Il caso
Le sigarette Yesmoke via da Settimo Torinese
La storia dell'ultima manifattura made in Italy era diventata anche un documentario. Ma ora lo stabilimento sarebbe vicino alla chiusura
La sua storia era diventata un documentario pluripremiato uscito nel 2015: “SmoKings”. È quella della Yesmoke, «l’ultima manifattura di sigarette made in Italy», dei fratelli Carlo e Gianpaolo Messina. Una resistenza donchisciottesca, e sul crinale del lecito, in un mercato dominato dalle multinazionali del tabacco. Poi il fallimento nel 2016 e l’acquisizione da parte della Swiss Merchant Corporation, con quartier generale a Lugano.
Adesso la doccia fredda e l’ultimo contrappasso: l’azienda di Settimo Torinese starebbe per chiudere. Lo conferma a L’Espresso Daniele Volpatto, assessore al Lavoro del Comune in provincia di Torino: «Ufficialmente non ci è stato comunicato nulla, l’abbiamo scoperto interagendo con il Centro per l’impiego. La vicenda è stata velocissima. La nostra prima preoccupazione è per i 27 dipendenti contattati proprio dal Centro e inclusi, su base volontaria, nei percorsi di reinserimento e formazione».
La replica della società
“Yesmoke ha ripianificato la propria strategia organizzativa per adattarsi ai mutamenti legislativi che hanno eroso il vantaggio competitivo e per continuare a vivere in un sistema di accise improntato, a suo parere, su un principio incostituzionale e illegittimo che favorisce le sigarette con prezzo alto.
Per tali motivi ha dovuto, suo malgrado, esternalizzare la produzione, tagliare i costi, mantenendo e garantendo lo stesso livello di qualità e servizio e la medesima ricetta dei prodotti.
Le parti sociali sono state coinvolte nel pieno rispetto delle normative ma anche dei principi di etica imprenditoriale ai quali Yesmoke si è sempre ispirata.
Tra l’altro, Yesmoke ha anche chiesto a gran voce che il sistema tributario attuale muti quanto prima ristabilendo una “libera” concorrenza ed un “libero” mercato, nel settore specifico del tabacco, anche a vantaggio del sistema Italia: pende infatti in Corte Costituzionale il ricorso a suo tempo presentato e di imminente discussione”