Da incorreggibili boomer, scusate la parolaccia, abbiamo sempre considerato con sospetto le ambientazioni indefinite o peggio metaforiche. Dove siamo? In che anno? In che regione? Se un film resta vago scatta l'allarme: Film a tesi! Messaggio dell'Autore! “Club Zero” dell'austriaca Jessica Hausner, regista così poco incline alle astrazioni che il suo lavoro migliore si intitolava “Lourdes” (e proprio di quello parlava), rappresenta almeno in parte un'eccezione.
Ambientato in un campus per ricchi che potrebbe essere ovunque, parlato in un inglese cosmopolita e incolore da adolescenti androgini vestiti di ocra, di giallo e di beige che vengono da case sontuose ma gelide come gli ambienti iperrazionalisti dell'istituto, “Club Zero” mette infatti in immagini una verità incontrovertibile. Non siamo più il luogo in cui siamo nati o viviamo, tantomeno la nostra professione.
Siamo ciò che mangiamo, anzi che non mangiamo, per le ragioni più diverse: salute, moda, ambientalismo, logica di gruppo e perfino cieca fede. Come accade quando la professoressa Novak (Mia Wasikowska), docente di “alimentazione consapevole”, convince i suoi allievi a ridurre progressivamente la quantità di cibo quotidiano. Fino a farli digiunare del tutto, in nome di un autocontrollo e di un rispetto dell'ambiente “totali”, cioè malati, e pericolosi.
La rivisitazione del “Pifferaio di Hamelin” non potrebbe essere più chiara, anzi proprio qui sta forse il problema. Lo humour noir della Hausner, conterranea di altri cine-sadici come il geniale Michael Haneke e il più squadrato Ulrich Seidl, si fa a tratti dimostrativo. Le energie migliori di chi dovrà salvare il mondo, o almeno provarci, rischiano di essere sprecate, o pervertite, da guru in cerca di adepti e da genitori eternamente distratti, se non tentati a loro volta da quelle pratiche estreme.
Il delirio di onnipotenza del narcisista, ormai piaga di massa, degenera e deflagra. Peccato non dare più spazio a quella madre single e a quel figlio che si adegua per non perdere la borsa di studio. Era una traccia feconda.