Cultura
marzo, 2023

Primate, tr**, bambini “spacciati” per figli: non si può proprio più dire niente

Gli effetti della cancel culture sulla nostra televisione sono a dir poco evidenti. Da Vittorio Sgarbi a Claudio Lippi, è stato un susseguirsi di “dico non dico”

È proprio vero, non si può più dire niente. Soprattutto in televisione, tutti tacciono intimoriti. Ecco quello che non è stato detto in questo week end.

 

Su Rai 1, domenica pomeriggio, durante il programma con Francesca Fialdini “A noi a ruota libera”. Claudio Lippi, protagonista dell’intervista il giorno della festa del papà, vede nel publico un ragazzo: «Ma lui è italiano?» «Metà italiano e metà brasiliano» riponde la Fialdini. «Ah ecco perché – prosegue con stupore Claudio Lippi, che pochi giorni prima si era lamentato della sua assenza dalla tv italiana: «Ma è fantastico, sempre dal lato umano però, cioè è un essere umano non è un primate».

 

 

 

Sempre domenica 19, sempre festa del papà, sempre Rai Uno. Vittorio Sgarbi ospite di Mara Venier si riovlge alla figlia seduta al suo fianco: «Tu di che anno sei? 1999, vero?» «No, sono del 2000...". «Sei del 2000? Devi stare attenta, allora…, la mia ex collaboratrice Paola Camarco mi diceva: “Quelle del 2000 sono tutte troie”».

 

 

 

Il 18 marzo, durante “In onda” su La 7, il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli (FdI) risponde alla domanda di Concita De Gregorio sul riconoscimento dei bambini delle Famiglie Arcobaleno: «Se due persone dello stesso sesso chiedono il riconoscimento, e cioè l'iscrizione all'anagrafe, di un bambino che spacciano per proprio figlio significa che questa maternità surrogata l'hanno fatta fuori dai confini nazionali».

 

 

20 marzo, mattina, cielo coperto. Durante “Omnibus” (La 7),  Federico Mollicone, presidente della commissione Cultura della Camera ed esponente di FdI: «La maternità surrogata? È un reato grave, più grave della pedofilia. Siamo di fronte a persone che vogliono scegliere un figlio come la tinta di casa». 

 

 

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