Il colosso delle ricerche è sotto accusa negli Stati Uniti. Ma oltre che dai tribunali il suo potere è insidiato dallo sviluppo delle nuove forme di interrogazione della rete

Per la prima volta nella sua storia, Google, il colosso tecnologico che ha definito la ricerca online, è stato ufficialmente accusato negli Stati Uniti di detenere un monopolio illegale. Questa accusa potrebbe segnare un punto di svolta cruciale, non solo per l’azienda stessa, ma per l’intero futuro della ricerca sul web. Mentre l’intelligenza artificiale sta già trasformando diversi settori, la domanda chiave ora è: riuscirà davvero a mettere in discussione il dominio di Google?

 

Partiamo da un fatto interessante: Google paga ad Apple circa 20 miliardi di dollari all’anno per essere il motore di ricerca predefinito sui dispositivi Apple. Questo accordo mette Google davanti a milioni di utenti, garantendogli una posizione dominante. Praticamente, se usi un iPhone o un Mac, è probabile che tu stia usando Google senza nemmeno pensarci.

 

Ed è proprio questo monopolio che ha permesso a Google di diventare il colosso che conosciamo oggi.

 

Ma c’è una novità che potrebbe rivoluzionare tutto: l’intelligenza artificiale. Strumenti come ChatGpt stanno dimostrando che l’Ia può andare oltre i risultati di ricerca tradizionali offerti da Google. Le interfacce Ia consentono interazioni fluide e personalizzate, fornendo risposte immediate e su misura, senza costringere l’utente a navigare tra una lunga lista di link. In altre parole, potremmo essere di fronte a un vero cambio di paradigma: dal tradizionale motore di ricerca basato su link a un sistema di risposta diretta alimentato dall’intelligenza artificiale.

 

La domanda cruciale è se queste tecnologie siano in grado di minacciare realmente il predominio di Google. Al momento, il colosso rimane saldamente in una posizione di forza. Google ha sempre dimostrato una straordinaria capacità di adattamento e un impegno costante nell’innovazione. Un esempio è il recente lancio di NotebookLm, un prodotto Ia che mostra come l’azienda stia già puntando sull’intelligenza artificiale per mantenere la sua leadership. Tuttavia, c’è un altro aspetto chiave da considerare: Google non è solo un motore di ricerca, ma anche un gigante della pubblicità. Il sistema AdSense for Search rappresenta uno dei pilastri fondamentali dei suoi ricavi, e il vero test per l’Ia sarà capire come integrarsi in modo efficace in questo collaudato modello di business.

 

Il vero nodo della questione è che le accuse di monopolio potrebbero condurre a misure drastiche. Tra le soluzioni proposte, c’è l’ipotesi di smembrare Google in diverse entità indipendenti, ma non è affatto garantito che questa sia la scelta più efficace. Anche in caso di divisione, il mercato potrebbe non evolversi abbastanza rapidamente da consentire una concorrenza significativa.

 

Google, naturalmente, non resterà a guardare. L’azienda ha già dichiarato che presenterà ricorso e intende combattere  in giudizio contro queste accuse, difendendo il proprio modello di business e la sua posizione di mercato.

 

Tuttavia, queste sfide legali potrebbero aprire nuove opportunità per aziende emergenti, in particolare quelle che stanno sviluppando motori di ricerca alternativi basati sull’intelligenza artificiale.

 

Ed è qui che torna in gioco l’intelligenza artificiale. Sam Altman, il Ceo di OpenAi, ha ipotizzato che l’Ia potrebbe diventare più efficiente dei motori di ricerca tradizionali. Non solo risposte più rapide, ma anche più personalizzate, rendendo obsoleta l’attuale ricerca basata su keyword. Questo potrebbe cambiare radicalmente il comportamento degli utenti, che potrebbero smettere di cercare attivamente le informazioni e iniziare invece a “dialogare” con un sistema Ia che conosce già le loro preferenze e necessità. Tuttavia, l’adozione di massa di queste tecnologie non sarà immediata. Anche se l’Ia promette grandi cose, tutto dipenderà da quanto velocemente le persone accetteranno di cambiare il loro modo di cercare informazioni e da come Google risponderà a queste sfide. Google non starà certo con le mani in mano e, nonostante le accuse, rimane un colosso con risorse praticamente infinite per innovare e restare competitivo.

 

Quindi, cosa possiamo aspettarci per il futuro della ricerca online? Le accuse contro Google hanno aperto la porta a un nuovo scenario, dove la concorrenza, grazie all’intelligenza artificiale, potrebbe finalmente guadagnare terreno. Certo, Google farà di tutto per mantenere la sua posizione dominante, ma le alternative Ia stanno rapidamente avanzando e potrebbero presto cambiare le regole del gioco. Allo stesso tempo, ci si aspetta che anche le dinamiche di monetizzazione nel settore della pubblicità online vengano riviste, per adattarsi a questi nuovi strumenti. Siamo in un momento di svolta per la tecnologia, e i prossimi anni potrebbero trasformare radicalmente il modo in cui cerchiamo e accediamo alle informazioni, creando nuove opportunità per innovazione e concorrenza.

 

Ogni settimana, su L’Espresso, Marco Montemagno racconta un tema, una storia o un personaggio legati al mondo dell’Ia e della tecnologia