Il prezzo del gas è un’emergenza nazionale: nuovi record per le quotazioni. Caos per contratti e fornitori

Toccata la cifra di 315 euro per megawattora, mentre le compagnie A2A ed Hera annunciano che non apriranno nuovi contratti viste le troppe incertezze dl momento. E intanto Calenda propone di interrompere la campagna elettorale

Il prezzo del gas sui mercati internazionali si muove ormai come una variabile impazzita. Spinto dalla speculazione, dagli investitori che scommettono su nuovi giri di vite nelle forniture russe, le quotazioni reagiscono con rialzi ad ogni minima notizia negativa. Da ultimo lo stop per tre giorni (dal 31 agosto al 2 settembre) del gasdotto Nord Stream, che porta in Europa (anche in Italia) il metano di Mosca. Questa mattina sul mercato Ttf di Amsterdam, l’ultima impennata di una lunga serie ha spinto il gas al nuovo record di 315 euro per megawattora. Numeri, come segnala più di un analista, che ormai lasciano il tempo che trovano, scollegati ormai da ogni considerazione economica. Se non fosse che proprio sulla base di queste quotazioni viene fissato il prezzo dell’energia (gas, ma anche elettricità) che fa funzionare le fabbriche e anche i nostri elettrodomestici.

 

Ad aggiungere altra tensione (semmai ce ne fosse bisogno) è arrivato anche un tweet di Carlo Calenda che propone di sospendere la campagna elettorale per concentrarsi sull’emergenza energia. Lo stop servirebbe a favorire una sorta di unità nazionale per consentire al governo di Mario Draghi di varare subito nuovi aiuti a famiglie e imprese per far fronte ai prossimi rincari delle bollette. L’intervento del leader del cosiddetto Terzo polo sembra più che altro dettato dall’esigenza di ottenere un po’ di visibilità, visto che l’esecutivo, pur se dimissionario, può decidere misure supplementari anche mentre i partiti continuano la loro campagna in vista del voto.

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Piuttosto, è un’altra la notizia del giorno che mette ancora più in apprensione migliaia di imprenditori. Si è infatti appreso che due grandi aziende energetiche come A2A (controllata dai comuni di Milano e Brescia) e Hera, che opera soprattutto tra Emilia Romagna, Marche e Veneto, non stipuleranno più contratti con nuovi clienti. Come si spiega questa decisione? L’Espresso lo aveva già raccontato in una recente inchiesta. I fornitori, infatti, sostengono di non avere disponibilità di materia prima oppure preferiscono non venderla perché temono nuove impennate del prezzo o addirittura un possibile razionamento. Tutto fermo, quindi. E non è escluso che anche altri grandi operatori decidano di mettere in stand by i nuovi contratti.

 

A questa situazione che crea nuove difficoltà alle aziende si aggiunge anche il caos contratti. Il governo ha infatti varato una norma che di fatto prolunga fino ad aprile 2023 gli accordi di fornitura di energia a prezzo fisso anche quando le modifiche sarebbero contrattualmente possibili. Il provvedimento punta a proteggere i consumatori che rischiano di veder crescere le bollette a livelli insostenibili. D’altra parte, però, molti grossisti e trader finiranno per trovarsi in gravi difficoltà finanziarie, visto che non potranno adeguare le tariffe di vendita ai prezzi correnti, aumentati anche di dieci volte rispetto all’anno scorso.

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Al momento non si vede che cosa possa interrompere questa spirale di guai, innescata dai tagli alle forniture decisi dalla Russia e, prima ancora, dall’aumento della domanda di energia dovuta alla ripresa post pandemia. L’unica via di uscita sembra essere l’accordo su scala europea per arrivare a un prezzo calmierato del gas. Anche qui però la strada verso un accordo sembra ancora lunga.

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