Secondo il vecchio adagio quando sai fare bene una cosa è certo che verrai spostato a farne un’altra. Succede di continuo e quando si tratta di televisione di Stato questa regola apparentemente non scritta diventa legge, incisa a caratteri cubitali nel bronzo del cavallo di viale Mazzini.
Come esempio a caso basti pensare ad Alessandro Cattelan. Cintura nera di conduzione agile, gli affidarono in tempi recenti un programma impomatato di prima serata per poi criticarlo duramente, reo di essersi allontanato dal suo stile naturale. Ora che, dopo la prova multilingua dell’Eurovision, è tornato nei suoi panni più comodi in formato late night show, viene liquidato con un “Bella forza, sta facendo quello che gli viene meglio, così sono capaci tutti”. Difficile uscirne.
Eppure l’ex ragazzo prodigio che ormai è un giovane uomo col fermacravatta, nel suo “Stasera c’è Cattelan” (su Rai Due) riesce a compiere un complesso lavoro di sottrazione come pochi altri sanno fare. Leva, elimina, toglie peso e spiegazioni superflue, non sottolinea, lascia che lo spettatore individui il proprio modo di seguire il senso del tutto, tenendo il dito sulla riga per non perdere il segno. E imbocca con agio la strada della leggerezza, quella in cui, per dirla con Italo Calvino che un po’ se ne intendeva, aiuta la tv (come la letteratura) a “elevarsi rispetto alla pesantezza della realtà”.
Così per tre volte alla settimana saltella senza sudare dal meccanismo del Rosatellum nella vasca da bagno con Emanuela Fanelli al razzismo spiegato bene da Lilian Thuram («A nove anni, con i primi insulti, sono diventato nero»). Sgonfia le inutili polemiche social con due sole parole («È un’idiozia? E pazienza, mica l’ha detta Mattarella») e riduce il trash televisivo a una trovata esilarante fino alle lacrime, perché ridere sul serio aiuta sempre a pensare un po’.
Con le cuffie dietro le quinte diventa l’irresistibile gobbo pasticcione, che si prende le colpe dei deliri ormai virali passati sul piccolo schermo. La soubrette che si fa male con la spaccata in diretta? Colpa del gobbo pasticcione che le ha detto di buttarsi. Il concorrente sbruffone del quiz di Amadeus? È il gobbo che gli ha suggerito la parola sbagliata.
E così via, le scene cult, le gaffe, il cibo quotidiano con cui si nutre “Blob” diventano, nella gag di Cattelan, solo l’errore di un suggeritore incauto che scrive cose a caso. Insomma una critica televisiva feroce, ma leggera come una risata. Da vedere. Prima che ovviamente gli facciano fare altro.