Basta vivere per lavorare, si lavora per vivere. Dall'analisi del Censis si capisce che il cambio di prospettiva è netto

In Italia il lavoro aumenta. Ma non per i giovani. Che si sono stufati di regalare il loro tempo

In Italia non ci sono mai stati così tanti occupati. Come si capisce dall’ultimo rapporto Censis, da quando la ripresa post Covid è iniziata a oggi, il numero di persone entrate a far parte del mercato del lavoro è progressivamente salito, passando dai 22 milioni di persone di luglio 2020 a oltre 23 milioni e 700mila di novembre 2023. Cresce sia l’occupazione dipendente, sia quella indipendente. Ma soprattutto ad aumentare è il numero di chi è over 50 e trova un’occupazione: negli negli ultimi 10 anni sono cresciuti di 2,7 milioni. I giovani che lavorano, invece, chi ha tra i 15 e i 34 anni, si sono ridotti di 360 mila unità dal 2012 al 2022.

 

Il dato è il risultato di più fattori, come il calo della natalità e la tendenza degli under 30 a lasciare il Paese per cercare migliori condizioni di vita. Ma soprattutto è conseguenza dell’alto tasso di disoccupazione giovanile, che supera il 21 per cento. Facendo risultare l’Italia uno dei peggiori Stati nella classifica che l’Ocse ha redatto a fine 2023.

 

Così il mercato dell’occupazione diventa sempre più vecchio. Resta un modo per maschi - tra le oltre 12 milioni di persone che sono fuori pur essendo in età lavorativa (né sono occupati né cercano di farlo), 8 milioni sono donne. E risponde sempre meno alle esigenze concrete di chi ne fa parte: tre quarti degli italiani, il 76,1 per cento, condivide l’affermazione secondo cui «in Italia il lavoro c’è, ma si tratta di un lavoro poco qualificato e sottopagato». L’80 per cento vede nell’occupazione un fattore che, soprattutto in passato, ha portato a trascurare gli interessi personali tanto da portare il proprio benessere in secondo piano. Così oggi con fatica cede un’ora del proprio tempo libero al datore di lavoro: «Solo se il compenso è tale da giustificare la rinuncia», risponde più del 76 per cento dei giovani.

 

Basta vivere per lavorare. Oggi si lavora per vivere, il cambio di prospettiva è netto. Per il 62,7 per cento degli italiani il lavoro non è centrale nella vita. Chi ha un contratto come dipendente sostiene che «Il lavoro sia un diritto. Ma anche un contributo personale a qualcosa che supera i confini dell’ufficio e trova un riscontro anche nella collettività». Per il 43 per cento degli intervistati il lavoro è un fattore di indipendenza, a pensarlo sono soprattutto le donne.

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