Marco Pieroni, coordinatore in Banca d’Italia del team dedicato all’euro digitale, spiega i vantaggi di questa nuova moneta

Marco Pieroni è il coordinatore, in Banca d’Italia, del team dedicato all’euro digitale, una squadra di circa 60 persone in stretto contatto con le altre banche centrali dell’Unione.

 

Perché un cittadino dell’Ue dovrebbe preferire l’euro digitale alle monete virtuali di operatori come Visa e Mastercard, tanto per citare i più diffusi?

 

«Perché alla base c’è la garanzia della Bce, con identica copertura in tutta l’area euro, minori possibilità di frodi, più protezione per i propri dati. L’euro digitale potrebbe essere utilizzato anche offline, in assenza di segnale internet, e, visti i recenti blackout che hanno paralizzato le transazioni per diverse ore, mi sembra un punto importante».

 

L’euro digitale non ha nulla a che vedere con criptovalute tipo i bitcoin, giusto?

 

«L’euro digitale ha un valore predefinito che non cambia nel tempo. Un euro digitale vale esattamente come un euro in contanti e non produce interessi di sorta. Il bitcoin non è una valuta, ma un asset finanziario speculativo; con i bitcoin non si può, ad esempio, andare a fare la spesa al supermercato».

 

Rispetto alle attuali carte di moneta elettronica, l’utilizzo dell’euro digitale che vantaggi ha per il consumatore?

 

«Nelle funzioni base i consumatori non avrebbero nessun costo. Gli esercenti, invece, pagherebbero qualcosa, ma comunque meno rispetto alle attuali commissioni».

 

Che cosa intende per funzioni base?

 

«Acquisti online, ai Pos, trasferimenti di denaro da persona a persona. Tutto questo sarà gratis per i cittadini, esattamente come lo è se si paga in contanti».

 

Sarà obbligatorio possedere un conto corrente per utilizzare l’euro digitale?

 

«Si stima che il 5 per cento degli adulti europei non possiede un conto corrente. La Bce si è posta il problema di garantire a tutti, senza esclusioni, l’accesso all’euro digitale. Il conto corrente bancario non è indispensabile».

 

In questo caso il cittadino come farebbe ad approvvigionarsi di euro digitali?

 

«La bozza di regolamento prevede che ciascun Paese individui soluzioni pubbliche o private, tali da garantire la distribuzione gratuita dei wallet digitali (la versione virtuale del portafoglio) ai cittadini che non hanno un conto bancario. Non c’è ancora nessuna decisione, ma in Italia per esempio questo ruolo potrebbe essere affidato a Poste. Il wallet potrà essere riempito di euro digitali fino a una certa soglia».

 

Le banche, preoccupate da una fuga dei piccoli risparmiatori dai conti correnti, chiedono che questa soglia sia bassa, di qualche centinaio di euro; altri vorrebbero arrivare a varie migliaia di euro. C’è qualche decisione in proposito?

 

«La Bce sta studiando una metodologia per determinare la soglia al momento dell’emissione. Lo studio dovrebbe concludersi entro giugno di quest’anno. Sarà poi la Bce in collaborazione con il legislatore europeo a decidere la soglia».

 

L’euro digitale necessita di una infrastruttura tecnologica ad alta innovazione. Chi la realizza, quanto costerà e chi la gestirà?

 

«L’infrastruttura sarà realizzata dall’Eurosistema con il forte contributo della Banca d’Italia e con il supporto di aziende europee in corso di selezione. I costi saranno disponibili alla fine di questo processo e saranno a carico dell’Eurosistema».

 

Ma le banche che cosa ci guadagnerebbero?

 

«Risparmierebbero sulle commissioni, salate, che attualmente pagano agli operatori esterni. Inoltre offrire un wallet di euro digitale ai propri clienti è un modo per fidelizzarli. Attualmente alcune banche più piccole, pur di dare la possibilità ai propri clienti di pagare tramite telefono, addirittura vanno in perdita su questi servizi. E poi potrebbero affiancare alla funzione base gratuita, altre a valore aggiunto a pagamento».

 

C’è chi teme che attraverso l’euro digitale la Bce possa diventare una sorta di “Grande fratello”.

 

«Le transazioni con l’euro digitale verranno memorizzate nel sistema con codici anonimi, che non possono essere associati a una persona fisica».

 

Che cosa manca, dal punto di vista tecnico, per la nascita dell’euro digitale?

 

«Dalla fase investigativa siamo passati a quella preparatoria, arrivata, a sua volta, a metà percorso: stiamo selezionando i fornitori dei servizi e delle infrastrutture, scrivendo le regole per uno schema unico in tutta Europa, definendo gli standard tecnici. Questa fase si concluderà a ottobre 2025, ma stiamo già ragionando su quella successiva che prevede l’implementazione, i primi progetti pilota. L’entrata in vigore effettiva dell’euro digitale dipenderà dai tempi che deciderà il legislatore».