Erano scomparsi dal mercato. Ma ora alcuni marchi storici, da Vionnet a Rochas, ritrovano il successo

"Stiamo vivendo un momento particolare nella moda, possiamo reinventare un mestiere, quasi da zero. I poli del lusso sono stati per tutti gli anni Duemila la forza trainante. Oggi conservano la loro importanza ma entrano in gioco anche altri fattori come la sartorialità, il gusto per le cose ben fatte, la necessità di contenere i prezzi". A parlare è Jean-Jacques Picart, intervistato per questo servizio dall'Espresso a Parigi. E' un esperto di marketing, sviluppo di un brand e comunicazione, e ci conferma che uno dei fenomeni più interessanti è la rinascita di marchi celeberrimi che, spesso per motivi finanziari, erano scomparsi. Spesso hanno un tesoro inestimabile che non tutte le griffe possono vantare: l'archivio storico. Ecco quali sono le antiche Maison in ripresa.

La sartoria di Madeleine Vionnet è la più antica: risale al 1912 . Fu chiusa nel 1914 con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Riaperta negli anni Venti, fu molto in voga fino al 1939 per la modernità del taglio sbieco, dei panneggi, delle linee destrutturate. Ed è stata proprio la voglia di recuperare queste tecniche , la molla che ha spinto l'imprenditore Matteo Marzotto, nel 2009, a rilevarne il marchio. Oggi Vionnet è disegnata da Rodolfo Paglialunga, ex collaboratore di Romeo Gigli e Miuccia Prada. Le linee sono contemporanee, grafiche, con tanto bianco e nero. Non c'è nulla di antico, anzi c'è solo da imparare.

Di poco più giovane è la maison Rochas fondata nel 1925. Oggi fa parte del colosso Procter and Gamble Prestige Products. Marcel Rochas aveva appena 22 anni quando iniziò l'attività; era grande amico di Jean Cocteau e Jean-Paul Sartre. Fu considerato lo stilista dell'avanguardia intellettuale ma sono soprattutto i profumi ad averlo fatto conoscere al mondo. Dal celebre Eau de Rochas a Madame Rochas. Fu, dal punto di vista della moda, un precursore nel proporre una donna sinuosa che non disdegnava i tailleurs morbidi e sportivi. Una scuola di pensiero che oggi lo stilista italiano Marco Zanini, direttore creativo del marchio, ha ripreso a piene mani.

Affascinante è la storia di Roberta di Camerino. Il vero nome era Giuliana Coen. Durante la Seconda Guerra Mondiale, per sfuggire alle leggi razziali si rifugiò in Svizzera, dove cominciò a confezionare le prime borse in casa. Alla fine del conflitto rientra in Laguna e comincia a lavorare con gli artigiani veneti. Le sue borse di velluto, coloratissime, erano tessute a mano su antichi telai di legno. Chiese agli orafi degli ottoni delle gondole di realizzare le chiusure e le borchie. La griffe è stata acquistata nel 2008 dal gruppo Miss Sixty e non stupisce vedere riproposti gli stessi modelli ideati negli anni Cinquanta, quelli adorati da Grace Kelly.

Il fenomeno della moda democratica comincia negli anni Sessanta ma Carmen de Tommaso, per tutti a Parigi Madame Carven, già nel 1945 aveva capito che doveva proporre uno stile portabile e accessibile. Aveva studiato architettura e design d'interni e, proprio per questo, propose sempre abiti strutturati e proporzionati che slanciassero la figura. Oggi la direzione creativa del marchio Madame Carven è affidata a Guillaume Henry. Trentadue anni, studi all'Institut Français de la Mode, esperienze professionali da Julian Mac Donald, da Givenchy con Riccardo Tisci e da Paul Ka. Le creazioni Carven funzionano e non hanno un prezzo eccessivo. Vogue America, questo mese, ha dedicato alla griffe, ancora sconosciuta al grande pubblico, un ampio servizio. Lo stile? Un po' Prada e un po' Jil Sander, con chiari riferimenti alle attrici dei film di Claude Chabrol e di Eric Rohmer. Henry non nasconde la sua ammirazione per certe intellettuali raffinate del passato come Lee Miller, Simone de Beauvoir e Françoise Sagan. La boutique, appena aperta, si trova in rue Saint Sulpice. Più Rive Gauche di così si muore.

La storia di Thierry Mugler è più recente. Esplode negli anni Ottanta con una moda body conscious, enfatizzando i corsetti, le spalle importanti, la vita stretta. E' sempre stato vicino al mondo dello spettacolo, tanto da aver creato vari costumi anche per Madonna. Oggi il marchio si chiama semplicemente Mugler ed è capitanato da Nicola Formichetti, di padre italiano e madre giapponese. La prima sfilata-show, un paio di mesi fa a Parigi con la collezione autunno-inverno 2011-2012, ha fatto il giro del mondo anche per la presenza di Lady Gaga, che Formichetti considera una musa ispiratrice e che veste in mille occasioni. La collezione donna è disegnata in tandem con Sébastien Peigné, per diversi anni da Balenciaga a fianco di Nicolas Ghesquière. "Il fenomeno Mugler è da tenere d'occhio" spiega Jean Jacques Picart "alcuni modelli somigliano più a costumi teatrali ma, nonostante tutto, ci sono anche pezzi portabili".

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