Cultura
23 settembre, 2025La scrittrice delinea il ritratto della coppia moderna. I protagonisti, Asya e Manu, costruiscono una vita insieme, tra affetti sospesi, case nuove e una quotidianità fragile, ma intensa
Mr Gwyn, protagonista di un romanzo di un po’ di anni fa di Alessandro Baricco, recentemente risvegliato da un esperimento narrativo di Paolo Di Paolo al Festival del pensare contemporaneo, era uno scrittore che, stufo di scrivere libri, decideva di occuparsi della gente comune. Di farne dei ritratti, come un copista di vite.
Ayşegül Savaş, scrittrice nata a Istanbul e residente a Parigi, ha scritto un affascinante ritratto di coppia modernissima, “Gli antropologi” (Gramma Feltrinelli, nell’elegante traduzione di Gioia Guerzoni), nel quale aleggia quello stesso desiderio di “disporre una vita nella forma rettilinea di una frase”. E, così facendo, di “riportarla a casa”. Protagonisti Asya e Manu, documentarista lei e impegnato in un ente non-profit lui, approdati ognuno per conto proprio nella stessa grande città. Tutto è nuovo per loro: i caffè, le strade, gli amici, la musica. Entusiasmanti e stranianti al tempo stesso. La storia comincia dal momento in cui il desiderio di stabilità si traduce nella ricerca di una casa, specchio di vite diverse che si dipanano intorno a loro e miccia di una sensazione di precarietà sempre più intensa. Perché la vita da cui provengono non è alle spalle; affetti e rituali antichi convivono con loro. Senza nostalgia, ma con struggente consapevolezza: “Non esiste un posto dove sentirci a nostro agio, non esiste una lingua in cui scivolare come in un sonno profondo. E non abbiamo nemmeno iniziato a considerare la questione più complessa del non avere radici, dove vorremo essere seppelliti, o quali parole perderemo, e in che lingua, quando la vecchiaia comincerà a intaccare le riserve della mente”.
Molti - una fra tutti, Fatma Aydemir (“Tutti i nostri segreti”, Fazi), figlia della diaspora turca in Germania - hanno raccontato storie familiari sospese tra due mondi. Savaş tratteggia con uno stile fatto di tableaux, come quadri di vita vista da un antropologo, due figure “estranee agli stranieri”: cittadini del mondo, decisi a trasformare in famiglia l’universo nuovo. E che nella ripetuta frizione tra modi di sentire intravedono una scintilla: senza rivoluzioni né epifanie. Solo nella spontaneità della vita, tutti i giorni.
GLI ANTROPOLOGI
Ayşegül Savaş
Gramma Feltrinellipp. 169, € 18
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