Cultura
5 maggio, 2025
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È Corsica o Far West?

Speculatori senza scrupoli. Un “Mohicano” che resiste. Un omicidio, la caccia all’uomo. E una campagna social che riporta al presente

L'idea più western di questo western girato in Corsica sta nella primissima scena ed è l’uso di interpreti non professionisti. Tolti il protagonista, Alexis Manenti, che in Francia è una star (era il memorabile poliziotto cattivo ne “I miserabili”) e la nipote Vanina (Mara Taquin), che oltre a proteggere la sua fuga ne fa una leggenda, gli altri personaggi sono stati scelti sul posto e si vede. Accidenti se si vede. Facce e voci vere, non omologate, che danno al secondo film di Frédéric Farrucci (Ajaccio, 1970) una forza speciale. Come se un western fosse girato non solo dalla parte degli “Indiani”, ma con loro e da loro.

 

Fine dell’analogia, la Corsica naturalmente non è il West, tantomeno oggi. Ma quella nipote “emigrata” a Parigi, che tornata sull’isola saprà da che parte stare, sulle prime viene detta “la bianca”. Perché a fare la differenza non è il colore della pelle ma la scelta di campo. Di qua chi accetta lo status quo, cioè la cementificazione dell’isola, con relativi vantaggi economici e distruzione culturale. Di là i pochi che resistono. Come Joseph (Manenti appunto), l’ultimo pastore che pascola le sue capre sulle coste. E non solo osa rifiutare le offerte vertiginose dei clan («Pagano le terre 42 volte il loro prezzo», dice sgomento il vicino), ma uccide uno dei loro emissari (scena invisibile, scelta geniale), quindi si dà alla fuga tra lidi e montagne braccato dai criminali. In un progressivo, trascinante ritorno allo stato selvaggio, contrappuntato dal suo irresistibile assurgere a mito.

 

Si pensa al John Ford de “L’uomo che uccise Liberty Valance”, apertamente citato dal regista. Ma oggi le leggende nascono su Internet ed è lì che la nipote “bianca” si dimostrerà abilissima. Trasformando quell’uomo in fuga, sovrappeso, denigrato dai media, in un mito presto celebrato anche da canzoni e manifestazioni spontanee che risvegliano sentimenti di rivolta latenti (ipotesi non così fantasiosa, in Corsica). Con una potenza che incrocia la forza della testimonianza a una regia efficacissima ma mai banale (basti citare l’uso delle musiche), oltre che capace di estrarre tesori di verità dai numerosi comprimari. Lo spunto nasce da un vero pastore còrso, Joseph Terrazzoni, soprannominatosi “l’ultimo dei Mohicani” e già al centro di un documentario di Farrucci, anche se la trama thriller è un’invenzione. Ma la figura chiave è forse quella del veterinario, che fra l’altro interpreta se stesso. Stringato, incalzante, attualissimo, un thriller politico di forza e intelligenza rare. Animato da un intreccio di lingue e dialetti da godere in originale.

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