Governi e investitori vanno avanti ignorando i mille problemi di fondo della società, dove l'1 per cento prospera e gode, e il 99 deve sostenersi come può

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“It's a xanax world”: è un mondo che si cura con gli ansiolitici, ha scritto a inizio anno uno dei guru della finanza mondiale, Bill Gross, nel suo Investment outlook. L'ex boss di Pimco, uno dei fondi più grandi al mondo, ora ne guida un altro da lui fondato di nome Junus, e conserva intatta la fama di infallibile stratega del mondo dei bond.

La sua tesi è che governi e investitori vadano avanti ignorando i mille problemi di fondo della società, dove l'1 per cento prospera e gode, e il 99 deve sostenersi assumendo una pillola quotidiana sotto forma di intrattenimento sportivo, rincorrendo tutte le fantastiche nuove app per il telefonino, o incantato dalla narrazione del cibo che occupa sempre di più il nostro quotidiano e via dicendo. Panem et circenses, proprio come la plebe dell'antica Roma con gli spettacoli del Colosseo.

Con chi se la prende Bill Gross? Con una realtà spesso dimenticata: il fattore demografico. Il nuovo Titanic del mondo sviluppato. Dove vive una popolazione che invecchia e che avrà sempre più bisogno di assorbire risorse pubbliche in termini di pensioni e assistenza sanitaria, e tutto questo dovrà essere prodotto da legioni di Millennials che però ancora non sembrano poter far fronte all'impegno, vuoi perché il tasso di occupazione tra di loro è troppo basso, vuoi perché anche il tasso di crescita della produttività sembra muoversi più lentamente che in passato.

Sarà quindi la generazione che sta invecchiando oggi a dover trovare le risorse per pagare i propri bisogni. Come? Vendendo i propri asset (beni e investimenti) a qualcuno che glieli paghi abbastanza per consentirgli di saldare i propri conti.

Quello descritto da Gross, che ci riporta bruscamente alla realtà dei fatti rispetto a quella della “narrazione“, non è l'unico mondo xanax di questo inizio 2016. Che altro stanno facendo per esempio le banche dalle nostre parti? L'Abi, la potente lobby bancaria, ha scelto di somministrare forti dosi di ansiolitico per far dimenticare i problemi in cui si dibatte.

Il suo presidente, Antonio Patuelli, ha deciso di imitare il Vasari, che nelle sue Vite ha raccolto le biografie dei grandi uomini del suo tempo, dando alle stampe un volumetto intitolato alle vite dei banchieri italiani dal dopoguerra ad oggi. Uscito, con un tempismo mozzafiato, poco prima dello scandalo delle quattro popolari fallite che il governo Renzi ha dovuto salvare. Fallimento che ha aperto uno squarcio illuminante sulla qualità dei banchieri al comando.

E quante pillole servirebbero per dormire tranquilli sulla montagna di crediti deteriorati, 337 miliardi raggiunti a giugno scorso, pari al 17,5 dei crediti alla clientela secondo l'ultimo rapporto Afi dell'associazione bancaria, datato dicembre? Gli anni a venire, ragiona il rapporto, vedranno una riduzione di questa montagna inquietante fino ad arrivare al 2020 con un taglio del 40 per cento dei crediti deteriorati. Eppure, nonostante il miglioramento generale della situazione, le banche non nascondono di sperare ancora in operazioni di carattere straordinario per mettersi in sicurezza. Come quella chiamata comunemente bad bank.

La fragilità della situazione – e quindi giù un'altra pillola – fa il paio con le indicazioni della vigilanza bancaria europea diffuse fresche fresche come “priorità 2016”. Cosa si propone si fare quest'anno la super-vigilanza che fa capo alla Bce? Combattere quelli che vede come gli aspetti più rischiosi del sistema. Che sono cinque: a) rischio di modello imprenditoriale e di redditivita?, b) rischio di credito, c) adeguatezza patrimoniale, d) governo dei rischi e qualita? dei dati, e) liquidita?.

Ma è il primo dei cinque rischi a configurare la preoccupazione maggiore dei tecnici della vigilanza. Sono le casse vuote, il lungo digiuno di una delle industrie per definizione più redditizie come l'esercizio del credito a far fare qualche mossa avventata. La diminuzione della redditività delle banche, sia per la caduta del giro d'attività economica generale, sia per la caduta dei tassi, che riducono lo spazio di manovra delle banche nel ricavarsi un margine, sta stringendo come una morsa i banchieri e i loro azionisti.

Con quali strategie si stanno muovendo gli istituti per tornare a guadagnare?, si chiedono i vigilanti. Fra questi – sospettano - potrebbero figurare un allentamento dei criteri di concessione del credito (e dunque un aumento del rischio sofferenze), un maggiore ricorso al finanziamento a breve termine (con quali tipi di obbligazioni?), oppure un aumento dell’esposizione al rischio non commisurato alla propensione al rischio fissata.

In altri termini, il clima intorno al mondo bancario è sempre più critico. Con un sospetto crescente di possibili azioni avventate e pericolose. E in questo caso, indovinate a danno di chi? Insomma anche ai risparmiatori toccherebbe la dose di calmante. Ma forse è meglio l'ansia, e stare ben svegli. Etruria docet.

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