Caccia, in Italia si spara contro orsi e lupi

Il nostro Paese è uno ?dei più importanti consumatori di pelli ?di rettile e lane pregiate. Ma le specie maggiormente nel mirino della caccia illegale sono piccoli uccelli e la fauna selvatica considerata pericolosa

E l’Italia? Quale ruolo ha il nostro Paese in questa mappa mondiale dei crimini legati alla commercializzazione delle specie selvatiche? Anzitutto è uno ?dei più importanti consumatori di pelli ?di rettile e lane pregiate, per anni ha rappresentato uno dei maggiori mercati europei per i pappagalli e lo è ancora per le testuggini, che vengono importate clandestinamente dal Nord Africa.

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Poi siamo un crocevia di questo ?grande traffico globale, che attraverso ?la Penisola unisce continente nero ?e mercati asiatici. «Siamo un punto ?di passaggio soprattutto marittimo, ?di navi container di cui sappiamo poco ?il contenuto, e che spesso nascondono avorio o corni di rinoceronte», spiega Isabella Pratesi di Wwf Italia.

Ma anche in Italia i crimini contro ?gli animali protetti sono opera ?della criminalità organizzata? ?«No, il bracconaggio non è molto collegato alle mafie, sicuramente ?non quanto lo siano altri reati contro ?la natura come l’inquinamento ?e lo smaltimento dei rifiuti. ?Il bracconaggio è opera soprattutto di individui e di piccoli gruppi».

LA PENISOLA DEI BRACCONIERI
Le aree e le specie più colpite dal fenomeno della caccia di frodo (cliccare qui per visualizzare le informazioni)

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I crimini contro gli animali e la fauna selvatica rappresentano in Italia il 22 per cento di quelli ambientali, subito dopo quelli agroalimentari (25) e prima ?di quelli legati ai rifiuti (15).

Tra le specie più colpite ci sono, dalla Sicilia al Friuli, gli uccelli migratori, che nelle prealpi bresciane e bergamasche cadono vittime di vischio e archetti per alimentare la tradizione gastronomica di “polenta e osei”: come i cervi, vengono abbattuti sia per mangiarne le carne, ?sia per sport. «Mentre sullo stretto ?di Messina l’uccisione dei rapaci ?era addirittura considerata una prova ?di virilità», ricorda Pratesi.

Ma è forse la convivenza con i grandi carnivori a rappresentare la sfida più importante per il nostro Paese, in termini di conservazione di specie selvatiche. L’orso, ad esempio. Conta una popolazione di poco più di 100 esemplari suddivisi tra gli Appennini, dove sono inclusi nella lista rossa dei più minacciati di estinzione, e le Alpi: il caso dei due orsi uccisi di recente in Abruzzo e in Trentino (la famosa orsa Daniza, ?la cui sorte ha mobilitato il Web) conferma che spesso questi animali vengono colpiti perché ritenuti pericolosi per la collettività.

Lo stesso succede con il lupo, cacciato soprattutto in Toscana e Abruzzo e oggi in un momento di forte espansione territoriale e numerica. ?«È spesso percepito come un animale pericoloso, un rischio per il bestiame, ?e per questo viene ucciso per ritorsione», spiega Pratesi, che ricorda l’ordinanza ?di pochi giorni fa con cui il sindaco di Verona Flavio Tosi ha dato il permesso di uccidere i lupi (è stato subito denunciato dalla Guardia Forestale per aver autorizzato l’abbattimento di una specie protetta).

Ma come sta cambiando l’Italia in quanto a bracconaggio? «C’era stato un progresso, ma ultimamente assistiamo a un passo indietro. Se un Paese è insicuro, se è preda della rabbia, l’intolleranza aumenta, e quella rabbia la sfoga anche sugli animali».

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