"I test sono andati bene per gli istituti italiani, ma il giudizio cambia in base a chi ha emesso il verdetto. E ora c'è spazio per le aggregazioni". Parla Donato Masciandaro, direttore del dipartimento di Economia dell'Università Bocconi

"Ma così si genera solo confusione"

«Se l'obiettivo era quello di fare confusione, questo era il metodo giusto». Donato Masciandaro, direttore del dipartimento di Economia all'Università Bocconi, prima di commentare i risultati del comprehensive assessment vuole sottolineare una cosa: «Se prendiamo tutti i dati che sono stati pubblicati», dice, «ci accorgiamo che ci sono diverse pagelle, variabili a seconda di chi le ha emesse (la Banca centrale europea o la Banca d'Italia), del periodo preso in considerazione (fino a dicembre del 2013 o fino a settembre 2014), del tipo di simulazione fatta (scenario economico di base o avverso). Il risultato è che, a seconda della pagella che vogliamo prendere in considerazione, le banche italiane da ricapitalizzare vanno da un massimo di nove a un minimo di zero».

Professor Masciandaro, la pagella della Banca d'Italia, che è quella che delinea il quadro migliore per le banche tricolori, in realtà dice che gli istituti da ricapitalizzare sono due, non zero.
«È vero, la Banca d'Italia dice così, ma si riferisce alla simulazione di un contesto macroeconomico avverso, mentre io credo che contino i dati di bilancio, e quelli ci dicono che non esistono banche italiane da ricapitalizzare».

[[ge:espresso:affari:1.185548:article:https://espresso.repubblica.it/affari/2014/10/26/news/stress-test-banche-italiane-peggiori-d-europa-bocciate-mps-e-carige-ma-sistema-e-solido-1.185548]]

Dunque anche secondo lei, come dice la Banca d'Italia, il sistema bancario italiano è solido?
«Sì, la fotografia che emerge è tranquillizzante. Come dicevo, i dati che secondo me vanno guardati con attenzione sono quelli dell'asset quality review, perché quelli indicano qual è la reale situazione delle banche e contribuiscono ad aumentarne la trasparenza. Ebbene, secondo quei dati la situazione è che nessun istituto italiano deve rafforzare il proprio patrimonio».

Guardando i numeri della Bce, però, l'Italia non fa una bella figura rispetto a Paesi come Germania e Francia, ma anche rispetto alla Spagna che ha vissuto una crisi economica persino peggiore della nostra.
In realtà l'Italia esce bene da questi test. Se è vero che ci sono Paesi che sembrano stare meglio di noi, va anche ricordato che queste nazioni hanno aiutato direttamente le loro banche con i soldi dei contribuenti.

Lo ha ricordato anche la Banca d'Italia. La Germania ha dato 250 miliardi alle banche, la Spagna quasi 60, la Grecia una quarantina. In Italia il sostegno pubblico è stato rappresentato dai 4 miliardi dati al Monte dei Paschi di Siena. Questa stessa banca, però, secondo i test è la più debole d'Europa: deve aumentare il proprio capitale di 2,1 miliardi. E Carige lo deve incrementare di 814 milioni. Che misure adotteranno questi due istituti?
Le stesse che avrebbero preso in assenza di questi test. La loro salute può essere migliorata, e questo è evidente da tempo. Siccome però non siamo di fronte a una situazione di dissesto, non c'è niente di automatico. Le due banche cercheranno di diventare più efficienti e di rafforzare il proprio patrimonio.

Nei giorni scorsi il presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, ha detto che, in seguito a questi test, «le aggregazioni sono una delle cose possibili». Dobbiamo aspettarci nuove fusioni tra banche, dove istituti forti compreranno i più deboli?
Lo spazio economico per le aggregazioni c'è. Se guardiamo i risultati di questi test, infatti, ci accorgiamo che la carenza di capitale massima, cioè quella rilevata in uno scenario macroeconomico avverso, è di 2,9 miliardi, mentre le eccedenze di capitale sono molto maggiori, circa 25 miliardi di euro. Questo significa che i capitali per fare aggregazioni in Italia esistono, e non dimentichiamoci che si potrebbero aggiungere pure capitali stranieri. Resta da vedere se c'è anche la volontà politica, se cioè le banche, a partire dalle popolari, metteranno a punto assetti di governance tali da attirare nuovi investitori.

Crede che dopo questi test le banche saranno più disposte a prestare soldi?
Non vedo una relazione necessaria tra test di solidità patrimoniale e credito. In altre parole, non è detto che siccome la maggior parte delle banche ha superato l'esame allora da domani aumenterà la propensione al rischio di credito.

È invece possibile che i rafforzamenti patrimoniali porteranno alcune banche ad aumentare i costi per i clienti, ad esempio quelli per la gestione dei conti corrente?
Non credo proprio: alzare i prezzi in fase recessiva sarebbe una mossa suicida.

LEGGI ANCHE

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

Le crepe di Trump - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso

Il settimanale, da venerdì 13 giugno, è disponibile in edicola e in app