Ironia, identità urbana, un crescendo alla “Let’s dance”. Il ritorno del gruppo con il lato inatteso e sentimentale della capitale del nord

Solo i Baustelle sanno cantare l’amore per Milano

Lo sapevate? Milano è la metafora dell’amore, incredibile a dirsi, se non fosse che a cantarlo con ritrovata brillantezza sono i Baustelle. Lo fanno con la dovuta ironia, tra un crescendo alla “Let’s dance” e uno stacco di chitarra che ricorda la beatlesiana “Revolution”, ma anche con una stralunata convinzione che ci fa ripensare con sguardo nuovo alla capitale del nord: «Milano è la metafora dell’amore», dicono: «Di tutto ciò che cambia, della vita che va, da sola contro il mondo di fascismo e squallore sta, Milano è il vero simbolo dell’amore, di tutto ciò che cambia, della vita che va» e poi ancora: «Io sono innamorato, custodisco il tuo cuore, nel buio sempre brancolo, ma questa città, ci uccide e ci resuscita e si cresce e si muore».

 

È il singolo che ha annunciato il nuovo album in uscita, dal titolo “Elvis”. Rinascita dei Baustelle, perché il pezzo è davvero splendido, una perfetta hit per il mondo che sopravvive oltre la ossessiva compulsione dello streaming, ma è anche la punta di diamante di una più generale crescita della “milanesità” in musica, come se agli squilli di struggenti melodie provenienti dalla città di Napoli volesse rispondere una vibrante, più ironica, più acida (tra rock e trap) identità urbana. Ne è passato di tempo da quando Memo Remigi cantava «sapessi com’è strano sentirsi innamorati qui a Milano», questo sì lo capivano tutti, anche perché Remigi era ancora più preciso: «Senza fiori, senza verde, senza cielo, senza niente, tra la gente». In effetti, come era possibile? Se proprio doveva succedere di innamorarsi, il minimo che si poteva fare era sentirsi strani. Ma i tempi sono cambiati, quei vecchi stereotipi sulla città fredda e grigia sono stati abbattuti, non c’è neanche più la nebbia a giustificare una certa gelida accoglienza. Certo, trovare casa è praticamente impossibile, ma che volete che sia di fronte a questa rinnovata verve musicale? Max Pezzali nel 2019 è arrivato a incidere un pezzo, “In questa città”, dedicato a Roma, pieno di empatia e afflato pacifista, come a dire: basta con questa insensata rivalità. Milano, e dintorni, abbondano di rapper e trapper che hanno rivoltato la scena musicale, Mahmood e Ghali, poi Sferaebbasta, Lazza, Rhove, con un nom de plume dietro il quale si nasconde il comune di Rho, Rkomi, per non parlare dei patriarchi Articolo 31, di Fedez e tantissimi altri, compreso un fervente tocco feminile che va da Miss Keta a Paola e Chiara.

 

A Milano la musica gira forte, e molti la stanno anche evocando nei testi. Ma per cantarla a dovere ci vuole un certo distacco. Forse per questo a immaginarla come “metafora dell’amore” ci voleva qualcuno che di Milano non fosse, ovvero i Baustelle, tre briganti che vengono da Montepulciano.

 

UP
Un atto di giustizia. Gli organizzatori della sfilata del Roma Pride 2023, prevista il 10 giugno, hanno annunciato con entusiasmo che le madrine di quest’anno saranno le sorelle cantanti Paola e Chiara. Loro hanno subito risposto con altrettanto entusiasmo. Come non essere d’accordo?

 

& DOWN
L’industria dei concerti sta prendendo una piega sempre più complicata. In America le agenzie agiscono liberamente facendo levitare il prezzo dei biglietti, e alcuni artisti come Neil Young e Robert Smith si stanno ribellando, spiegando ai fan che le maggiorazioni dei prezzi non sono introiti che vanno a loro.

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