Navigando in due siti si riesce ad avere la fotografia dei conti a un livello di aggiornamento quasi istantaneo: dai piccoli comuni ai costi di cancelleria di Renzi. Un evento mai visto finora nelle statistiche
Una operazione trasparenza di questa portata non si era ancora vista. Seduti a casa propria, dal proprio computer, senza dover affrontare le cabale dei documenti ufficiali di bilancio, si può ora ficcare il naso nei conti di tutti gli enti pubblici, da quelli statali al più piccolo comune passando per le comunità montane e gli enti di ricerca. Due siti: “soldipubblici.it” e “bdap.tesoro.it”, l'ultimo nato, consentono di navigare come pesci all'interno del grande acquario dei dati, da quelli di un piccolo comune a quelli della Ragioneria dello Stato, una volta una palude opaca e inestricabile, ostica persino per gli addetti ai lavori.
Cosa si trova così viaggiando? Intanto si trova la fotografia dello stato delle cose a un livello di aggiornamento quasi istantaneo, evento mai visto finora nelle statistiche. I dati infatti riguardano i primi 10 mesi dell'anno corrente. Il Bdap (banca dati amministrazioni pubbliche), per esempio, rivela che si spendono 69,6 miliardi per redditi da lavoro dipendente, quasi la metà (29,6 miliardi) da parte del ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca, seguita dal ministero dell'Economia a Finanze (14,5) e dalla Difesa (12,5 miliardi).
Quanto a spese di funzionamento (dette consumi intermedi: ma sarebbe bello vederle indicate appunto con un nome più comprensibile a tutti), il più costoso è il ministero dell'Economia e Finanze per 2,4 miliardi, cosa ovvia in quanto dentro ci sono le provvigioni per il collocamento del debito pubblico e quelle per i concessionari della riscossione come Equitalia. Più o meno in parità, gli altri due ministeri al top della spesa, con circa 1 miliardo a testa: sono Interno e Istruzione.
Nel capitolo trasferimenti correnti alle amministrazioni pubbliche, la parte del leone la fa il ministero del Lavoro, con 90,5 miliardi di pagamenti totali (sempre quest'anno e fino a oggi), dovuti al fatto che è da lì che si finanzia tutto il welfare, dalla previdenza alla cassa integrazione. Quanto ai trasferimenti alle imprese, è sempre il ministero di via XX Settembre a gestire più denaro, con 4,3 miliardi di pagamenti.
Se poi ci si accontenta dei dati 2013 (ma già averli è un record), si può capire come si distribuisce la spesa per regione: cioè come i fondi nazionali arrivano nelle varie parti del paese. E si scopre, per esempio, che la regione che riceve più fondi è la Lombardia (79 miliardi), seguita dalla Campania (47 miliardi) e dal Piemonte (42 miliardi), e che gran parte di queste somme è data dai trasferimenti previdenziali ma, sorpresa, è la Lombardia che fa bingo con 52 miliardi, e il Piemonte ne riceve di più della Campania (25 miliardi contro 22).
Se poi si passa a calcolare la spesa nazionale per abitante, Trentino, Valle d'Aosta a Friuli (tutti a regime speciale) sono in testa alla classifica. In rapporto al Pil regionale, invece, la spesa pubblica è elemento fondamentale in Calabria (rappresenta il 62 per cento) e in Sardegna (il 56), a testimonianza della scarsa capacità produttiva di quei territori, e del loro sostanziale parassitismo.
Su soldipubblici.gov.it, l'altro sito disponibile, ci si può scatenare in una attività di vero voyeurismo contabile. Volete sapere quanto ha speso in cancelleria Matteo Renzi dall'inizio di quest'anno? Et voilà: 141.153,54 euro. E in carta? 39.133,44 euro. Scorrendo i dati del bilancio della Presidenza del Consiglio si apprende che ha anche speso 116 mila per le bollette dell'acqua, 367 mila per quelle dei rifiuti, 689 mila per il telefono fisso, ben 2 milioni e 600 mila per l'energia elettrica, 397 mila per il gas, 175 mila per i telefonini. Ha poi pagato 780 mila euro di pubblicità, 107 mila per indennità di missione all'estero (ma la spesa su questo fronte è assai frammentata e il dato non è esaustivo), 1 milione e mezzo per l'organizzazione di manifestazioni e convegni, 403 mila per stampa e rilegatura, altri 80 mila per stampati, 93 mila 700 euro per giornali e riviste. Ha anche speso 3 milioni e 700 mila euro per consulenze e un milione e 465 mila per “incarichi” più 2 milioni per “consulenze tecnico-scientifiche” oltre a 26 milioni per “altre indennità” e 61 mila per traduzioni e interpreti.
Per il tempo libero, se ne sono andati 3 milioni e 600 mila euro per impianti sportivi (ma quali?). Poi, ben 2 milioni 586 mila per lavanderia, 213 mila per beni alimentari (neanche tanto: fa 710 euro al giorno) e 50 mila euro per medicinali e “materiale sanitario e igienico”, forse i cerotti. È la trasparenza, bellezza.