Nel suo ultimo rapporto sull’Italia, il Fondo monetario internazionale non risparmia critiche alla flat tax applicata ai lavoratori autonomi. Secondo gli esperti del Fondo, l’eliminazione di questo regime fiscale agevolato permetterebbe di affrontare "questioni di equità" e contribuirebbe a "prevenire perdite di gettito" per lo Stato. La flat tax – che consente a una platea di partite Iva di pagare un’imposta forfettaria su una base imponibile ridotta – è finita sotto osservazione per i suoi effetti distorsivi. Il regime agevolato, infatti, favorisce i lavoratori autonomi rispetto ai dipendenti e crea disparità nel trattamento fiscale a parità di reddito.
Secondo il Fmi, l’abolizione della flat tax potrebbe ampliare la base imponibile, aumentare la trasparenza e ridurre la complessità del sistema tributario. L’esistenza di regimi paralleli con trattamenti privilegiati, infatti, mina la coerenza e l’equità dell’intero sistema fiscale.
Inoltre, il regime forfettario può indurre comportamenti elusivi, come il frazionamento delle attività per restare sotto le soglie di accesso, e scoraggia la crescita dimensionale delle imprese. Questi effetti vanno nella direzione opposta rispetto all’obiettivo – più volte ribadito nel rapporto – di stimolare innovazione, produttività e competitività del tessuto imprenditoriale italiano. Componenti cruciali per arginare la mancata crescita dei salari reali.
La raccomandazione si inserisce in un più ampio pacchetto di riforme fiscali proposte dal Fondo, che comprende la razionalizzazione delle spese fiscali e la revisione del catasto, con l’aggiornamento dei valori immobiliari per garantire un’imposizione più equa e moderna. L'abolizione della flat tax è per gli esperti una riforma strutturale necessaria per aumentare l’equità e recuperare risorse preziose.