«Se Gianni Rodari potesse aggiornare quel suo famoso "decalogo per far odiare la lettura", in questi giorni di tempi lenti e letture forzate aggiungerebbe: "Consigliare a chi è chiuso in casa per colpa di un'epidemia mattoni depressivi e ansiogeni". Buttate Manzoni, Saramago e Camus (li ricomprerete in tempi migliori) e procuratevi Jorge Amado (tutto) Jerome K. Jerome (tutto, ma "Pensieri oziosi di un ozioso" mi pare particolarmente adatto), Gerald Durrell, "La mia famiglia e altri animali". E poi cos'altro? Cosa consigliereste voi?»
A scatenare una valanga di commenti e consigli, rimproveri e opinioni è bastata qualche riga buttata lì su Facebook in un weekend di casalinghitudine forzata per coronavirus: una provocazione che non nascondeva (e quando mai!) un disprezzo assoluto per i tre "grandi" bocciati, ma solo la convinzione che in questo periodo di ansia e preoccupazione la compagnia giusta non sia la madre di Cecilia o l'eroico Bernard Rieux, e nemmeno il medico che si trova ad affrontare l'enigmatica epidemia di "Cecità".
Probabilmente la provocazione è arrivata al momento giusto. Sono giorni che lettori appassionati che avrebbero sempre sognato un po' di tempo in più per leggere confessano sui social di non riuscire ad aprire libro. Lo scrittore ammette che «se il protagonista passa una serata al pub mi chiedo: ma è pazzo? Con tutta quella gente? Non si fa!». L'addetta stampa si vergogna di aver messo da parte una biografia bellissima «ma con un'atmosfera troppo densa per leggerla in questi giorni». E Michela Marzano twitta: «Succede solo a me, dopo anni di letture appassionate, di non poter più aprire libro?»
Fatto sta che i commenti al post che invitava a lasciar perdere i grandi cantori delle epidemie e a buttarsi sulle letture d'evasione, amplificato dalla pagina "Un libro tira l'altro ovvero il passaparola dei libri", sono stati centinaia. La parte del leone la fanno i classici dell'umorismo: il più citato è P.G. Wodehouse, e in effetti è difficile immaginare un mondo più lontano da questo 2020 delle traversie dello scapestrato Bertie Wooster e del suo ineffabile maggiordomo Jeeves.
Ma è anche il momento per scoprire Achille Campanile e Pierre Daninos, "Il diario di Adamo ed Eva" di Mark Twain e "Le sorelle Materassi" di Palazzeschi. E soprattutto l'irresistibile "Zia Mame" di Patrick Dennis, pubblicata nel 1955 ma ancora vitalissima, almeno quanto "Il più grande uomo scimmia del Pleistocene (di Roy Lewis, del 1960) e "Vacanze matte" di Richar Powell, che è del '59. Tutti libri da rintracciare grazie al web, tra siti che offrono i testi fuori diritti (anche la World Digital Library dell'Unesco) ma soprattutto editori e librerie che vendono online. Lasciamo fuori per una volta il colosso Amazon: in questi giorni di domiciliari forzati di un intero Paese ha già fin troppo da fare...
Dai grandi di ieri agli amatissimi di oggi: tra i bestseller di anni recenti tornano, dalla Scandinavia, Arto Paasilinna ("Piccoli suicidi tra amici", "L'allegra Apocalisse") e Jonas Jonasson ("Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve"), dalla Gran Bretagna John Niven e Alan Bennett, dalla Francia Daniel Pennac, dall'Irlanda la serie di romanzi su Agnes Browne.
L'umorismo all'italiana è capitanato da Stefano Benni e Diego De Silva, o declinato al femminile con l'autoironia irresistibile di Stefania Bertola e Chiara Moscardelli. Senza dimenticare ovviamente l'Andrea Camilleri degli esilaranti romanzi storici, "La concessione del telefono", "Il birraio di Preston" o "Il nipote del Negus".
Con Camilleri entriamo anche nel campo del giallo: niente di meglio di un'inchiesta per distrarsi dall'ansia. Tra i giallisti che uniscono tensione e ironia, i preferiti sono Alexander McCall Smith e Alan Bradley con le loro eroine, Precious Ramotswe e Flavia De Luce. Tra gli italiani più consigliati, Alessandro Robecchi «da leggere tutto, in ordine di apparizione», e la serie dei "Delitti del BarLume" di Marco Malvaldi, o quelle di Alice Basso e di Valeria Corciolani.
E poi ci sono gli scrittori che sanno tenerti avvinto al libro pagine come se fosse un thriller, ma senza bisogno di sangue o di effetti speciali. Jane Austen ha ancora tanto da dire, anche per ridere con lei alle spalle delle figure minori delle sue storie. Per chi ancora non li avesse letti, è il momento giusto per scoprire "La versione di Barney" e "Shantaram", "Il ragazzo giusto" o la "Guida galattica per autostoppisti, "L'eleganza del riccio" o "La storia" di Elsa Morante. E ancora qualsiasi libro di Garcia Marquez o Isabel Allende, e i tre classici del sorriso di Stenbeck, "Pian della Tortilla", "Vicolo Cannery" e "Quel fantastico giovedì". E le grandi saghe, come quella di George Martin: «Visto quanto è lunga, forse si arriva in fondo a emergenza finita!».
Sul fronte opposto, c'è chi cerca di scacciare l'ansia con l'horror, l'angoscia con la paura. Qui spopola ancora Edgar Allan Poe con tutti i suoi racconti, in particolare "La maschera della morte rossa", con quella pestilenza che infuria durante il carnevale. Ma l'invenzione che si avvicina di più all'epidemia di oggi è un grande racconto di fantascienza, "La guerra dei mondi" di H.G.Wells. Dove i crudeli, invincibili marziani vengono alla fine sconfitti da virus che non avevano mai incontrato, e che invece l'organismo umano aveva imparato a combattere grazie al sacrificio di tante vittime: è per merito loro che «l'uomo ha acquisito la sua immunità, il suo diritto alla sopravvivenza tra le infinite creature di questo pianeta. E quel diritto è suo contro ogni sfida, poiché gli uomini non vivono e non muoiono invano».