F-35, lascia o raddoppia? Il governo di Matteo Renzi aveva parlato di una pausa di riflessione sul programma. Invece spunta a sorpresa un nuovo accordo tra Lockheed e Finmeccanica per migliorare le capacità del supercaccia. E creare una ricaduta potenzialmente miliardaria per l'industria nazionale. È un patto tra aziende? Oppure, come riporta il sito statunitense Defensenews, un'iniziativa promossa dall'esecutivo?
Il protocollo tra il colosso bellico statunitense e quello italiano è stato firmato pochi giorni fa ed è trapelato durante un convegno dell'Istituto Affari Internazionali a Roma. Stando a Defensenews ad annunciarlo è stato il generale Pasquale Preziosa, comandante dell'Aeronautica. L'autorevole testata specializzata ha citato “una fonte interna alla trattativa” attribuendo la paternità dell'operazione all'esecutivo Renzi: «Il governo vuole lanciare uno studio e Finmeccanica e Lockheed hanno firmato un accordo per collaborare». L'obiettivo tecnico è quello di rendere i sistemi di bordo dell'F-35 in grado di dialogare con le reti integrate satellitari “netcentriche”, a partire dal costosissimo sistema Forza Nec delle forze armate italiane. E, stando alla rivista online, le spese di questo progetto saranno interamente a carico del nostro Paese.
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L'accordo però sembra avere spiazzato i vertici del ministero della Difesa, che negano sia nato per volontà del governo Renzi. La posizione dell'esecutivo non cambia ed è stata ribadita a “l'Espresso”: ogni scelta sul numero di aerei da acquistare è stata sospesa in attesa del Libro Bianco, che definirà le minacce per il nostro Paese e di conseguenza gli armamenti necessari per fronteggiarle. E non è stato lanciato nessuno studio per potenziare i supercaccia destinati all'Italia.
Il patto Lockheed-Finmeccanica sarebbe quindi una collaborazione privata tra i due big, con la prospettiva di aumentare la presenza di Selex - il ramo elettronico del colosso pubblico nazionale - nello sviluppo dell'F-35. Finora a Selex era stata affidata una parte minima. Ma se - come fanno trapelare fonti interpellate da “l'Espresso” - l'intesa non dovesse limitarsi ai velivoli destinati alla nostra aviazione ma allargarsi a tutti i jet prodotti su scala mondiale, si tratterebbe di un passo molto importante. Si stima che grazie a questo accordo il giro d'affari per Selex possa arrivare a tre miliardi di dollari. Una vera svolta nelle ricadute economiche e tecnologiche italiane nel programma F-35.
Negli scorsi mesi Finmeccanica si è sempre mostrata fredda nei confronti del supercaccia made in Usa, sostenendo invece il concorrente europeo Eurofighter in cui ha quote rilevanti sin dalla nascita. Anche nella conferenza dell'Istituto Affari Internazionali il numero uno di Alenia, Giuseppe Giordo, ha spiegato che è importante che l'Italia abbia aderito al programma F-35 «che rappresenta i prossimi venti anni dell'aviazione». Ma ha aggiunto: «Noi possiamo assicurarci una significativa presenza ingegneristica nel programma oppure rischiare di avere un ruolo limitato. Sarò soddisfatto quando avremo la stessa capacità ingegneristica degli altri progetti». In pratica, la partecipazione di Finmeccanica alla progettazione dell'F-35, il velivolo più avanzato in assoluto, è stata praticamente nulla, con il pericolo che non ci siano ricadute tecnologiche nel nostro Paese. Giordo ha citato l'esempio dell'Eurofighter e come le competenze conquistate con la nascita di quell'aereo da combattimento siano poi state usate per il Boeing 787 civile che garantisce lavoro nell'Italia meridionale.
Questo è uno degli aspetti chiave del dibattito sull'F-35. A fronte di un investimento italiano che sfiora i 15 miliardi di euro, i vantaggi tecnologici per l'industria nazionale restano limitati. Gli ingegneri di Finmeccanica sono stati sostanzialmente esclusi dalla progettazione e le commesse previste riguardano la costruzione di parti del velivolo, soprattutto le ali, disegnate dalla Lockheed. Un ritorno agli anni Sessanta, quando l'Italia si limitava a produrre aerei avanzati su licenza straniera, poi superati con la partecipazione ai consorzi europei che hanno fatto volare prima il cacciabombardiere Tornado e poi l'Eurofighter.
Il tema è stato sottolineato in campagna elettorale da Beppe Grillo, dopo una visita a sorpresa nell'impianto di Cameri (Novara) dove si assembleranno gli F-35 ordinati dall'Aeronautica. Grillo anche nell'intervista a “Porta a Porta” ha parlato di pochissimi operai coinvolti nella costruzione e con mansioni di secondo piano.
Tra le aziende meno coinvolte nel programma Lockheed c'è Selex, che ha stabilimenti in Italia e in Gran Bretagna, il partner più importante dopo gli Usa nel progetto del supercaccia. E ora il nuovo accordo potrebbe cambiare lo scenario, mettendo sul tavolo la prospettiva di un coinvolgimento più ricco e qualificato per le aziende italiane. Un argomento che potrebbe pesare sulle scelte future del governo Renzi. E che è emerso all'improvviso su una pubblicazione statunitense a soli tre giorni dal voto per l'Europee.