Economia
25 settembre, 2025Articoli correlati
Nonostante Salvini abbia più volte promesso di eliminare la legge Fornero, la riforma dell'ex ministra ha salvato il Paese e avuto effetti positivi sulla sua credibilità. L'economista: "No a promesse scritte sulla sabbia"
Professoressa Elsa Fornero, andremo in pensione a 64 anni facendo leva sul tfr?
«Dipende da come si intende formulare la riforma. Certamente deve essere una scelta libera del lavoratore (e non un obbligo) di trasferire la propria liquidazione in un fondo pensione. Siccome i fondi pensione comportano l'impiego di risparmio in veicoli finanziari, che un qualche grado di rischiosità ce l'hanno sempre, mentre il tfr è sostanzialmente un'attività sicura, è quantomeno discutibile che si possa usare a quel modo. Però, se si sceglie volontariamente di usare il tfr a quel fine, la cosa importante è che si mettano molto bene in evidenza i rischi e i potenziali vantaggi. E anche il fatto che non si tratta di un regalo al lavoratore. Il tfr è un bene che ciascuno di noi matura come lavoratore dipendente, che sa di poter utilizzare in somma fissa, ed è una cosa che le persone normalmente apprezzano perché nella stragrande maggioranza è l'unica occasione della vita per avere una somma consistente in un'unica soluzione, e non un pagamento mensile. Il lavoratore deve sapere che sta trasformando la propria ricchezza in un'altra, che viene pagata mensilmente sotto forma di aumento del proprio reddito pensionistico».
Nota un problema di narrazione?
«Non mi scandalizzo per questa proposta, ma dico che non è onesto farla apparire come un vantaggio netto. Non è così. Ci sono possibili benefici e possibili costi. Bisogna che il lavoratore sappia che sono soldi suoi e che, se li destina alla pensione perde la somma fissa e la maggiore sicurezza del tfr».
Salvini aveva promesso che, una volta al governo, avrebbe eliminato la Legge Fornero. Oggi molti dicono che è merito suo se il governo Meloni gode di buona salute. È merito suo?
«Il governo, nello specifico il ministero dell'Economia, e quindi il leghista Giancarlo Giorgetti, non avrebbe avuto la reputazione che ha se avesse smantellato la riforma (come promesso da una parte della maggioranza in campagna elettorale) perché questo sarebbe stato considerato un atto scellerato nei confronti delle generazioni future. Il fatto di averla confermata, al di là delle bizze di Salvini e del fatto che lui abbia sempre operato provvedimenti temporanei – di uno o due anni – dimostra che c'era la consapevolezza del rischio che la cancellazione di quella riforma avrebbe comportato. Averla mantenuta ha dato un grosso contributo alla credibilità del governo. Giorgetti ha detto molto chiaramente, in diverse occasioni, che non c'era nessuna possibilità di smantellare la riforma. Del resto, con la demografia che abbiamo, dobbiamo aumentare il numero delle persone che lavorano, non diminuirlo, e aumentare la loro produttività».
La riforma resta dunque cristallizzata?
«Abbiamo una demografia avversa al sistema pensionistico perché, così come l'abbiamo congegnato – con le ripartizione tra le entrate di chi lavora e le uscite di chi è già in pensione –, se il rapporto fra pensionati e lavoratori va aumentando, come aumenta nel nostro Paese, l'unico modo di tamponare la situazione è dilazionare l'età di pensionamento».
Se oggi tornasse a essere ministro del Lavoro, cosa farebbe per correggere il problema delle basse pensioni dovute a salari inadeguati e carriere discontinue?
«Mi dedicherei a tempo pieno a migliorare le loro prospettive di lavoro. Bisogna coinvolgere le imprese, che devono assumere e corrispondere salari più alti. Se i salari aumentano, la pensione è più alta, perché l'aliquota contributiva è 33% sul reddito. Mentre, se il reddito è basso e discontinuo, la pensione non può essere alta. Quello che eviterei è promettere qualcosa a valere tra 30-35 anni, come la pensione di garanzia, scritta sulla sabbia. Tutti sappiamo garantire qualcosa che vale fra quarant'anni. È un modo di non affrontare il vero problema: la quantità e la qualità del lavoro. Se miglioriamo quelli, allora miglioriamo le pensioni future in modo credibile. Se ci affidiamo alle promesse di chi sta oggi al governo, facciamo una piccola cosa che è più un illusione che non una garanzia reale».
LEGGI ANCHE
L'E COMMUNITY
Entra nella nostra community Whatsapp
L'edicola
Governati dall'Ia - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso
Il settimanale, da venerdì 26 settembre, è disponibile in edicola e in app