Cultura
17 luglio, 2025Catalogano ossa, pelle, oggetti personali delle figure spirituali. E collocano i frammenti in teche, secondo regole precise. Uno dei due “reliquiaristi” laici che lavorano in Italia si racconta
«Qui è iniziato tutto». A parlare, mentre percorre i corridoi della Curia Generalizia dei frati minori Cappuccini di Roma, è Antonino Cottone, 43 anni. Racconta di una professione rara, praticata in passato dalle suore di clausura e oggi in mano a solo due professionisti laici in Italia. Il mestiere che svolge da 12 anni non ha ancora un nome, così si definisce un “reliquiarista”: artigiano del sacro.
«Sono qui per lavorare su una reliquia di san Leopoldo Mandić», afferma tra le mura di questo grande edificio in cortina, al cui interno su una porta si legge “Sacellum Sacrum Reliquiarium”, cappella delle Sacre reliquie. «Si tratta di una lipsanoteca, in quei reliquiari sono custodite le reliquie di santi e beati Cappuccini», dice Cottone mentre apre a chiave una cassettina che riporta il nome di San Leopoldo Mandić, protettore dei malati oncologici. Con l’aiuto di una pinzetta seleziona con cura un frammento di pelle e lo posiziona in una teca metallica: «È una reliquia di prima classe “ex corpore”. Sono di seconda classe i frammenti di oggetti che sono stati a contatto con il corpo e di terza classe ciò che è stato a contatto con la reliquia stessa», afferma. Intorno al frammento esegue l’antica tecnica dei Paperoles, creando preziosi ornamenti in filigrana di carta. Terminato il lavoro, chiude il tutto con un sigillo di ceralacca, allegando un documento di autentica.
Cresciuto in una famiglia credente, Cottone studia allo “Studium della congregazione delle Cause dei Santi”, oggi dicastero, il luogo in cui vengono formati i postulatori che seguono a livello giuridico le cause di beatificazione e canonizzazione. Oltre al confezionamento delle reliquie, questo il termine tecnico, è spesso chiamato a curare le ricognizioni canoniche, in cui avviene il riconoscimento dei resti mortali e il prelevamento delle reliquie: «Vengono selezionate soltanto le parti staccatesi dal corpo. Per non oltraggiare la salma non è consentito prendere parti ancora attaccate», spiega.
Per il suo lavoro si è recato anche a Vancouver, in Canada, per verificare l’autenticità di alcune reliquie e a Panama per una ricognizione: «In questi lavori mi trovo a scomporre e trattare le ossa, a catalogarle assieme al medico e poi fare la pulitura di ogni osso. Nella vita privata, invece, non riesco a fare visita ai defunti della mia famiglia, ma nel mio lavoro è diverso, ho un distacco», confida.
A parlarci del lungo lavoro di verifica svolto per una causa è fra Carlo Calloni, postulatore generale dell’ordine dei frati minori Cappuccini; lavoro che in alcuni casi può richiedere anche trent’anni e che inizia solo dopo cinque anni dalla morte del candidato, attorno al quale deve esserci una fama di santità. Tutto inizia dal volere di almeno 50 persone, che nominano un postulatore che curerà il percorso della causa. «Accolte le prime prove, il postulatore scrive una lettera di richiesta al vescovo della diocesi dove il candidato è morto. Questi farà le sue indagini e, se lo ritiene, istruirà la causa, nominando un tribunale formato da un delegato episcopale, un promotore di giustizia e un notaio, i quali accoglieranno la lista dei testimoni che saranno ascoltati durante l’inchiesta», spiega fra Calloni.
Tutti gli atti dell’inchiesta vengono poi portati a Roma al Dicastero, dove il postulatore produrrà un dossier, chiamato Positio. Intanto, lo status del candidato cambia: «Il primo titolo è quello di servo di Dio, quando viene istruita la causa. Diventa venerabile quando passa l’esame del dicastero e sono state provate le sue virtù eroiche. La presentazione in esame di un miracolo farà diventare questo venerabile un beato. Infine, un miracolo dopo la beatificazione porterà alla canonizzazione, il passaggio da beato a santo». In casi di guarigioni miracolose è previsto il parere di una consulta medica, a cui segue la consulta teologica e la consulta dei vescovi e cardinali. Infine, il parere indiscutibile del Papa. Esistono reliquie di santi molto noti, come San Pio da Pietrelcina, ma anche i resti di santi meno noti, come i martiri catacombali. Sono i “Corpi Santi”, un esperto è don Damiano Pomi: «Sono tutte quelle reliquie che a partire da fine 500 sono state recuperate all'interno delle catacombe di Roma e non solo. Non sono riferibili a un preciso personaggio, la loro sacralità era stata individuata nella loro sepoltura nelle catacombe cristiane antiche. La palma, incisa sul loculo, è simbolo del martirio».
Negli anni il reliquiarista si è occupato di diversi lavori per le principali postulazioni, diocesi e anche per la Santa Sede, reliquiari venerati dai fedeli di tutto il mondo, anche in occasione del giubileo e presentati per le canonizzazioni in Vaticano: il reliquiario del frammento della Sacra Culla, donato da Papa Francesco alla Basilica di Betlemme, le reliquie di San Pio, Santa Rita, Beato Carlo Acutis e Beato Pino Puglisi, il sacerdote ucciso nel 1993 dalla mafia. «C’è qualcosa di emotivamente forte nel mio lavoro. Durante le canonizzazioni vedo migliaia di fedeli lì a venerare quella reliquia, per un attimo ripenso ai mesi passati a lavorare su quel frammento, a quante volte ho avuto il privilegio di avere tra le mani quell’ossicino o quella teca. Questa è l’emozione più grande».
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