Banca "cattiva" perché deve fare il lavoro sporco: smaltire le sofferenze bancarie. In realtà saranno delle mini bad-bank, una o più per ogni istituto, con garanzia dello Stato a richiesta. "L'intervento non genererà oneri per il bilancio dello Stato" assicura il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan

Perché si ricorre alle mini bad bank?
Le parole chiave sono crediti tossici e cartolarizzazione. I crediti tossici sono debiti non saldati da imprese e cittadini. Questi crediti, detti sofferenza, hanno fatto venire alle banche italiane la “febbre” misurata in 201 miliardi di euro.
Non riuscendo a recuperare questi crediti gli istituti bancari fanno fatica a prestare altro denaro. Così per curare le banche malate la soluzione è la bad bank, la banca cattiva, o meglio mini bad-bank per ciascuno istituto “contagiato”.
Dunque attraverso i veicoli finanziari delle bad bank la banca cartolarizzerà le sofferenze, cioè le renderà commerciali emettendole in bond. Questi titoli sono poi venduti a investitori privati o istituzionali, e così la banca rientra dei soldi prestati ai mutuatari: i fondi che la banca ottiene possono essere usati per espandere la propria attività.
Tecnicamente vengono costituite una o più società ad hoc (Spv, cioè special purpose vehicle) a cui una banca cede uno o più pacchetti di crediti deteriorati: mutui, prestiti al consumo. La società-veicolo paga la banca con l'emissione di obbligazioni Abs, ossia Asset backed securities, cioè titoli obbligazionari da collocare sul mercato.
Così le mini bad-bank, con un management autonomo, comprano tutti i prestiti tossici, liberando i bilanci delle banche dal peso dei crediti non esigibili.

Qual è lo strumento per facilitare lo smaltimento delle sofferenze bancarie?
È la concessione di garanzie dello Stato. In sostanza il Governo sta per varare le norme che definiscono un meccanismo di garanzia utile a smaltire i crediti in sofferenza presenti nei bilanci bancari. Lo schema prevede la concessione di garanzie dello Stato nell'ambito di operazioni di cartolarizzazione che abbiano come sottostante crediti in sofferenza.
“Lo Stato garantirà soltanto le tranche senior delle cartolarizzazioni, cioè quelle più sicure, che sopportano per ultime le eventuali perdite derivanti da recuperi sui crediti inferiori alle attese”, ha dichiarato il ministro dell’Economia durante il Question time alla Camera dei Deputati. Dunque non si potrà procedere al rimborso delle tranche più rischiose (junior e mezzanina), se non saranno prima state integralmente rimborsate le tranche senior garantite dallo Stato.
Le garanzie possono essere richieste dalle banche che cartolarizzano a fronte del pagamento di una commissione periodica al Tesoro (in percentuale sull’ammontare garantito). Il prezzo della garanzia è di mercato e crescente nel tempo sia per tenere conto dei maggiori rischi connessi a una maggiore durata delle note, sia per introdurre nello schema un forte incentivo a recuperare velocemente i “prestiti cattivi”.
Infine per avere la garanzia i titoli devono essere certificati da un’agenzia di rating indipendente e inclusa nella lista della Bce. Lo Stato rilascerà la garanzia solo se i titoli avranno prima ottenuto un rating uguale o superiore a “investment grade” (indicatori dell'affidabilità). Gli istituti bancari saranno tenuti a dare l'incarico di recuperare i crediti a un service esterno e autonomo. Questo impedirà che l'azione di recupero sia frenata da eventuali conflitti di interesse.

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Ci rimettono i consumatori?
Il ministro dell’Economia alla Camera ha risposto così: “La presenza della garanzia pubblica faciliterà il finanziamento delle operazioni di cessione delle sofferenze e non avrà impatti né sul debito pubblico né sul deficit”. Anzi il Tesoro prevede che le commissioni incassate siano superiori ai costi e che vi sia pertanto un'entrata netta positiva. Nel peggiore dei casi il saldo sarà pari a zero, queste sono le rassicurazioni del ministero ai consumatori.

Cosa chiede l’Unione europea?
Il prezzo della garanzia statale deve essere di mercato. Questo è stato il vincolo imposto dalla Commissione europea. Solo in questo modo “non ci sarà un aiuto di Stato” ha affermato la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager. E questa condizione ha fatto ottenere, per il momento solo a voce, al governo italiano il disco verde dall’Unione europea alla Garanzia Cartolarizzazione Sofferenze (GACS). L'intesa prevede che Bruxelles monitori l'applicazione dell'intesa attraverso una entità terza.
Il testo che recepisce l’accordo con l’Ue, la riforma del credito cooperativo e le nuove misure per accelerare il recupero crediti faranno parte di un decreto unico che sarà discusso dal Consiglio dei ministri.