Economia
agosto, 2013

Quando Unicredit salvò Ligresti

Nel 2010 la banca salvò l'ingengere dal baratro. Ottenendo garanzie sui prestiti che prima non aveva. Ora la procura di Milano vuole vederci chiaro

Nell'inchiesta sulla bancarotta delle società della famiglia Ligresti, la procura di Milano sta valutando per la prima volta un nuovo filone d'indagine sul ruolo avuto dalle banche, in particolare da Unicredit.  I magistrati hanno messo sotto i riflettori un'operazione di ristrutturazione del debito delle società Sinergia e Imco, effettuata nell'estate del 2010, due anni prima del loro fallimento.

Sinergia, una holding di natura finanziaria, non era nelle condizioni di rimborsare un prestito di circa 110 milioni di euro, su cui Unicredit vantava come unica garanzia un pegno sul pacchetto di maggioranza della controllata Imco, un'impresa di costruzioni. Attraverso una serie di complicate operazioni, viene fatta affluire un'ingente liquidità (circa 150 milioni) proprio sulla Imco, la quale si accolla i debiti che in precedenza gravavano su Sinergia.

Al termine dei vari passaggi, l'esposizione delle banche che partecipano al salvataggio, e in particolare di Unicredit, addirittura aumenta. In cambio, però, gli istituti ottengono come garanzia un'ipoteca da 240 milioni sui terreni del Cerba, dove all'epoca si prevedeva di realizzare l'ampliamento dell'Istituto europeo di oncologia di Umberto Veronesi.

Di qui l'ipotesi di bancarotta preferenziale, su cui i pm stanno facendo i loro accertamenti. Interpellata da “l'Espresso”, Unicredit ha risposto di non voler commentare i fatti del 2010, «anche per rispetto del lavoro dei magistrati».

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