Energia
Priolo, l’incognita Golden Power sulla vendita della raffineria
Il valzer di nomi attorno all’impianto siciliano, strategico per la sicurezza energetica del Paese. Ecco le relazioni d’affari dell’acquirente Michael Bobrov
Li ha incontrati Renato Schifani. E si è subito sbilanciato: «Mi sembrano persone affidabili». L'ultimo giorno di gennaio il presidente della Regione Sicilia ha ricevuto a Palermo i manager di Goi Energy, la società di Cipro che ha siglato un accordo preliminare per l'acquisto della raffineria di Priolo messa in vendita dal gruppo russo Lukoil.
L'operazione annunciata un mese fa è però tutt'altro che conclusa. Sabato quattro febbraio, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha firmato il decreto che dichiara di «interesse strategico nazionale» l'impianto in provincia di Siracusa. Questo atto formale si è reso necessario per confermare la strategicità dell’asset siciliano.
Ora che all'orizzonte è comparso un compratore, il governo dovrà valutare la credibilità delle garanzie che Goi Energy si è impegnata a fornire sulla base della legge del Golden Power. Garanzie che dovranno tutelare le attività e l'occupazione di un impianto che da solo garantisce il 20 per cento del mercato nazionale della raffinazione e dà lavoro, compreso l'indotto, a 10 mila persone. In particolare, andrà approfondito anche il ruolo di Trafigura, il colosso mondiale delle materie prime, che pur non comparendo ufficialmente come acquirente, di fatto garantirà la sopravvivenza dell’impianto. In base a quanto comunicato il mese scorso, la multinazionale con base in Svizzera si è infatti impegnata a fornire il greggio e a rivendere il petrolio raffinato con contratti di lungo termine.
Goi Energy, la società acquirente, è guidata dal manager sudafricano Michael Bobrov, molto attivo nel settore petrolifero anche in Israele, dove è stato, tra l’altro, anche amministratore delegato della locale filiale di Trafigura. Sempre in Israele, Bobrov ha rilevato la grande raffineria di Bazan in cordata con i due fratelli Ohad e Eder Schwartz, legati al magnate Beny Steinmetz, di cui hanno sposato le figlie. Steinmetz – non coinvolto personalmente nell’operazione Priolo – tira le fila di un gruppo tra i più importanti al mondo nell’estrazione e nel commercio di diamanti, oltre a controllare miniere di ferro e altri minerali. Nel 2021 Steinmetz è stato condannato da un tribunale di Ginevra a cinque anni di reclusione e ad una multa multimilionaria con l’accusa di aver pagato mazzette alla quarta moglie dell’allora presidente della Guinea, Lansana Conté. La vicenda al centro dell’indagine risale a una quindicina di anni fa (Conté è morto nel 2008) e i legali di Steinmetz hanno annunciato appello contro la sentenza.
La Goi Energy di Bobrov è ora chiamata a presentare i propri progetti nei prossimi giorni, in modo che possano essere esaminati da un apposito comitato costituito presso la Presidenza del Consiglio. Al momento non è dato sapere neppure quanto pagheranno gli acquirenti per rilevare il controllo dell'impianto. In ambienti finanziari è stata accreditata una cifra di circa 2 miliardi di euro. Tocca ora al governo, anche individuando investitori italiani, decidere sull’indipendenza energetica del Paese e scongiurare di lasciare in mani straniere un impianto strategico per il Paese. In un momento in cui l’Italia ha sperimentato le devastanti conseguenze della crisi energetica.