Così negli altri Paesi dell'Unione si incentivano gli investimenti di capitali esteri nel mercato immobiliare

La differenza principale è una: la legge francese Scellier, cui dice di volersi ispirare il governo Renzi per rilanciare il mattone italico, non limita le agevolazioni fiscali agli affitti a canone concordato. Entrata in vigore nel 2009, inizialmente prevedeva che gli acquirenti di un immobile nuovo potessero dedurre ?dal reddito il 25 per cento della spesa, con un massimale fissato a 300 mila euro, a patto di affittare per almeno nove anni l’appartamento. Le condizioni sono rimaste uguali fino a oggi, a eccezione della quota deducibile, che è stata ridotta al 18 per cento.

La Francia non è però l’unico Paese ad aver cercato di resuscitare il settore immobiliare concedendo sconti fiscali a chi compra per affittare. La Gran Bretagna, ad esempio, dal 2008 concede l’esenzione dall’Iva agli investitori istituzionali che lo fanno, mentre la Spagna, una delle nazioni più colpite dal crollo del mattone, ha messo a disposizione una linea di credito da 3 miliardi di euro, a tasso agevolato, per gli operatori che s’impegnano a dare in locazione per almeno sette anni una parte delle abitazioni invendute.

La vera novità emersa con la crisi dell’economia europea riguarda però i capitali stranieri. A eccezione dell’Italia, tutti i Paesi più colpiti dalla recessione hanno introdotto leggi che permettono a cittadini extracomunitari di ottenere il permesso ?di soggiorno in cambio di un investimento immobiliare. Spagna e Portogallo chiedono di comprare case per almeno mezzo milione di euro, concedendo per questo la possibilità di risiedere nel Paese fino a cinque anni rinnovabili. Risultato: ?in Spagna, secondo il portale locale fotocasa.es, nei primi tre mesi dopo l’approvazione della legge la domanda ?di immobili con un valore superiore ai 500 mila euro è aumentata del 21 per cento.

Il permesso di soggiorno è ottenibile anche in Irlanda, sborsando però un milione di euro, mentre per Cipro ne servono 300 mila e per la Grecia, fanalino di coda dell’economia europea, sono sufficienti 250 mila euro. Tocca rinunciare al clima mediterraneo, ma se si vuole davvero risparmiare, “Lettonia is the place to be”. Nel Paese baltico un permesso di residenza costa davvero poco: 150 mila euro se si acquista casa nella capitale Riga o nelle altre città del Paese, 75 mila se si è disposti a comprare in campagna.

Per chi non si accontenta del permesso ?di soggiorno, ma punta subito alla cittadinanza, la destinazione è solo una: Malta. Qui, investendo mezzo milione nel settore immobiliare, si diventa addirittura cittadini dell’isola. Che poi significa cittadini europei, quindi liberi di andare ?a vivere in Francia, Germania o Italia. Una conseguenza che ha già creato qualche malumore all’interno dell’Ue.

Intanto ?La Valletta, che ha introdotto la misura ?a febbraio di quest’anno, ha da poco annunciato i primi risultati del suo programma: oltre duecento domande di adesione provenienti da cittadini di trenta nazionalità, soprattutto russi. Il premier, Joseph Muscat, ha detto che solo nel primo anno il programma genererà entrate per 30 milioni di euro. Equivalgono allo 0,3 per cento ?del prodotto interno lordo. Pochino ?anche per la piccola economia maltese. ?Ma in tempi di crisi, si sa, tutto fa brodo.

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