Cultura
5 maggio, 2025

Sergio Rizzo sceglie il romanzo per “2027. Fuga dalla democrazia”. Un’opera di fantasia, un racconto distopico, non troppo distante dalla realtà. Con qualche speranza

Trame, intrighi, leggi liberticide. È fantapolitica?

Le prime avvisaglie si erano avute durante il referendum per l'approvazione della riforma costituzionale che prevedeva l'elezione diretta del presidente della Repubblica, voluta strenuamente dal premier in carica. Poi era stata la volta delle votazioni dei rappresentanti di Camera e Senato, avvenute in mezzo a diluvi, smottamenti, esondazioni in tutta Italia, al punto che si era dovuta prendere la decisione di ripetere le elezioni settimane dopo. L'esito era stato, se possibile, ancora peggiore: un'affluenza alle urne irrisoria e un numero spropositato di schede bianche.

 

È con questa radicale rinuncia all'esercizio della sovranità da parte del popolo italiano che comincia il romanzo distopico di Sergio Rizzo, 2027. Fuga dalla democrazia (pag 224, Solferino editore), ambientato nel 2027 appunto, in un'Italia attraversata da una crisi politica e istituzionale catastrofica. 

Un tale spropositato astensionismo infesta i sonni dell'ambizioso presidente del Consiglio e capo di Stato, che si circonda di sodali fedeli e vede complotti ovunque. Li vede persino nelle pagine di un libro di José Saramago, Saggio sulla lucidità, che vent'anni prima profetizzava la fuga degli elettori dalle urne e una valanga di schede bianche.

 

È questo il «mistero» con cui si ritrova a fare i conti un governo di destra dal polso fermo, ora acerrimo nemico dell'Europa e dei suoi vincoli ora pronto a cercare in quella stessa Europa consensi per le sue scelte autoritarie, come la dichiarazione dello stato di emergenza con cui cerca di blindare se stesso, la propria sopravvivenza, a colpi di decreti legge illiberali. Ddl per la sicurezza contro ogni forma di dissenso o manifestazione, ddl antimmigrazione che istituiscono blocchi navali e deportazioni in Paesi amici come l’Albania, ddl bavaglio contro la stampa ancora libera, ddl che smantellano il potere del Parlamento e della magistratura... in una deriva antidemocratica sempre più parossistica.

 

In questo clima di sospetto dai tratti paradossali, che sarebbero grotteschi se non avessero conseguenze concrete sulle esistenze di tutti (cittadini italiani, europei, migranti), si ritrova a combattere le sue battaglie la giovanissima Mara Berberi, figlia di un Capitano della guardia costiera di origine albanese arrivato a Bari, insieme a ventimila disgraziati, l'estate del 1991 con la nave Vlora in un viaggio della speranza dai tratti biblici. Aurel Berberi, questo il nome del Capitano, però è un uomo tutto d'un pezzo, che crede nell'ordine costituito, nella legge, e non approva le battaglie umanitarie della figlia con la Ong «fuorilegge» Migrant Rescue Committee così come le sue scelte sentimentali, e cioè l'amore di Mara per un'altra donna, attivista anche lei.

 

Ma quanto più sono autoritarie le decisioni del premier e del suo governo tanto più risultano arbitrarie, prive di fondamento, campate in aria. Quanto maggiore è l’accentramento di poteri nelle mani dell’esecutivo e di una sola figura (pronta ad approfittare dello stato di emergenza), tanto più profonda si fa la crisi democratica che, di fatto, svuota quello stesso potere e le sue prerogative.

 

A rendere ancora più traballante e fragile quel potere che vorrebbe essere scritto con la P maiuscola, autoalimentandosi e istituendo ministeri grotteschi quanto arcigni (ministero di Giustizia e Pena; ministero della Difesa Attiva; ministero dell’Istruzione, del Merito e dell’Obbedienza; ministero della Fabbricazione Italiana…), sono le lotte intestine nella maggioranza, e in particolare le trame di un vicepremier ancora più radicale nel suo antieuropeismo, autoritarismo, disegno antimmigrati. Un vicepremier che sguazza nella crisi europea e mondiale, nel suprematismo dilagante, nelle incertezze della guerra alle porte d'Europa, nelle trame di un'internazionale neonazista, e lo fa con contorsioni velenose, tranelli politici e giudiziari che non risparmiamo gli alleati, nemmeno i più potenti tra i potenti, come il capo del governo di cui il vicepremier aspira a prendere il posto.

 

In questo romanzo di trame oscure, nazionali e internazionali, servizi segreti più o meno deviati, alleanze insospettabili, pugnalate alle spalle, nuove strategie della tensione che approfittano del disfacimento democratico per incutere terrore, toccherà al gesto di pochi che non si arrendono, o che si mettono in ascolto della propria coscienza e della propria storia, rimettere in moto la partecipazione, l'azione politica, la fiducia, la vita. Toccherà all’attivista per i diritti umani Anna, alla sua fidanzata Mara, e a chiunque trovi il coraggio di mettere il diritto al di sopra di regole ingiuste, disobbedendo. Come accade in tutte le distopie che si rispettano, il romanzo di Sergio Rizzo porta alle estreme conseguenze dati di realtà politica cogliendone la portata e le implicazioni.

 

Così, anche se i fatti e i personaggi sono opera di fantasia dell’autore, come recita la nota in calce al testo, il clima politico rimanda ad aberrazioni del potere e disillusioni che purtroppo abbiamo imparato a riconoscere in questo nostro tempo buio. Per questo 2027. Fuga dalla democrazia suona anche come un monito e come una speranza estrema di riscatto.

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