo». Così, raccontare diventa una forma di disobbedienza, un tentativo di rottura degli schemi. “Le disobbedienti” che Elisabetta Rasy raduna (e ritrae splendidamente) nel suo volume così intitolato per Mondadori hanno combattuto una lotta corpo a corpo con il proprio tempo, «hanno dovuto superare ostacoli, impossibilità, incomprensioni, condanne. Per questo sono state maestre di disobbedienza, Artemisia Gentileschi come Frida Kahlo». Ma ammirare non basta, c’è un gran lavoro da fare. Sugli uomini, certo. “Diventare uomini. Relazioni maschili senza oppressioni” (Settenove) uno strumento utile. Si può distruggere da dentro il sistema patriarcale? Lorenzo Gasparrini, l’autore, se lo chiede e prova a rispondere: perché probabilmente anti-sessisti non si nasce, ma si può diventare. Ottimo regalo di Natale per padri e figli.
Magari in abbinamento all’aureo “Cara Ijeawele” (Einaudi) di Chimamanda Ngozi Adichie. La grande scrittrice nigeriana dà a un’amica quindici consigli per crescere una bambina femminista. «Di’ a Chizalum che le donne, in realtà, non hanno bisogno di essere difese e onorate; hanno solo bisogno di essere trattate alla pari come esseri umani. C’è una sfumatura di paternalismo nell’idea che le donne debbano essere onorate e difese perché sono donne. Mi fa pensare alla cavalleria, e il presupposto della cavalleria è la debolezza femminile».