Tecnologia e medicina

Ora il chirurgo si addestra come un astronauta

di Emilio Cozzi   18 marzo 2024

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Un progetto all’avanguardia permette di simulare situazioni in sala operatoria da gestire con competenze molto speciali in condizioni di stress estremo

Realtà virtuale e aumentata, simulatori di ultima generazione e l’esperienza di chi lavora in condizioni di stress estremo, nei cieli e oltre: sono gli ingredienti con cui Astro-Nets intende migliorare la formazione dei neurochirurghi del futuro, un bagaglio di competenze ispirato alle metodologie di addestramento di piloti e astronauti.

 

L’obiettivo di Astro-Nets, acronimo di Astronauts for Neurosurgery Training Scheme, è sviluppare percorsi formativi strutturati e misurabili, grazie ai quali un neurochirurgo sappia gestire qualsiasi situazione in sala operatoria, come un astronauta farebbe in orbita.

 

Già in corso e per un anno, il progetto coinvolge in via sperimentale dieci specializzandi dell’Università Statale di Milano. È il frutto della collaborazione tra la Fondazione Heal, che sostiene la ricerca neuro-oncologica, la Scuola di Specializzazione in Neurochirurgia dell’ateneo meneghino diretta dal professor Francesco DiMeco, l’Istituto neurologico Carlo Besta di Milano e Deep Blue, azienda italiana di ricerca multidisciplinare già selezionata dall’Agenzia spaziale europea (l’Esa) per addestrarne la nuova classe astronautica.

 

«Le caratteristiche comuni tra chirurghi neurologici, astronauti e piloti includono la competenza elevata e la responsabilità delle vite altrui – spiega Vanessa Arrigoni, lead consultant di Deep Blue – quando parliamo di un “approccio innovativo” ci riferiamo principalmente a due aspetti. Il primo riguarda l’integrazione delle competenze: andiamo oltre il semplice allenamento su abilità tecniche isolate. Non ci limitiamo, per esempio, a esercitazioni su manichini, ma simuliamo scenari complessi. Questo include la gestione di emergenze reali, in cui il neurochirurgo deve operare con il team, sotto pressione, e gestire molte attività contemporaneamente. Il secondo aspetto riguarda le esperienze in contesti sfidanti: portiamo gli specializzandi in ambienti ostili, come la montagna, per mettere alla prova le loro soft skills in situazioni di stress elevato. Questo aiuta a identificare e a correggere dinamiche disfunzionali e offre insegnamenti applicabili anche nell’ambiente clinico quotidiano».

 

«È una scommessa, nata dalla convinzione che affrontare l’ignoto nello spazio possa insegnarci a salvare vite sulla Terra», aggiunge Alessandro Perin, neurochirurgo del Besta e direttore scientifico del Neuro Sim Center, centro di simulazione all’avanguardia. «Astro-Nets – spiega – è il ponte che collega il mondo del Neuro Sim Center a quello della medicina e della chirurgia. Attraverso l’integrazione di tecniche di formazione degli astronauti e dei piloti aeronautici, apriamo un nuovo capitolo nella preparazione dei neurochirurghi, focalizzandoci sulla resistenza, sulla precisione, sulla collaborazione e migliorando le capacità decisionali sotto stress, virtù preziose in aria quanto in sala operatoria».

 

Significa aggiungere metodologie di training aerospaziale alla pratica medica su modelli cerebrali stampati in 3D e ottenuti dalle immagini di risonanza magnetica dei pazienti, oppure a simulazioni virtuali di casi chirurgici, in grado di riprodurre l’ambiente e il campo operatorio, addirittura le sensazioni tattili, come la diversa resistenza del tessuto cerebrale. Si possono provare un’incisione, l’impianto di un catetere ventricolare, una dissezione tumorale. «Queste tecniche non solo sfidano l’immaginazione – precisa Perin – ma creano anche un ambiente privo di rischi, dove l’errore si trasforma in un’opportunità di apprendimento e lo stress in un alleato da conoscere e gestire».

 

L’approccio, promette Astro-Nets, consentirà di arricchire l’apprendistato tipico, basato sull’emulazione dell’insegnante e sulla progressione «per tentativi ed errori»: «Oggi, per fortuna, le cose sono cambiate – spiega ancora Perin – differenze e talenti vanno valorizzati in modo scientifico; la dignità del paziente e quella del medico in formazione rispettate entrambe. Anche in questo mi piacerebbe imparassimo da piloti e astronauti, che, con la loro enfasi su leadership, lavoro di squadra e gestione dell’emergenza, rappresentano un’ispirazione».

 

A confermarlo è Paolo Nespoli, testimonial di Astro-Nets che, prima di trascorrere 313 giorni nello spazio, gli astronauti (dell’Esa) li addestrava: «Oltre l’atmosfera – racconta – le cose si fanno più complicate, ma anche un’operazione, in particolare se al cervello, ha difficoltà spaventose. Per affrontarle servono un chirurgo qualificato e un team che lo supporti. Non è mai una persona sola a operare, l’ho constatato personalmente quando, qualche anno fa, fui ricoverato al Besta e curato proprio da Perin [per un tumore, ndr]. In quell’occasione provammo a capire se e come fosse possibile trasferire in sala operatoria le abilità che ci permettono di lavorare nello spazio».

 

È questo l’obiettivo essenziale dell’iniziativa: accrescere e trasmettere conoscenza. «Tutto è nato per volontà di mia figlia Gaia, una bambina il cui cuore ha smesso di battere il 24 dicembre 2015 – spiega Simone De Biase che con Fondazione Heal ha stanziato per Astro-Nets 120 mila euro – Gaia soffriva di una patologia chemio e radio resistente. “Credo di aver asportato tutto”, ci disse il chirurgo. Quel “credo”, ai tempi inevitabile, fu la scintilla: da allora lo scopo mio e di mia moglie (presidente di Heal, ndr) è stato contribuire all’estensione e alla condivisione del sapere». E l’obiettivo di Astro-Nets, adesso, è di venire integrato nei percorsi formativi ufficiali: «Sarebbe realizzare un sogno – conclude Perin – rendere accessibile un addestramento così trasformativo a tutti i medici, a prescindere dalla specializzazione. La visione di un futuro in cui la formazione abbracci il coraggio, l’innovazione e la compassione».