Il mio nome è Al Gore e sono stato il prossimo presidente degli Stati Uniti... Il pubblico ride, Gore sfodera il suo sguardo sornione e continua: "Non è una battuta che mi fa ridere". Comincia così 'An Inconvenient Truth', una verità scomoda, il film-documentario che segna il rilancio nell'arena politica americana dell'ex vicepresidente. Al Gore torna sulla scena presentandosi come leader della rivoluzione politico-culturale necessaria per salvare il mondo dalla catastrofe. La 'verità scomoda' è il ruolo primario svolto dagli Stati Uniti nel dramma ambientale di questo inizio secolo, con lo scioglimento dei Poli che appare assai più rapido del previsto, e i segni di un dramma imminente che diventano ogni giorno più evidenti a causa della crescita inarrestabile dell'anidride carbonica nell'atmosfera. Gli Stati Uniti bruciano idrocarburi a un ritmo superiore a qualunque altro paese al mondo e hanno gli standard ecologici meno rigorosi tra i paesi avanzati. Persino la Cina fa meglio. Ma è solo la leadership di un nuovo movimento ambientalista l'obiettivo di Gore?
Il 'Wall Street Journal' ha suggerito che con l'uscita del suo nuovo film l'ex vicepresidente stia preparando la strada per candidarsi alle presidenziali del 2008. Fonti anonime citate dal giornale finanziario assicurano che Gore si sta interrogando sull'opportunità di lanciare la sfida. Un personaggio noto come lui potrebbe scendere in campo anche all'ultimo momento, alla fine del 2007, scompaginando i piani di tutti gli altri candidati già in gara da mesi. Fino a ieri gli osservatori politici sembravano dare per scontata la vittoria di Hillary Clinton nelle primarie per la nomination del candidato democratico. Ma l'arrivo di Gore riaprirebbe i giochi, con grande sollievo di molti militanti del partito che ritengono Hillary, con il suo algido elitismo, incapace di conquistare il cuore della maggioranza degli elettori. Lo scontro diretto con Hillary, con la quale Gore ha coabitato alla Casa Bianca per otto anni, dal 1992 al 2000, aggiungerebbe alla sfida quella spettacolarità che oggi sembra mancare alla politica americana.
Ma Gore dice di avere chiuso con la politica attiva fin dal 2004, quando rinunciò alla competizione lasciando via libera a John Kerry. Forse lo fece anche perché la stampa lo descrisse come un perdente che non riusciva a dimenticare la sconfitta maturata nel 2000, quando la Corte suprema diede la vittoria a George Bush dopo settimane di incertezze, il riconteggio di voti in Florida, il sapore della beffa per avere perso nonostante la maggioranza del voto popolare. Da quel momento, per alcuni anni, la presenza di Gore nell'arena politica americana aveva un sapore imbarazzante. I suoi interventi erano venati da una rabbia mal dissimulata e da un livore troppo scoperto nei confronti del presidente in carica. Al Gore sembrava destinato a interpretare a vita il ruolo sgradevole dell''ex prossimo presidente degli Stati Uniti'.
Nel 2004 Gore decide di cambiare rotta: sparisce dalla scena politica nazionale e moltiplica i suoi viaggi nel mondo mettendo a punto il suo messaggio per salvare l'ambiente dalla catastrofe. Un anno fa, quando Laurie David e Lawrence Bender, due nomi noti nel mondo ambientalista, assistono a una conferenza di Al Gore e si rendono conto della spettacolarità e della forza dei suoi argomenti, lo convincono a trasformare le conferenze in un film. Sarà Jeff Skoll, cofondatore di eBay e recentemente produttore di film progressisti come 'Syriana' e 'Good Night, and Good Luck', a finanziarlo.
Il documentario ricuce insieme decine di conferenze tenute in tutto il mondo, dagli Stati Uniti alla Cina, dall'Europa all'India. Gore, dal palco, spiega perché lo scioglimento dei Poli e l'inversione della corrente del Golfo sono vicini al punto di non ritorno. Spiega con la chiarezza del grande divulgatore le prove scientifiche del riscaldamento globale. Racconta la malafede dell'amministrazione in carica che ha più volte cercato di censurare gli scienziati che rivelavano 'verità scomode'. Ma allo stesso tempo ridefinisce la propria storia umana e politica. Racconta della sorella fumatrice morta di cancro ai polmoni e della decisione di suo padre di dismettere la piantagione di tabacco, che era da decenni un collaudato business di famiglia, con una determinazione che fu insieme un dramma umano e una scelta etica.
Il film, che esce negli Usa il 26 maggio e in Europa a luglio, vuole dimostrare all'opinione pubblica americana, che certo odia i perdenti, ma adora chi riesce a risorgere dalle ceneri, che l'ex vice di Bill Clinton ha chiuso i conti con il passato ed è pronto a diventare il leader globale nella guerra per salvare il mondo dalla catastrofe.
Gore sembra deciso a scrollarsi di dosso quella immagine di ecologista naïf che talvolta gli avversari gli hanno cucito addosso. George Bush, per denigrarlo, lo ha spesso definito 'the ozone man', l'uomo dell'ozono, per legare il suo nome a tecnicismi ecologici di cui la maggioranza degli americani (e forse lo stesso presidente) ignora l'importanza. Gore, che ha 58 anni, sostiene che dedicherà i prossimi anni della sua vita a convincere i cittadini d'America e del mondo, uno per uno, che la Terra si può salvare. Per fare questo nei giorni scorsi ha creato un nuovo gruppo ambientalista, l'Alliance for Climate Protection, con lo scopo dichiarato di "raccogliere montagne di denaro" per lanciare una campagna internazionale per proteggere il clima.
Bill Bradley, che fu uno dei suoi avversari nelle primarie democratiche del 2000, ha dichiarato al network Abc che Gore "si sta spostando a sinistra per calcolo politico: nel 2008 emergerà come candidato ambientalista e populista" in una competizione sempre più radicalizzata. E non avrà certo problemi di soldi, "perché potrà gettare sul piatto della campagna elettorale i 50 milioni di dollari guadagnati in Borsa investendo su Google".
Non tutti condividono le opinioni di Bradley sul neo estremismo di Gore. In realtà, lui sembra piuttosto andare in cerca di compagni di strada moderati, per dare alla sua iniziativa un carattere ecumenico. Nel board della neonata Alliance for Climate Protection è riuscito a coinvolgere personaggi influenti come Brent Scowcroft, che è stato consigliere per la Sicurezza nazionale del primo presidente Bush; Lee Thomas, che guidò l'Epa, il ministero dell'Ambiente, durante la seconda presidenza Reagan, e Carol Browner, che guidò l'Epa nell'era Clinton. Il vicepresidente dell'associazione sarà un personaggio eccellente della finanza: Theodore Roosevelt IV, attuale direttore alla Lehman Brothers e pronipote dell'omonimo presidente Usa. Roosevelt ha dichiarato alla stampa che ci sono già numerosi 'megadonatori' pronti a sborsare cifre colossali per far partire la campagna con il piede giusto.
La rivista 'Wired' (che a Bush ha dedicato una copertina intitolata 'La resurrezione di Al Gore') ricorda che nei mesi scorsi l'ex vicepresidente ha chiamato a raccolta i più importanti leader della Silicon Valley per chiedere loro di impegnarsi nella creazione di tecnologie economicamente sostenibili per il risparmio energetico. Del resto, Gore è assai popolare nel mondo dell'high tech americano. Grazie al suo impegno nella costruzione delle nuove 'autostrade elettroniche', negli anni Novanta, è oggi considerato uno dei fondatori del Web. Così alle sue conferenze californiane sono accorsi personaggi del calibro di Steve Jobs (Apple), Larry Page ed Eric Schmidt (Google); Jerry Yang (Yahoo!); e capitalisti di ventura come John Doerr, Bill Draper e soprattutto Vinod Khosla, uno dei finanzieri mito della Silicon Valley. Negli ultimi anni Khosla ha dirottato gran parte dei suoi fondi in nuove aziende che puntano sulle energie alternative, certo che si tratti del settore più promettente. Altri investitori lo hanno seguito e nel mondo dei 'venture capitalist' della valle californiana le energie alternative sono uno dei tre settori più caldi, accanto al Web e alla biologia molecolare.
Gore scommette sul matrimonio tra ambientalismo e finanza high tech per fare scattare la sua rivoluzione. E si dà da fare per promuovere il suo film. Sabato 13 maggio ha aperto il 'Saturday Night Live', la più popolare trasmissione del sabato sera, con un finto (e ironico) messaggio dalla Casa Bianca: ha ringraziato gli americani per averlo eletto con una valanga di voti nel 2000: grazie a quel voto oggi il riscaldamento globale è un ricordo, i ghiacciai si espandono e il petrolio ha un prezzo così basso che le società petrolifere stanno per chiudere. E Bush? Fa il commissario del campionato di baseball. Peccato che fosse una battuta.
ha collaborato Andrea Visconti