Le mosse disperate di Vladimir Putin confermano che il conflitto in Ucraina durerà ancora a lungo. E il nuovo governo italiano non potrà permettersi ambiguità. E dovrà dire chiaramente come sciogliere i nodi che attanagliano il Paese

Venti di guerra infuriano sul voto italiano e sulle borse del mondo. Li scatena Vladimir Putin che dimostra sempre più di essere un “dittatore” disperato: una mobilitazione militare pianificata in Russia e falsi referendum nell’Ucraina occupata sono però segni di debolezza. Putin ha ordinato il coinvolgimento di trecentomila riservisti e ha promesso di usare “tutti i mezzi” per difendere il territorio russo, accusando l’Occidente di complottare per distruggere il suo paese. Davanti a questa ennesima prova di disperazione e di intimidazione i Paesi europei non devono arretrare, non si possono piegare alle minacce finanziarie ed economiche con il taglio del gas e l’aumento delle bollette (occorre il tetto al prezzo del gas), e non si può indietreggiare nel sostegno all’Ucraina. E non ci si può rassegnare alla frammentazione del mondo. La Russia di fatto ha violato la Carta delle Nazioni unite e il principio di uguaglianza degli stati e non si può aprire la strada ad altre guerre di annessione. Chi si considera forte cerca di soggiogare con tutti i mezzi bellici chi è più debole, e questo non è possibile. È reale il rischio di divisione del mondo e serve più cooperazione.

 

Domenica l’Italia è chiamata alle urne, e dal risultato politico si deciderà il futuro del Paese. Ma è importante che il premier incaricato dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella, abbia come linea guida quello di far restare l’Italia protagonista dell’Unione europea e della Nato, e l’autorevolezza internazionale per garantire la fiducia che abbiamo ricevuto in prestiti miliardari dall’Unione.

 

I politici che andranno a formare il nuovo governo  e la nuova maggioranza in Parlamento, devono avere la coscienza e la forza di continuare a stare dalla parte di chi è aggredito e dei più deboli, sostenere gli ultimi, rafforzare l’istruzione, avere la responsabilità e l’urgenza di dare risposte concrete agli imprenditori e alle famiglie attanagliate dalla crescita costante del costo della vita, aiutare le attività industriali e commerciali che stanno chiudendo mettendo in mezzo alla strada migliaia di dipendenti, scongiurare una crisi senza precedenti sul piano economico-sociale e, contestualmente, soluzioni strutturali a medio e lungo termine.

 

Su questi temi non ci si può dividere fra Nord e Sud. Dopo i tanti bla bla che abbiamo ascoltato durante questa campagna elettorale, la più pazza che la storia repubblicana ricordi, ora è tempo dei fatti. Ora è il tempo di dimostrare da quale parte stanno i politici che andranno a governare l’Italia e quali saranno le loro azioni pratiche e concrete. Perché qui è in gioco l’intera società, non solo quella nera o rossa. Ma i colori della nostra bandiera.