Il risultato è senz’altro rozzo, sadico, psicologicamente al limite e politicamente ambiguo, ma anche vitale, efficace, a tratti terrificante.
Fosse stato un titolo Blumhouse, la nuova casa specializzata in fantahorror che rielaborano le fratture socio-razziali degli Usa (come “Scappa - Get Out” o “Noi - Us”), magari il sottotesto sarebbe stato più accorto, meno tirato via. Ma anche così questo omaccione gonfio di rabbia e di dolore, che dall’alto del suo pick-up corazzato decide di insegnare a una madre con figlio sul sedile posteriore, colpevole di non essersi scusata per un colpo di clacson di troppo, «cosa significa veramente avere una brutta giornata», è un personaggio piuttosto potente. Non solo per la stazza impressionante raggiunta da Russell Crowe ma perché, novello Terminator, non molla mai.
Non conosce stanchezza, non fa errori, anzi gioca d’anticipo, usa benissimo media e tecnologia. E si spinge sempre oltre il limite della violenza e della decenza tacitamente ammessi in film con una star del suo calibro. Tanto sa - il personaggio e forse anche la star - di non avere più nulla da perdere.
Alla fine è proprio questa sfrenatezza totale a fare paura. Tanto più che qui il cattivo è un nemico interno, un maschio ferito a morte, nonché vistosamente “wasp”, che in apertura abbiamo visto sterminare l’ex-famiglia, come se non bastasse al volante di un americanissimo pick up contro una station wagon straniera. Un’antagonista femminile più strutturata avrebbe dato altro sapore al tutto. Ma era chiedere (e forse rischiare) troppo.
“Il giorno sbagliato ”
di Derrick Borte
Usa, 90’



