Aumentano i cittadini in fila per i pacchi alimentari. Si abbassa l’età media. E compaiono i lavoratori poveri. Affitti e costo della vita alle stelle. Quattro euro per un chilo di pane

Cara Milano, città per i ricchi

Da una parte la città che cresce con i suoi grattacieli avveniristici. Dall’altra la scomparsa del ceto medio, tradizionale simbolo della Milano che lavora e produce ricchezza e le lunghe code di persone in fila per mangiare, per lavarsi o per avere un vestito di seconda mano, che ogni giorno caratterizzano alcune vie della metropoli.

 

Il rapporto Istat 2024 fotografa una realtà inquietante: in Italia, oltre 2,2 milioni di famiglie (8,4 per cento del totale) e quasi 5,7 milioni di individui (9,7 per cento della popolazione) vivono in condizioni di povertà assoluta. A Milano, il contrasto tra benessere e povertà è particolarmente evidente. Le famiglie con figli minori sono tra le più colpite. Secondo il “Rapporto sulle povertà nella diocesi ambrosiana” di Caritas Ambrosiana dello scorso ottobre, le richieste di aiuto nella Diocesi di Milano sono aumentate del 24 per cento nel 2023 rispetto al 2022, raggiungendo le 59.354 unità. Dati che evidenziano una tendenza drammatica: anche famiglie con due redditi decorosi faticano a sostenere le spese quotidiane.

 

«Caro affitti e costi dei servizi sono tra le difficoltà maggiori che ci vengono segnalate dai nostri assistiti», dice fra Marcello Loghi presidente di Opera San Francesco Onlus, una delle realtà milanesi che aiuta le persone in difficoltà.

 

I costi per comprare o affittare casa nel capoluogo lombardo sono i più alti di sempre: una media di oltre 5.200 euro a metro quadrato per l’acquisto e di 700 euro per un monolocale, 900 per un bilocale e 1.200 per un trilocale (valori medi per l’affitto). A ciò bisogna aggiungere il costo della vita che è tra i più alti in Italia. Stando ai dati di Numbeo, sito web che raccoglie i dati sul costo della vita a livello globale, Milano ha un indice del costo della vita di 61,53, superiore a quello di Roma (50,50) e Napoli (50,21). Che nella realtà si traduce in valori medi elevatissimi anche per generi di prima necessità: 4 euro per un chilo di pane, 1,50 euro per un litro di latte.

 

Una famiglia di quattro persone per vivere a Milano, spiega Numbeo, deve avere a disposizione 3.600 euro al mese (escluso il costo per l’affitto). Si capisce quindi che la Milano di oggi tende a escludere non solo quanti non hanno un reddito fisso, ma anche coloro che non hanno un reddito particolarmente elevato. Quindi no a giovani, giovani coppie e anziani.

 

Anche la Caritas conferma questo trend ed evidenzia il fenomeno del “lavoro povero”. Si tratta di insufficienza di reddito: chi lavora anche con contratti a tempo indeterminato percepisce buste paga insufficienti a garantire una vita dignitosa. Tra gli occupati che si sono rivolti all’ente benefico nel 2023 ben l’80,9 per cento ha dichiarato di avere problemi di reddito, il 3 per cento in più del 2022.

 

«Fino a poco tempo fa si rivolgevano a noi soprattutto peruviani, marocchini ed egiziani. Gli italiani erano al quarto posto. Dalla fine del 2024 invece gli italiani sono al secondo posto», commenta fra Marcello. Concorda anche Luigi Rossi, consigliere delegato di Pane Quotidiano onlus, altra storica realtà milanese che distribuisce sporte alimentari in due quartieri a Nord e a Sud di Milano: «Fino a una decina di anni fa gli italiani erano sì e no il 10 per cento di chi si rivolgeva a noi; oggi sono più che raddoppiati. Le onlus come la nostra dovrebbero intervenire sussidiariamente nei coni d’ombra della società. In realtà questi coni sono sempre più ampi e la nostra attività non è più sussidiaria, ma è divenuta necessaria».

 

Precisa poi Rossi: «Un tempo c’erano migranti e persone ancora in cerca di integrazione nel tessuto cittadino. Oggi abbiamo tanti pensionati che arrivano da noi già la terza settimana del mese. Quello che più mi preoccupa poi è iniziare a vedere in fila i giovani tra 35 e 55 anni. Considerando che il valore indicativo delle nostre borse della spesa è di 15 euro e che ci sono persone che le ritirano anche 20 volte al mese, è facile capire quanto sia ampia la forbice tra le possibilità economiche di tante persone che vivono a Milano e il costo della vita in questa città».

 

Ma perché Milano, da sempre luogo di opportunità per chi ha voglia di fare e città di integrazione, sta andando verso la direzione di una città per soli ricchi? Risponde fra Marcello: «La questione è la carenza di una visione morale-civica dello stare insieme. Manca davvero chi riesca a influenzare la riflessione di questa città verso un futuro che non preveda una lama di bisturi che definisce la cesura tra chi è da una parte e si salva e chi è dall’altra e sparisce pagando il prezzo». Gli fa eco Rossi: «Sotto elezioni vengono in tanti politici a dirci che faranno cose, ma il giorno dopo le votazioni… tutti missing».

 

Si chiama Antonietta, 74 anni compiuti. Vedova, vive con il figlio, in viale Toscana è in fila per ritirare la borsa della spesa di Pane Quotidiano. È arrivata a Milano cinquant’anni fa da Benevento insieme al marito, che aprì una tipografia. Milano la adottò. Tutto è andato bene finché il marito non è venuto a mancare. Ha lavorato fino a 69 anni in uno studio di avvocati. Oggi percepisce la pensione minima: 650 euro. Solo di affitto e bollette questo mese ha pagato 800 euro. I conti non tornano. «Non è facile vivere a Milano, sa», La borsa della spesa è vitale. Nel pacco c’è una biova di pane. Chiede se può averne un’altra. «Purtroppo oggi no, non basterebbe per tutti», le rispondono. «Quando arrivai, a Milano si poteva vivere. Oggi devi sempre stare attenta. Non c’è più rispetto». Dice che sono troppi quelli che vengono qui, che ci sono anche tanti stranieri. La solita guerra tra poveri. Ora Antonietta deve tornare a casa, dai tre cagnolini che l’aspettano. Un’ultima domanda: «Cosa spera per il futuro?». «Un po’ di dignità», risponde incamminandosi verso la fermata del bus.

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