Il prossimo 3 marzo il Grande Oriente, negli ultimi anni travolto da vari scandali, eleggerà il suo Gran Maestro. E l'opposizione interna, alla faccia della segretezza, si riunisce su un gruppo della chat

Il Grande Oriente d'Italia (Goi) va alle elezioni di domenica 3 marzo senza che i bookmakers possano accettare scommesse. Nei termini del defunto Totocalcio è uno fisso. Il Gran Maestro uscente, Stefano Bisi. Il giornalista senese guida l'unica lista presente. Non accadeva dal 1985 quando l'assemblea del Goi aveva rieletto in modo plebiscitario il cagliaritano Armando Corona. La principale obbedienza massonica italiana al tempo era ancora scossa dallo scandalo della P2, la loggia coperta di Licio Gelli e Umberto Ortolani. Oggi tra le inchieste della commissione parlamentare antimafia e la fatwa grillina contro la libera muratoria, gli oltre 23 mila iscritti (ma votano solo i 17 mila con il grado di maestro) alle 858 logge del Goi ritengono che il livello di allarme sia simile.

«Non è obbligatorio litigare nella vita», commenta sornione Bisi, «e io non mi sono certo messo davanti alla sede di Villa del Vascello con la pistola a impedire la presentazione di liste concorrenti. È stato un moto spontaneo. Evidentemente i fratelli avranno ritenuto che la giunta uscente abbia fatto bene e che ci sia coesione e serenità all'interno dell'obbedienza».

Bisi si avvia dunque ad altri cinque anni di mandato con l'intima speranza che siano più tranquilli dell'ultimo biennio caratterizzato da un processo per ricettazione per le vicende del Mps-Mens Sana basket e dal sequestro delle liste disposto dal presidente dell'antimafia, Rosi Bindi, proprio due anni fa, il 2 marzo 2017.

Il processo penale a Bisi si è chiuso con un'assoluzione. L'indagine dell'Antimafia, mirata ad accertare i legami fra massoneria e criminalità organizzata in Calabria e Sicilia, è all'attenzione della nuova commissione, guidata dal grillino Nicola Morra, che ha annunciato di volere insistere sulla via di Bindi.

La “massofobia”, come con sprezzo dell'etimologia si intitola un pamphlet del Gran Maestro uscente e presto rientrante, ha compattato all'interno il Goi e ha messo nell'angolo i dissidenti, soprattutto quelli che avrebbero preferito un rapporto meno antagonistico verso un'istituzione repubblicana. Sulla coesione interna e sulla serenità c'è però motivo di dubitare.

Alcuni membri sono stati sospesi e poi espulsi, come l'ex Gran Tesoriere del Goi, Giovanni Esposito, per non avere pagato qualche migliaio di euro di spese del suo processo massonico.

«Certo che potevo pagare. Non ho voluto», dice Esposito. «Ero stato accusato di essere il responsabile morale della pubblicazione sui media di una mia lettera, mandata per conoscenza a una dozzina di alte cariche del Goi, in cui chiedevo a Bisi di sospendersi per il processo di Siena. Lui oggi è stato assolto ma solo perché il fatto non costituisce dolo. I soldi li prendeva e questo pone un dubbio di moralità proprio sul suo comportamento. Io non vivo di massoneria e sono fiero di esser stato cacciato da queste persone. I fratelli della Gran loggia d'Inghilterra mi hanno già proposto di entrare».
massoneria-jpg

Su base locale il commercialista napoletano è passato a sostenere l'iniziativa politica del suo concittadino Luigi De Magistris, che da sostituto procuratore a Catanzaro si era messo in luce per le inchieste contro le infiltrazioni della massoneria deviata nella stessa magistratura.

Ancora più rilevante è che l'eccesso di segretezza in età di social abbia spinto un gruppo di iscritti al Goi a incontrarsi su WhatsApp per confrontarsi sul ruolo dell'istituzione nella società civile. Così nel novembre 2017, in piena tempesta Bindi, l'avvocato con studio a Roma ed ex Grand'ufficiale del Goi Antonio Fava ha organizzato un gruppo con 245 partecipanti. Il nome del gruppo è “SVoltaire”, con un gioco di parole fra la necessità di cambiamento rispetto al “pensiero unico” di Bisi e il nome del filosofo illuminista preso a riferimento dal pensiero massonico.

Per entrare nel gruppo WhatsApp era necessario fornire le generalità, la loggia e l'oriente (città) di appartenenza. Inoltre, bisognava avere raggiunto il grado numero tre, quello di maestro.

«C'erano fratelli di ogni provenienza regionale», racconta l'abruzzese Massimo Bomba, che si è visto espellere e cancellare la loggia di appartenenza, dedicata al padre Americo. «Il nostro obiettivo era semplicemente quello di confrontare le nostre opinioni in libertà, che dovrebbe essere uno dei capisaldi della massoneria. Alcuni non erano d'accordo con le prese di posizione verso l'Antimafia e si è posto il problema di presentarci a viso aperto, di portare i nostri valori nella società civile come fanno altre associazioni».

Chi ha partecipato alla chat sostiene che il successo dell'iniziativa è stato superiore a ogni attesa, con centinaia di messaggi al giorno e qualche abbandono dovuto al bombardamento di notifiche.

Com'era inevitabile, una manina si è resa parte diligente e ha avvertito i vertici del Goi. La replica si è concretizzata in una tavola d'accusa di 87 pagine datata 9 novembre 2018 contro Fava a firma del Grande Oratore Claudio Bonvecchio, che corre nella lista Bisi per essere eletto, dunque promosso, a Gran maestro aggiunto.

L'equivalente massonico di un capo d'imputazione firmato da un pubblico ministero non risparmia le censure al comportamento dell'inventore di Svoltaire. Fava sarebbe colpevole di avere messo a rischio la riservatezza dei fratelli su una chat che può finire in mano a chiunque, dall'esperto di hacking alla colf che viene colta da curiosità profana mentre spolvera il telefonino.

La giustizia massonica ha iniziato il suo corso secondo i gradi previsti dall'ordinamento. Prima è toccato al tribunale circoscrizionale (regionale) che ha condannato Fava. Il secondo grado, che porta alla sentenza definitiva, era previsto per metà febbraio. La corte centrale ha però aggiornato il verdetto al martedì seguente le elezioni, il 5 marzo. Forse per non turbare il voto? «È probabile», commenta Fava che conferma di avere replicato alla tavola d'accusa con una querela penale per sottrazione di corrispondenza, violenza privata e diffusione fraudolenta di conversazioni telefoniche. «Le accuse del Grande oratore sono lesive del diritto alla libera espressione sancito dalla Costituzione sulla quale i liberi muratori prestano giuramento prima che sulle Costituzioni di Anderson».

Fava ha inoltre assunto il patrocinio del fratello abruzzese Bomba, nella causa per danni che l'ex maestro di Lanciano ha intentato al Grande Oriente d'Italia.

A raccontarla così può sembrare la solita vicenda di grembiuli più o meno di periferia alle prese, come Bomba, con fratelli da mettere in sonno o con medaglioni e collane da conquistare per la parata della Gran loggia che si tiene ogni anno in primavera a Rimini. Lanciata dal predecessore di Bisi, l'avvocato romagnolo Gustavo Raffi, la Gran Loggia sarebbe diventata una parata trionfale per l'attuale Gran maestro, almeno secondo i suoi critici. Fra questi ci sarebbe lo stesso Raffi che pure, dopo quindici anni di gran maestranza giunti al limite del mandato, era stato il principale sponsor del senese alle elezioni del 2014.

La rissosità interna al Goi è replicata dai fratelli della Gran loggia d'Italia di palazzo Vitelleschi, che andrà al voto il prossimo dicembre. Sul Gran maestro in carica, Antonio Binni, pende al tribunale ordinario una richiesta di espulsione da parte di un gruppo di fratelli che Binni ha, a sua volta, espulso. «Se anche il tribunale ci darà ragione», dice Sergio Ciannella, che guida i fuoriusciti degli Alam, «non so se ho voglia di rientrare. «La spinta ideale delle grandi obbedienze si sta affievolendo e questo spiega il ritorno verso le logge di base, le cosiddette logge di San Giovanni più radicate sul territorio».

Resta difficile stabilire la linea fra chi aderisce in buona fede a un ideale e chi cerca vantaggi da un'associazione trasversale con una forte componente di segretezza iniziatica.

Lo dimostra una vicenda giudiziaria recente, quella del membro del Goi Giulio Occhionero e della sorella Francesca, accusati di avere spiato attraverso virus informatici cellulari e mail. Nel loro mirino c'erano politici, imprenditori ma anche trecento massoni. Fra i sorvegliati figurava lo stesso Antonio Fava che ha presentato querela contro Giulio Occhionero. Per il cyberspionaggio gli Occhionero sono stati condannati in primo grado a giugno del 2018 (cinque anni Giulio, quattro anni Francesca) senza ammettere colpe e senza rivelare gli eventuali committenti.

Sul fronte dell'Antimafia, la commissione insediatasi con la nuova legislatura non ha ancora fatto passi avanti salvo dedicare una delle sue sedici sottocommissioni allo studio delle infiltrazioni criminali fra le colonne iniziatiche di Jachin e Boaz.

Gli elenchi delle obbedienze massoniche interessate dal sequestro del marzo 2017 (oltre il Goi, la Gran Loggia degli Alam, la Gran loggia regolare d'Italia e la Serenissima Gran Loggia, per un totale di 17067 nominativi in Calabria e Sicilia) sono stati trasmessi alle procure, in particolare, di Trapani, Palermo, all'aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, e la procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, che avrebbe in vista un'operazione a breve.

Inchiesta
La massoneria torna a fare paura: sono tremila gli affiliati non identificabili
8/2/2018
Come aveva rivelato l'Espresso a febbraio del 2018, va ricordato che negli elenchi sequestrati dalla Finanza su ordine dell'Antimafia figuravano poco meno di tremila nomi non identificabili. Dopo l'espulsione di alcuni candidati dalle liste delle politiche del 4 marzo scorso e la proposta di legge sull'incompatibilità dei massoni nella funzione pubblica, il presidente dell'Antimafia Morra è determinato a riprendere il testimone dell'operazione Bindi ma, al momento, una parte del Movimento sembrerebbe essersi messa di traverso.

Il commento di Amerigo Minnicelli, anch'egli espulso dal Goi per avere chiesto chiarezza sul boom di affiliazioni in Calabria, merita di essere riportato: «Mi pare si possa dire che il M5S abbia molto in comune con la struttura della massoneria, anche al di là dell'amicizia fra Gianroberto Casaleggio e il Gran maestro Giuliano Di Bernardo. Sto preparando un breve saggio al riguardo».

LEGGI ANCHE

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

Il pugno di Francesco - Cosa c'è nel nuovo numero dell'Espresso