Libri che parlano di donne ma che gli uomini farebbero molto bene a leggere: dalla Gruber a Murgia e Tagliaferri, da Chimamanda Ngozi Adichie a Le disobbedienti della Rasy

Ecco lo scaffale per un femminismo maschile

2a67be156c26fe4aee7665be59222a6f-jpg
Cari uomini, se pensate che il femminismo sia una questione da donne siete fuori strada. Quando si parla di disuguaglianza, di pari e dispari opportunità, di violenza di genere (nel 2017 in Italia si sono contati 123 femminicidi, praticamente uno ogni tre giorni), il maschio-tipo - compreso quello attrezzato culturalmente - suppone di potersi (magari con gentilezza) distrarre. Per fortuna Lilli Gruber, nelle pagine del recente “Basta! Il potere delle donne contro la politica del testosterone” (Solferino), lo dice con nettezza: la battaglia non può essere solo nostra. Certo, «nessun uomo sa essere femminista quanto una donna», ma urge presa di coscienza - e conseguente azione - dell’universo maschile e maschilista. Gruber enumera dati «agghiaccianti e deprimenti» (quanti Paesi raggiungeranno la parità di genere entro il 2030? Nessuno), e conclude: «Penso che le risposte che do a lettrici e lettori, quando mi accusano di essere troppo agguerrita, dovrebbero essere ben più drastiche. La parità non è raggiunta e chi dice il contrario è ignorante o in malafede. Molestie sessuali, lavoro gratuito, discriminazioni, violenza per strada, in ufficio, a casa. E diseguaglianze salariali, precarietà professionale, opportunità di carriera negate, maternità negata, salute negata». Il quadro è inoppugnabile. E il pamphlet di Gruber è prezioso anche per come richiama alla responsabilità gli uomini, per come punta il dito sui club maschili e misogini più che mai solidi e attivi nella politica, nella cultura, per come ci mette di fronte a rigurgiti (pesanti) e non solo verbali di paternalismo e machismo. D’altra parte, «chi ha detto che la virilità abbia a che fare con l’inaffidabilità, o con la volgarità, o con le pulsioni incontrollabili?». Vale la pena iscriversi a corsi accelerati di femminismo per uomini, se ne fossero istituiti. E pensare, con Dacia Maraini, che ragionava sul tema nel suo “Corpo felice” (Rizzoli), che si possa educare un figlio a essere femminista. Intanto, fornirlo di biblioteca utile.
Inchiesta
«Ho solo ammazzato mia moglie, ora mi rifaccio una vita»
25/11/2019

Qualche titolo? Chiaro e di facile lettura, “Morgana” (Mondadori), già bestseller, in cui Michela Murgia e Chiara Tagliaferri raccontano storie di donne «strane, difficili, non convenzionali e persino stronze», a dimostrazione del fatto che adeguarsi al desiderio del maschio non è (e non è stata) l’unica strada possibile. Ce n’è una alternativa, più impervia, e passano di lì - ribelli e rivoluzionarie - Caterina da Siena e Moana Pozzi, Marina Abramovic e le sorelle Brontë. Sandra Petrignani sceglie proprio le scrittici per il suo affondo nel “Lessico femminile” (Laterza): un insolito libro dei libri, un palinsesto di letture diverse, stratificate nel tempo, che portano in luce una verità speciale. Come narrano, come hanno narrato il mondo le donne? Costrette al silenzio per secoli, hanno guadagnato libertà anche per via di scrittura. «L’umanità che dà la linea al mondo», scrive Petrignani, «è perlopiù di genere maschile. Forse il pensiero delle donne, inseparabile dalla materialità delle cose, dall’urgenza della vita, ha una chance in più».

Un immenso, esaltante scaffale radiografato in meno di duecento pagine: da Blixen a Woolf, da Yourcenar a Toni Morrison, da Duras a Jamaica Kincaid, a Annie Ernaux. Di nuovo in libreria con “L’evento”, asciutto romanzo di quasi vent’anni fa recuperato come sempre da L’Orma. L’evento è un aborto. Ernaux è consapevole di come un racconto come questo «provochi irritazione, o repulsione, che sia tacciato di cattivo gusto». Ma se non andasse fino in fondo, contribuirebbe - spiega - «a oscurare la realtà delle donne, schierandomi dalla parte della dominazione maschile del mondo». Così, raccontare diventa una forma di disobbedienza, un tentativo di rottura degli schemi. “Le disobbedienti” che Elisabetta Rasy raduna (e ritrae splendidamente) nel suo volume così intitolato per Mondadori hanno combattuto una lotta corpo a corpo con il proprio tempo, «hanno dovuto superare ostacoli, impossibilità, incomprensioni, condanne. Per questo sono state maestre di disobbedienza, Artemisia Gentileschi come Frida Kahlo». Ma ammirare non basta, c’è un gran lavoro da fare. Sugli uomini, certo. “Diventare uomini. Relazioni maschili senza oppressioni” (Settenove) uno strumento utile. Si può distruggere da dentro il sistema patriarcale? Lorenzo Gasparrini, l’autore, se lo chiede e prova a rispondere: perché probabilmente anti-sessisti non si nasce, ma si può diventare. Ottimo regalo di Natale per padri e figli.
Cinema e realtà
Tania e le altre, quelle ragazzine stuprate che fuggono dai lupi
20/11/2019

Magari in abbinamento all’aureo “Cara Ijeawele” (Einaudi) di Chimamanda Ngozi Adichie. La grande scrittrice nigeriana dà a un’amica quindici consigli per crescere una bambina femminista. «Di’ a Chizalum che le donne, in realtà, non hanno bisogno di essere difese e onorate; hanno solo bisogno di essere trattate alla pari come esseri umani. C’è una sfumatura di paternalismo nell’idea che le donne debbano essere onorate e difese perché sono donne. Mi fa pensare alla cavalleria, e il presupposto della cavalleria è la debolezza femminile».

LEGGI ANCHE

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

Disordine mondiale - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso

Il settimanale, da venerdì 27 giugno, è disponibile in edicola e in app