Cultura
8 luglio, 2025Mentre Reza Ciro Pahlavi II, figlio dello Scià, si propone come guida alternativa al regime di Teheran, ripercorriamo il tramonto di un impero millenario
16 gennaio 1979: lo scià di Persia Mohammad Reza Pahlavi sale le scalette dell’aereo che sta per portarlo in Egitto. Un “periodo di vacanza”, precisano i suoi collaboratori. Con lui ci sono la moglie Farah Diba e il resto della famiglia. Le immagini della partenza rimarranno nella Storia: l’ultimo Scià di Persia non tornerà mai più nel suo paese.
L’esilio: un pellegrinaggio in giro per il mondo
Probabilmente, Reza Pahlavi sperava di poter rientrare nel Paese con l’appoggio degli americani, appena le acque si fossero calmate. L’esilio sarà invece un vero calvario in cerca di asilo: dall’Egitto si sposta in Marocco su invito di Malek Hassan II. Non lo accoglie nessuna cerimonia ufficiale. Lo Scià rimane in Marocco per 67 giorni, il tempo sufficiente per far scatenare la Rivoluzione. L’11 febbraio del 1979 l’imam Ruhollah Khomeini assume formalmente il potere a Teheran. La rivoluzione, cominciata mesi prima con manifestazioni di massa, scioperi e proteste popolari, era guidata da un ampio fronte di opposizione al regime dello Scià, accusato di autoritarismo, corruzione e repressione politica. Khomeini, tornato dall’esilio in Francia solo dieci giorni prima, godeva di un enorme consenso popolare. Il suo messaggio politico e religioso, fortemente critico verso l’Occidente e l’influenza americana in Iran, catalizzò il malcontento di milioni di iraniani, inclusi studenti, religiosi, lavoratori.
Improvvisamente, lo Scià e sua moglie Farah Diba diventano personaggi scomodi a livello internazionale: il re del Marocco lo caccia dal Paese, entrare in collisione con il nuovo governo iraniano è troppo rischioso. Reza Pahlavi parte di nuovo, questa volta per le Bahamas. Qui scopre di avere un cancro terminale. Come se non bastasse, la regina Elisabetta II invia un suo emissario: l’Inghilterra non è disposta ad accoglierlo.
La “crisi degli ostaggi”: l’America abbandona lo Scià
I sovrani di Persia si trasferiscono quindi in Messico per altri quattro mesi, ma il cancro che affligge lo Scià è sempre più aggressivo. Jimmy Carter accetta il suo ingresso negli USA, ma solo per cure mediche: allo Scià viene concesso di raggiungere un ospedale di New York. Neanche il tempo di curarsi, che due settimane dopo il suo arrivo, il 4 novembre, l’ambasciata americana a Teheran viene occupata e il personale preso in ostaggio. Scoppia la “crisi degli ostaggi”: circa cinquanta diplomatici americani vengono tenuti prigionieri dal 4 novembre 1979 al 20 gennaio 1981. La Rivoluzione Islamica pretende la testa dello Scià, e così Carter, con le elezioni alle porte e una crisi internazionale in corso, lo abbandona senza esitazione.
Il tramonto di un impero occidentale
Per la coppia reale si prospetta un’altra destinazione: Panama. L’ultima tappa è di nuovo l’Egitto: è lì che il sovrano muore il 27 luglio 1980. Rimasta vedova, l’imperatrice Farah Diba lascia anch’essa l’Egitto, simbolo vivente della fine di un’era. La monarchia millenaria iraniana si chiude nel silenzio di un sepolcro egiziano, travolta dal peso delle sue stesse contraddizioni.
Con la caduta dello Scià, finisce anche un’intera visione culturale dell’Iran. La monarchia aveva promosso l’occidentalizzazione a tutti i livelli: dalla liberalizzazione dei costumi all’introduzione della moda europea, dalle discoteche ai concorsi di bellezza, fino alla visibilità di donne in minigonna, truccate, presenti nei media e nella vita pubblica. Ma per molti iraniani, soprattutto fuori dai centri urbani, quella modernità imposta era percepita come aliena, elitista e profondamente scollegata dalla propria identità religiosa e tradizionale.
La rivoluzione islamica non segna solo un cambio di regime: è anche una restaurazione culturale, una re-islamizzazione violenta degli spazi pubblici e dei corpi. Le donne, simbolo visibile della modernizzazione sciàna, sono le prime a subirne le conseguenze: il velo torna obbligatorio, il codice morale diventa legge e la libertà di espressione viene drasticamente ridotta. Nel giro di pochi anni, l’Occidente fu testimone della scomparsa repentina dell’Iran laico e moderno che aveva contribuito a costruire.
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