Cultura
17 settembre, 2025Il podcast The Opinions del New York Times coinvolge cittadini e politici e li interroga sulla loro idea di un futuro migliore
David Leonhardt, opinionista politico del New York Times, conduce in queste settimane un podcast che in presa diretta, senza l’ausilio dell’utilizzo massivo e pubblicitario della tecnologia, ascolta e riporta fedelmente il pensiero degli americani sul loro futuro. Uno spaccato fedele che proviene dalla viva voce di coloro che sono e saranno più coinvolti dalle decisioni politiche, a volte scellerate, del loro presidente in carica. “The opinions” ha la seria ambizione di raccontare, attraverso il presente, frammenti di storia recente e remota spaziando dalla teorizzazione delle idee illuministe che animarono il pensiero e le azioni dei padri fondatori, agli sforzi di Franklin D. Roosevelt per superare la grande depressione e la crisi economica che afflisse il paese tra gli anni ’30 e ’40 del secolo scorso.
Per finire con il successo di Donald Trump, attribuito da Leonhardt alla capacità del tycoon di imbastire una storia del paese caratterizzata dal racconto di stagnazione, ingiustizie e grandezza perduta. Quale dovrebbe essere la prossima storia dell’America? Un interrogativo che Leonhardt rivolge agli ascoltatori ma anche a se stesso, convincendosi che la salita al potere di Trump è stata favorita da uno stravolgimento completo dell’entusiasmo e della missione che dovrebbero caratterizzare l’impegno politico e sociale di un amministratore pubblico. “Una visione cupa della vita americana”, ammantata da una negatività di fondo che bisogna necessariamente superare. Per il solo fatto che, come è accaduto in passato e come accadrà di nuovo in futuro, “prima o poi l’America passerà a una nuova storia – dice speranzoso Leonhardt – e Trump lascerà l’incarico. Davvero lo farà”.
Un’infusione di speranza, insomma, l’unico antidoto alla rassegnazione e all’apatia dell’errata convinzione che un futuro diverso non sia possibile. Sembra quasi che Leonhardt metta in guardia i suoi concittadini, che voglia sostituire la “scrollata di spalle” e il disinteresse con un’immagine di schiena più dritta, ricordando che “l’America ha già superato terribili ingiustizie, profonde divisioni sociali e leader politici disfunzionali”. Forgiare un nuovo futuro è la parola chiave e tanto meglio se ritornano virtuosi esempi da seguire, anche solo per il fatto di “fare un tentativo, perché il fallimento è garantito solo in un caso: se non ci proviamo”.
Quasi un ritorno alle origini di quell’entusiasmo fatto di “bellezza e terribili contraddizioni” che resero l’America quella che è, o forse che è stata. Molti paesi, continua Leonhardt, affondano le loro radici in enclave etniche o religiose. Non gli Stati Uniti, che della tradizione illuminista, ancora, ne hanno fatto la loro base portante, raccontando, attraverso ogni movimento sociale e politico, non una ma tante storie. Gli abolizionisti, i progressisti, le suffragette, i manifestanti per i diritti civili.
È qui che va recuperata la sensibilità e l’importanza della storia per uscire da situazioni di crisi ideologiche e idiosincratiche come quella attuale. Fosse anche per scorgere solo l’inizio di una nuova strada. Una nuova fase vestita non di slogan, Maga, ostilità e vergognose reminiscenze dei trattamenti riservati ai nativi americani e dell’appoggio alla schiavitù e alla segregazione. Piuttosto una meta desiderata e profondamente diversa, superando la negatività attraverso il dialogo e la riflessione, dando voce alla gente comune, alle loro proposte e alle loro idee, sicuri che, presto o tardi, la pagina sarà voltata.
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