Cultura
24 settembre, 2025Cuma, Baia, Pozzuoli e Bacoli raccontano secoli di storia e opulenza romana. Ville, porti e piscine emergono tra i fenomeni vulcanici di una terra in continuo movimento, custodita e visitabile oggi grazie a scavi e restauri
"Ardente, phlegràios”: così i navigatori greci definirono l’ampia zona della Campania per le attività vulcaniche evidenti, come “fumarole” e getti di fango caldo. Ma il territorio, con tutti i suoi rischi, aveva cominciato presto a essere abitato dopo la fondazione di Cuma, la prima colonia ellenica in Occidente: assai fertile il terreno, facili gli approdi.
Centro di irradiazione culturale (da qui arrivò ai romani l’alfabeto che usiamo) Cuma ebbe la sua base marittima dove è oggi Pozzuoli. Con l’avvento dei romani, il luogo prese il nome di Puteoli, diventando una prospera colonia dal 197 a.C., con un porto sempre più importante: lo scalo internazionale per merci dirette a Roma, provenienti da Grecia, Africa e Oriente.
Nonostante i fenomeni tellurici che da millenni si ripetono in varie forme, i Campi Flegrei continuano ad esercitare un fascino particolare; paesaggio, clima, importanti resti archeologici definiscono una lunghissima storia, intrecciata con miti che parlano di Ulisse, Sibille oracolari ed Enea.
A Pozzuoli mantiene molti resti architettonici il Macellum, il mercato pubblico, erroneamente detto Tempio di Serapide. Su due piani, fornito di latrine, si presentava ai frequentatori con uno sfavillio di colori, tra la merce esposta nelle botteghe e i marmi del pavimento e delle colonne. Sono di rosa africano quelle disposte intorno a un edificio centrale, mentre svettano in cipollino grigio i tre alti fusti davanti al cortile all’opposto dell’ingresso. Questi in particolare, sforacchiati dai litodomi (molluschi marini), hanno misurato l’alternarsi del bradisismo del litorale, ascendente e discendente, nel corso del tempo.
Più in alto, sotto l’abitato moderno, è stato scavato il cosiddetto Rione Terra di epoca romana; una fetta di vita quotidiana, con strade, case, macine del grano e botteghe (sarà riaperto al pubblico stabilmente nei primi mesi del 2026). Sembra impossibile: per le scosse telluriche le case odierne si lesionano e quanto hanno costruito i romani sono in piedi ben conservati. Come l’Anfiteatro ricostruito in epoca flavia (fine I sec. d.C.), che era dotato di sotterranei capaci di alloggiare per i vari spettacoli apparecchiature sceniche e animali feroci, sistemati in quaranta celle. Si tramanda che San Gennaro, prima di essere decapitato, fu condannato “ad bestias” proprio su questa arena, ma i leoni divennero miracolosamente mansueti.
«Tutti i siti sono sottoposti a un continuo lavoro di monitoraggio, messa in sicurezza e conservazione programmata» precisa Fabio Pagano, direttore del Parco dei Campi Flegrei. «Nel convivere con una terra in movimento, il nostro impegno è teso a tutelare e garantire la fruizione di così tanta storia e bellezza anche in una fase di accentuazione del fenomeno bradisismico».
E sono riprese le visite turistiche. Tra i molti siti il posto d’onore spetta a Baia, la località più chic e ricercata di tutta la romanità, celebre anche per le sorgenti termali. Divenne meta per vacanze esclusive, con i pittoreschi dintorni, già in età repubblicana, ma le sue virtù salutari ne decretarono il successo a lungo se perfino Alarico, re dei visigoti, dopo aver saccheggiato Roma (410 d.C.), si fermò a Baia per ritemprarsi.
Le imponenti strutture architettoniche, disposte sul cratere di un antico vulcano, testimoniano l’intensa frequentazione delle sale termali costruite in tre secoli: affastellate, una sull’altra, per sfruttare al massimo le risorse minerali del terreno. Gli spazi a disposizione erano limitati da grandi ville preesistenti, dove gli ospiti potevano godere di ambienti di cura privati e arrivare fino al mare attraverso scalinate e portici.
Nei pressi, si doveva ergere la fastosa dimora imperiale, replicandone l’impostazione: terrazze degradanti fino all’attracco delle imbarcazioni, in un susseguirsi di giardini, sale, logge belvedere, piscine. A Baia, buen retiro dell’élite capitolina, regnava sempre più la “luxuria”: il lusso senza freni nel tenore di vita. Secondo il poeta epicureo Orazio non esisteva al mondo un posto più incantevole. Al contrario, più tardi, il filosofo Seneca, che condannava mollezze e frastuoni, pur vivendo nella corte di Claudio e Nerone dove non si praticava certo l’eremitaggio, lamentava la corruzione dei costumi e il chiasso che a Baia arrivava dalle orchestrine notturne sul mare. Insomma, una movida senza sosta. In un’estremità del golfo, Punta Epitaffio, è stato scoperto il triclinio sommerso per ricevimenti (in origine a fior d’acqua) costruito dall’imperatore Claudio per i suoi banchetti in compagnia della moglie Messalina prima, e di Agrippina Minore poi.
A causa del bradisismo, oggi sono coperti dal mare mosaici e frammenti architettonici di varie residenze, che comunque è possibile esplorare: come sub, accompagnati da operatori autorizzati, o con escursioni in una barca dal fondo trasparente.
Nelle vicinanze si trova Bacoli, cittadina legata a una famosa tragedia familiare e a una scoperta spettacolare. Nella zona aveva una dimora Agrippina Minore, che arrivò a Baia nell’estate del 59 d. C. per partecipare a un banchetto di riconciliazione organizzato dal figlio Nerone. Un pasto più che indigesto: l’imbarcazione su cui doveva rientrare era stata manomessa per simulare un incidente; ma la donna riuscì a salvarsi nuotando fino alla spiaggia. Servì a poco; venne raggiunta più tardi da sgherri imperiali e massacrata nella stanza da letto.
È un falso la sua tomba; rappresenta invece la sua vera caratteristica la Piscina Mirabile: una cisterna grandiosa scavata nel tufo, alta 15 m, lunga 70 m, che conteneva circa 12mila cubi d’acqua. Doveva provvedere alle necessità delle navi di stanza a Miseno. È alla base di questo promontorio che si offriva un’insenatura utilissima per Roma: il riparo della flotta responsabile del Tirreno. Venivano da qui i marinai provetti che stendevano il velario sul Colosseo per riparare gli spettatori dal solleone e dalla pioggia.
Sono tanti i luoghi da ricordare, come le Cento Camerelle o il panoramico Castello Aragonese, sede del Museo archeologico ricco di reperti unici. Tra essi, di prossima apertura, anche la sala con la ricostruzione del triclinio di Claudio e le sue sculture recuperate, mentre ospiterà dal 24 ottobre la mostra “Campi Flegrei. La Terra ardente”: fotografie di Luigi Spina tra memoria antica e paesaggio moderno.
«Saranno presto fruibili anche il Macellum e lo Stadio di Antonino Pio», aggiunge il direttore Pagano, che prosegue: «Continuano le ricerche sottomarine: di recente hanno individuato resti di una villa marittima nei fondali del Portus Julius augusteo». Non vi è alcuna sicurezza scientifica, ma potrebbe riferirsi a Cicerone, l’oratore che aveva residenze ovunque si riunisse l’upper class della capitale.
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