
La meta preferita è Londra, l’Inghilterra.
Non è un fenomeno del tutto nuovo, a dire il vero. Già una ventina di anni fa, quando al Cremlino comandava Boris Eltsin, la City si popolò di centinaia di emigranti di lusso in fuga dalla confusione della Russia post sovietica. Con il nuovo millennio e l’avvento al potere di Putin, la capitale britannica divenne il rifugio degli oligarchi sgraditi al regime. Adesso invece, dopo un periodo di relativa calma, è di nuovo la crisi economica e la paura del futuro a moltiplicare il numero dei viaggiatori da San Pietroburgo e Mosca verso Londra. Le ultime statistiche segnalano che nei primi nove mesi del 2014 sono stati concessi 162 permessi di soggiorno ad altrettanti cittadini russi. Un netto aumento rispetto ai 96 registrati in tutto il 2013. Gli ultimi arrivati si portano al seguito capitali milionari. Tutto è più semplice e veloce, infatti, se il viaggiatore può attingere a un ricco conto in banca. La durata del visto dipende infatti dalle somme che l’emigrante è disposto a investire sul suolo britannico.
Si parte da 2 milioni di sterline, circa 2,5 milioni di euro, che valgono un via libera della durata di tre anni, con la possibilità di ottenere la residenza dopo cinque anni di soggiorno nel Regno Unito. Con 5 milioni di sterline bastano tre anni per essere dichiarati ufficialmente residenti. E il termine scende a soli due anni per chi può spendere almeno 10 milioni di sterline, circa 12 milioni di euro. Ovviamente la legge sui visti non vale solo per i russi, ma per tutti i cittadini di Paesi extra Ue. Di recente sono aumentati di molto anche gli arrivi di milionari cinesi.
Il messaggio del governo di Londra è chiaro: porte aperte per chi importa capitali, denaro destinato a sostenere la crescita economica. Non per niente la legge prevede che l’intera somma richiesta per ottenere il visto debba essere investita in titoli di Stato britannici o in società attive nel Regno Unito. Una volta insediatosi in Gran Bretagna, il cittadino straniero può poi godere di un’ulteriore facilitazione, questa volta di carattere fiscale. In sostanza diventa un residente non domiciliato. Un regime speciale, in gergo “res non dom”, prevede infatti la tassazione dei soli redditi prodotti all’interno del Regno Unito. E così, poiché gran parte del loro patrimonio (aziende, attività finanziarie, immobili) si trova nel Paese di provenienza o altrove nel mondo, questi facoltosi emigranti di fatto finiscono per pagare tasse irrisorie al fisco di Sua Maestà. Ma il governo di Londra è ben disposto a rinunciare a questi proventi se i ricchi stranieri sostengono l‘economia con i loro consumi milionari e gli investimenti in aziende britanniche.