Infrastrutture

Recovery fund, nessuna nuova grande opera e procedure ambientali semplificate: ecco il piano di Draghi

di Antonio Fraschilla   17 marzo 2021

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Nell’elenco compaiono cantieri già programmati da tempo e fino a oggi finanziati con fondi statali. Il governo promette a Bruxelles di concludere i progetti eterni del Paese entro il 2026 grazie a una semplificazione delle norme

Nessuna nuova opera, nessuna infrastruttura ferroviaria e viaria che si aggiunge a quelle già programmate, cioè in fase di progettazione e in alcuni casi avviate da tempo. Ma, in compenso, si promette a Bruxelles di concludere i cantieri eterni del Paese entro il 2026 grazie a minori vincoli e a una semplificazione delle norme in materia di urbanistica e tutela ambientale. In soldoni rinviando le Valutazione di impatto ambientale a dopo l’approvazione del progetto e aggirando l’ostacolo dei consigli comunali e delle conferenze di servizio per le varianti.  

 

La bozza del Recovery fund che il governo Draghi sta facendo circolare in queste ore dalla cabina di regia insediata al Ministero dell’Economia sul fronte infrastrutture prevede una spesa di 31,8 miliardi di euro: fondi che in gran parte andranno a sostituire i finanziamenti statali già impegnati per queste opere, liberando risorse nell’asfittico bilancio dello Stato alle prese con spese enormi per affrontare l’emergenza pandemia. Una partita di giro, insomma, che al di là della volontà di Palazzo Chigi dipende molto dalle stesse regole del Recovery (chiamato anche Piano nazionale di ripresa e resilienza) che prevedono la conclusione dei progetti entro il 2026. Chi si aspettava grandi nuove opere da questo piano resterà deluso, perché scorrendo l’elenco in bozza ci sono di fatto gli eterni cantieri italiani dei quali si parla da anni, se non decenni in alcun casi: come la linea veloce Napoli-Bari o quella Palermo-Catania, entrambe già in grandissima parte finanziate da tempo con fondi statali. 

 

Procedure ambientali e urbanistiche semplificate

Il governo Draghi prevede inoltre procedure accelerate per fare le opere, sul modello del Ponte Morandi a Genova. Qualche esempio? I progetti inseriti nel piano andranno in variante urbanistica e si potranno evitare le conferenze di servizio per le autorizzazioni.  Si legge nella bozza di piano: «Il Ministero dei Trasporti proporrà una modifica normativa per consentire di anticipare l'ubicazione geografica dei lavori al momento del "Progetto di fattibilità Tecnica Economica" (Pfte), anziché attendere la fase definitiva di progettazione del progetto. L'ubicazione sarà quindi inclusa come variante degli strumenti urbanistici, con un vincolo legato all'espropriazione. Le autorizzazioni supplementari, che non possono essere acquisite, sarebbero ottenute nelle fasi successive di progettazione del progetto, senza convocare la "Conferenza dei Servizi", in deroga alla legge n. 241/1990. La modifica normativa proposta dovrebbe produrre i seguenti effetti positivi: tutte le osservazioni delle varie amministrazioni saranno raccolte nella fase del Pfte, consentendo di integrarle, con risparmi in termini di tempo e risorse, nelle fasi successive del processo di progettazione del progetto; i terreni interessati dai lavori saranno riservati dal punto di vista urbanistico, inibendo le attività edilizie di terzi e consentendo risparmi economici per futuri espropri; il tempo complessivo per il processo di autorizzazione dei progetti verrebbe ridotto da 11 mesi a 6 mesi».

 

Le opere

Nel dettaglio nel piano, alla voce infrastrutture ferroviarie ad alcune opere ben note. Come «le tre linee ferroviarie ad alta velocità Napoli-Bari (finora finanziata dal Fesr), Palermo-Catania e alcuni lotti funzionali del Salerno-Reggio Calabria (il cui completamento potrebbe essere finanziato con fondi nazionali e Fesr). Queste linee aumenteranno inoltre la capacità di trasporto merci dai porti del Sud», si legge nel pano, che continua: «La capacità del trasporto merci della linea Brescia-Verona-Padova sarà aumentata parallelamente a un aumento della capacità di trasporto merci del collegamento Verona-Brennero. Sarà inoltre rafforzata la capacità di trasporto merci da Genova e dal suo porto attraverso le Alpi. Sono previsti investimenti nelle seguenti tre linee che attraversano l'Italia da ovest ad est: Orte-Falconara (incentrato sul traffico merci, collegato ai porti di Ravenna e Ancona); Roma-Pescara (principalmente traffico passeggeri lungo la linea, compresi i pendolari); e Salerno-Battipaglia-Taranto (incentrato sul traffico passeggeri nelle aree interne delle regioni Basilicata e Puglia e sul traffico merci proveniente dal porto di Taranto)».

 

Entro il 2026, con i fondi del Recovery, l’Italia si impegna a completare altri opere ferroviarie: «La linea Brescia-Verona-Vicenza è in fase di attuazione e il completamento è previsto per giugno 2026 per la tratta Brescia-Verona e per dicembre 2026 per la tratta Verona-Bivio Vicenza. Il progetto Liguria-Alpi è in costruzione per il Nodo di Genova e il Terzo tratto Giovi Crossing (del 53 km), il cui completamento è previsto nel agosto 2025 e nel dicembre 2026 per le restanti tratte. I lavori di adduzione Verona-Brennero (di 15 km), relativi alla circonvallazione di Trento, sono in fase di progettazione e il loro completamento è previsto per dicembre 2026». E, ancora, entro i prossimi cinque anni saranno completate la «Roma-Pescara (circa 32 km), riqualificazione Orte-Falconara (circa x km) e lotto prioritario del tratto Potenza- Metaponto (circa 35 km) della linea Taranto-Metaponto-Potenza-Battipaglia».

 

Sul fronte degli interventi di minore impegno economico, il piano prevede «investimenti specifici per migliorare la rete ferroviaria in vari punti critici dell'Italia meridionale, al fine di aumentare la competitività̀ e la connettività̀ del sistema logistico intermodale (ferrovie — aeroporti — porti) e i collegamenti con le principali città. In particolare, sono previsti investimenti sulle seguenti linee: Roma-Venafro-Campobasso-Termoli;  riqualificazione di Bari — Lamasinata; elettrificazione Barletta — Canosa; Pescara-Foggia; riqualificazione del Sibario ionico Catanzaro Lido-Reggio; nodo di Catania, tangenziale di Palermo, adeguamento Palermo — Agrigento — Porto Empedocle, intermodalità e accessibilità all'aeroporto di Trapani Birgi; collegamento ferroviario dell'aeroporto di Olbia — raddoppio del binario di Decimomannu- Villamassargia.

 

Sul fronte stradale si punta molti al rifacimento di ponti e gallerie da Nord a Sud e sui porti il piano «comprende anche investimenti in numerosi porti dell'Italia meridionale (con particolare attenzione a Napoli, Salerno, Cagliari, Manfredonia, Taranto, Brindisi, Palermo, Catania, Trapani, Messina, Milazzo, Villa San Giovanni e Reggio Calabria), contribuendo in tal modo alla coesione sociale».

 

Insomma, si cerca di liberare risorse dello Stato già impegnate in queste opere. E con deroghe alle norme sulla tutela ambientale e gli appalti si assicura all’Europa che sì, finalmente entro il 2026 l’Italia farà quello che da anni non è riuscita a completare nonostante i finanziamenti fossero già da un bel po’ a disposizione.