A margine della conferenza da New Delhi, la premier sostiene che la Commissione stia bloccando la soluzione del problema Ita. Ma da Bruxelles pronta la replica: «Non abbiamo ricevuto alcuna notifica»

La fronte dei vertici di Lufthansa si fa sempre più aggrottata. E il pensiero che gira nella testa dei tedeschi che stanno portando avanti la trattativa è il seguente: «Ma chi ce lo fa fare?». Oggi la domanda si fa ancora più insistente di ieri. Perché proprio ieri la premier Giorgia Meloni, a margine del G20, ha sostenuto che l'alleanza fra la compagnia di bandiera italiana e quella tedesca non è ancora decollata per colpa del commissario Paolo Gentiloni, a cui il governo nelle ultime settimane ha chiesto un occhio di riguardo in più per i dossier italiani di stanza a Bruxelles. 

 

Tuttavia, come ha anticipato l'Espresso settimana scorsa e come precisato dalla stessa Ita in una nota inviata al nostro giornale, la questione è che a Bruxelles non è pervenuto alcun dossier da analizzare. La conferma viene dal Mef, il ministero dell'Economia, che afferma di essere in una fase di pre-notifica e che la Commissione starebbe valutando molto minuziosamente l'istruttoria. Non a caso. Uno dei punti cruciali è comprendere quanto Ita Airways abbia tagliato il cordone ombelicale con la vecchia Alitalia. Forse non abbastanza, visto che nei giorni scorsi la Corte d'Appello del Tribunale di Roma ha imposto il reintegro di 77 ex dipendenti Alitalia e ora altri dipendenti esclusi dalla neonata compagnia sono in attesa del via libera del Tribunale per entrare nella nuova Ita. 

 

A quanto risulta a l'Espresso, i tedeschi sarebbero stupefatti dalla vicenda e starebbero valutando se fare marcia indietro sulla trattativa. A preoccuparli è il rischio di ritrovarsi fra le mani una società, Ita Airways, che ha gli stessi problemi di Alitalia, ovvero un costo del personale troppo alto e una eccessiva vicinanza alle stanze del potere politico romano.