Economia
14 luglio, 2025Il parere preliminare della Commissione europea boccia i paletti imposti dall'esecutivo in questo tassello del grande risiko bancario. Salvini: "L'Europa non rompa le scatole all'Italia"
È arrivata la (parziale) bocciatura del governo italiano da parte dell’Unione europea sul Golden power imposto sull’ops di UniCredit su BancoBpm. La Commissione europea ha infatti inviato questa mattina - 14 luglio - all’Italia una lettera in cui esprime il suo parere preliminare secondo cui il decreto emanato dalla presidenza del Consiglio il 18 aprile 2025, che impone obblighi per l’istituto di credito guidato da Andrea Orcel, “potrebbe costituire una violazione dell'articolo 21 del Regolamento Ue sulle concentrazioni e di altre disposizioni del diritto dell’Ue”.
Nel dettaglio, "la sicurezza pubblica costituisce, tra gli altri, un interesse legittimo ed è esplicitamente menzionata nell'articolo 21, paragrafo 4, del Regolamento Ue sul Mercato interno, ma la Commissione ritiene in via preliminare che la giustificazione delle condizioni sia attualmente carente di motivazione e che la Commissione avrebbe probabilmente dovuto riesaminare il decreto prima dell'attuazione". La valutazione preliminare della Commissione europea "rileva inoltre che il decreto potrebbe essere incompatibile con altre disposizioni del diritto dell'Ue, tra cui quelle sulla libera circolazione dei capitali e sulla vigilanza prudenziale da parte della Banca centrale europea. Si invita l'Italia "a presentare le proprie osservazioni" e "in base alla risposta dell'Italia alla valutazione preliminare e alla sentenza del Tar, la Commissione valuterà i prossimi passi".
Il regolamento sulle concentrazioni, ha spiegato l portavoce della Commissione europea, Thomas Regnier, in un punto stampa, "stabilisce che in casi specifici gli Stati membri hanno la capacità e la facoltà di imporre determinate condizioni", "ad esempio, quando lo Stato ha un interesse legittimo", "o quando una fusione presenta un potenziale rischio per la sicurezza pubblica. Questo è anche quanto è stato sollevato dal decreto" italiano su Unicredit. "Ora secondo la nostra valutazione preliminare, abbiamo dubbi che questo decreto soddisfi effettivamente le condizioni stabilite e stabilite nell'articolo 21 del regolamento" europeo.
Nel frattempo, prima del parere di Bruxelles, era intervenuto il Tar del Lazio in risposta a un ricorso avanzato da UniCredit per chiarire i confini legittimi dell’esecutivo su questo tassello del grande risiko bancario in corso. In particolare, sono stati due gli specifici punti di accoglimento del Tar laziale: quello che impone di "non ridurre per un periodo di cinque anni il rapporto impeghi/depositi praticato da Banco Bpm e UniCredit in Italia, con l'obiettivo di incrementare gli impieghi verso famiglie e PMI nazionali", esclusivamente con riferimento al profilo temporale, e quello relativo al mantenimento del livello del portafoglio di project finance. Nessun rilievo invece su altri due aspetti del Golden power che chiedono di "mantenere il peso attuale degli investimenti di Anima in titoli di emittenti italiani" e fissano i tempi per l'uscita delle attività finanziarie di UniCredit nella federazione russa.
Il primo membro del governo italiano a commentare il parere della Commissione europea è stato il vicepremier Matteo Salvini. E lo ha fatto a modo suo, attaccando Bruxelles: "Penso che la Ue abbia cose più importanti delle quali occuparsi, per esempio trattare con Usa. Quindi invece di rompere le scatole al governo italiano su balneari, spiagge, motorini, auto elettriche e banche si occupi di poche cose, serie e lo faccia bene - ha detto il leader leghista -. Il dossier è sul tavolo del ministro Giorgetti che fino a oggi ha lavorato perfettamente e il sistema bancario e creditizio è un asset strategico per il Paese. Quindi l'Italia può e deve normare come ritiene senza che da Bruxelles nessuno si permetta di intervenire".
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